Nel suo impressionante terzo romanzo, Blandine Rinkel, nata nel 1991 e cantante e danzatrice nel collettivo Cata­strophe, tratteggia il ritratto di un padre. Gérard incoraggia sua figlia Lou a diventare come lui, senza paura; la convince che “il dolore non è un ostacolo” e che la morte è solo “un dettaglio”. Gérard non ha educato Lou, l’ha indurita. Per la ragazza è stata una maledizione o un vantaggio? Lou farà attenzione a non deciderlo mai. Ma chi è Gérard? Un poliziotto allergico alla polizia che abita nella Vandea, un “divertente psicopatico” baffuto. L’uomo è pazzo ma, appunto, divertente. Il romanzo descrive questo dualismo e osserva la violenza da diversi punti di vista, senza farne un oggetto degno solo di condanna. È come se per ogni situazione descritta, l’autrice lanciasse in aria una moneta per vedere quale faccia esce. Testa: la brutalità, croce: la vitalità; testa: la rabbia, croce: il desiderio; testa: l’incoscienza, croce: il coraggio. Gérard può passare improvvismente da un eccesso al suo opposto e questa mutevolezza è una minaccia per tutta l’infanzia di Lou. Come lei stessa sottolinea all’inizio della storia “la tenerezza non ti protegge da niente”. E il fatto che lui la ami, si occupi di lei e sia il suo compagno di giochi preferito non significa necessariamente che la difenderà e la proteggerà. Cosa significa dunque essere la figlia di un uomo così e averlo così tanto amato? Pur raccontando cosa lui le ha lasciato, il libro descrive la dissoluzione del loro patto.
Raphaëlle Leyris, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati