Unione europea

Quali misure sta adottando la Germania e perché?

La ministra dell’interno tedesca Nancy Faeser (Partito socialdemocratico, Spd) ha annunciato l’introduzione dei controlli di frontiera su tutti i confini tedeschi per contrastare la criminalità, il terrorismo e l’immigrazione. Sul confine con l’Austria i controlli sono in vigore fin dal picco degli arrivi di profughi nel 2015. Dall’ottobre 2023 sono effettuati controlli anche al confine con Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera. Quest’estate, in Germania, la questione migratoria è diventata un argomento politico esplosivo dopo l’attentato a Solingen, in cui sono morte tre persone. In seguito alla vittoria del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd) in due land, è cresciuta la pressione sul governo del cancelliere Olaf Scholz. Il 22 settembre si terranno altre elezioni in Brandeburgo.

L’Unione cristianodemocratica (Cdu, all’opposizione) ha incalzato il governo esigendo un rapido intervento nella politica migratoria: non solo mancano le strutture, come l’assistenza all’infanzia e gli alloggi, ma la Germania è anche “culturalmente sovraccarica”, afferma uno dei suoi leader. Faeser sta lavorando a un “modello efficace” che consenta di rimpatriare i richiedenti asilo dopo un controllo al confine e soddisfi le normative europee.

La Germania può farlo?

Il paese fa parte dello spazio Schengen, dove in linea di principio ci sono controlli solo alle frontiere esterne dell’Unione europea. Uno stato, però, può istituire dei controlli temporanei. Per esempio in occasione di grandi eventi sportivi o manifestazioni politiche. Oppure per contrastare possibili minacce terroristiche. Questi controlli vanno comunicati alla Commissione europea, devono essere limitati nel tempo e le modalità di applicazione devono essere proporzionate. Si possono svolgere solo se altre misure, come lo spiegamento di forze di polizia, sono risultate insufficienti. Sta alla Commissione valutare tali circostanze. Questa misura tedesca potrebbe restare in vigore due anni, dopodiché saranno operativi i nuovi accordi sulla gestione collettiva dell’immigrazione, che prevedono anche il rapido respingimento di richiedenti che non hanno diritto di essere accolti. Secondo il regolamento di Dublino, un richiedente asilo presenta la sua domanda nel primo paese europeo di arrivo.

Perché sono state ampliate le possibilità di effettuare controlli?

Dopo i grandi flussi migratori del 2015 e 2016 e dopo la crisi del covid, per quest’anno il cosiddetto codice frontiere Schengen (che regola l’attraversamento dei confini esterni dell’Ue) prevede un’ampia gamma di situazioni che rendono possibili i controlli, dalla minaccia terroristica a quella del crimine organizzato alle gravi crisi sanitarie. Secondo la docente di sociologia del diritto Maartje van der Woude, che fa parte del comitato consultivo olandese sull’immigrazione, le formulazioni in questo codice sono vaghe. “Se troppi paesi ne fanno uso, sarà messa a repentaglio la libera circolazione delle persone”. Poiché le misure temporanee possono essere prolungate, ciò può portare “a controlli permanenti e ingiustificati”. Inoltre definisce “un’illusione” l’idea che in questo modo si possano fermare i terroristi, perché le persone radicalizzate si trovano in gran parte già in Europa.

Quali altri paesi lo fanno?

In questo momento altri otto stati hanno introdotto dei controlli lungo i loro confini, ma non su vasta scala come la Germania. Si tratta di Austria, Francia, Italia, Slovenia, Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia. Questi paesi hanno preso soprattutto misure temporanee a causa della pressione sul sistema di asilo o di minacce terroristiche. La Finlandia ha chiuso il confine con la Russia, che non fa parte dell’area Schengen.

La misura tedesca ha conseguenze economiche?

Si stima che cinquantamila camion entrino ed escano ogni giorno dalla Germania attraverso i confini di terra. Secondo un’organizzazione di categoria non potranno essere fermati tutti. “La Germania non ha abbastanza personale”, dice il consulente del governo olandese Elmer de Bruin. “I controlli saranno fatti a campione, ma come, dove e quando? Non è ancora chiaro. Comunque, il trasporto su strada diventerà molto meno affidabile”. Inoltre la misura tedesca rischia di causare perdite per centinaia di milioni di euro. Il commercio internazionale può precipitare nel caos. I trasportatori prevedono che i loro camion dovranno attendere ore al confine tedesco, dove già negli ultimi tempi erano aumentati i controlli ai confini, soprattutto nel tratto tra la Germania e l’Europa sudorientale, che non fa parte dell’area di libera circolazione. “In situazioni simili ci si rende conto di che benedizione siano gli accordi di Schengen”, dice de Bruin. ◆ oa

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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati