Libro senza nome, che Shushan Avagyan ha scritto nel 2006 in dialetto armeno orientale, ci fa entrare in un mondo popolato da figure immaginarie e letterarie ma anche storiche e contemporanee. Questi personaggi parlano attraverso cartoline, poesie, lettere, brutte copie e racconti di sogni. Un personaggio spiega tutta questa frammentarietà come “la strana, familiare esperienza della diaspora”. È un romanzo sperimentale e ambizioso che ci obbliga a rivisitare un passato che abbiamo o rimosso o ripulito dei suoi aspetti più inaccettabili. Attraverso ventisei capitoli (e mezzo) si muove in maniera non lineare attraverso i racconti dei suoi quattro “autori”: le scrittrici armene dei primi del novecento Shushanik Kurghinian e Zabel Yessayan e due studiose di oggi. Avagyan non ridà solo vita a due voci storiche della letteratura armena ma libera i generi letterari da qualunque calcificazione: taglia, copia, incolla e trasforma testi letterari, poetici e accademici. Ogni parola di questo libro è un invito alla riflessione e all’interpretazione. Libro senza nome è una lettura impegnativa e stimolante che vale assolutamente lo sforzo.
Lisa Gulesserian, The Armenian Weekly

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati