Il secondo film di Maura Delpero ha ampiamente meritato il Leone d’argento alla mostra del cinema di Venezia. È un dramma ricco di compassione e di dettagli sui segreti di una famiglia nella campagna italiana in tempo di guerra, alla maniera di Ermanno Olmi o dei fratelli Taviani. Recitato con naturalismo, pizzica le corde emotive del pubblico in modo comunque un po’ stravagante. Siamo nel remoto villaggio alpino di Vermiglio, nel 1944. La famiglia in questione è quella di Cesare (Tommaso Ragno), maestro del paese, il cui prestigio è pari a quello del prete, e della moglie (Roberta Rovelli), sempre incinta. I segreti invece sono quelli delle sue figlie, Ada (Rachele Potrich), solo in apparenza obbediente e benintenzionata, e Lucia (Martina Scrinzi), che s’innamora di un disertore siciliano nascosto nel granaio. Delpero suggerisce che le loro vite potrebbero continuare così: idilliache e in qualche modo felici, incorniciate da splendidi paesaggi. La fine della guerra segna l’inizio dei loro problemi. Vermiglio abita comodamente il suo stesso universo, ma è anche capace di allargare i suoi orizzonti per includere gli spettatori nei suoi segreti.
Peter Bradshaw, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati