Fred Again ormai non ha più niente da dimostrare. La sua stella è esplosa così rapidamente negli ultimi anni, portandolo a esibirsi nei festival più importanti del mondo, che qualcuno potrebbe immaginarlo sul punto di prendersi una piccola vacanza dal circo mediatico. E invece no. Il producer britannico ha appena pubblicato Ten days, il suo nuovo disco, nel quale si allontana dalla dance orecchiabile per approdare ad atmosfere più introspettive. Funziona? Questo è oggetto di dibattito. Anche se Ten days è sicuramente più rilassato di alcuni dei lavori precedenti, conserva il tono caratteristico della produzione di Fred Again: le note vocali del suo telefono vengono sovrapposte ai beat, come in una specie di diario. Il disco, infatti, racconta la storia di dieci giorni importanti nella vita dell’autore. Ci sono varie collaborazioni, come quella con Obongjayar in Adore u, mentre Fear less (con la voce di Sampha) sembra un omaggio ai viaggi estivi in macchina con gli amici. Più avanti il cantautore non binario irlandese Soak salta fuori in Just stand there per elogiare l’essere “vivo”. Una canzone da suonare a fine serata, quando tutti si stanno addormentando sul divano, a differenza dell’eccellente Glow, realizzata con i collaboratori abituali Duskus, Skrillex e Four Tet, che stratifica armonie su armonie per creare qualcosa di speciale. Ten days è un ascolto piacevole, un ottimo sottofondo. Sarebbe stato perfetto a giugno, ma con l’avvicinarsi dell’autunno servirebbe qualcosa di più propulsivo. Queste non sono le canzoni giuste.
Vicky Jessop, The Evening Standard

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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati