◆ Lo sbiancamento delle barriere coralline ha raggiunto in tutto il mondo un’estensione record, afferma la National oceanic and atmospheric administration (Noaa), l’ente scientifico statunitense per gli oceani e l’atmosfera. Secondo la Noaa, il 77 per cento delle barriere è stato colpito da uno stress termico capace di provocare sbiancamento. Questo fenomeno si verifica quando le temperature troppo alte dell’acqua portano i coralli a espellere le alghe con cui vivono in simbiosi. Se lo sbiancamento si prolunga nel tempo, i coralli possono morire. La Noaa monitora attraverso i dati satellitari. Ad aprile l’ente ha dichiarato che era in corso un evento globale di sbiancamento, il quarto dal 1998. Sono state colpite regioni dell’oceano Atlantico, del Pacifico e dell’ Indiano. Nello stesso periodo gli oceani hanno raggiunto temperature altissime. L’ episodio di sbiancamento precedente, verificatosi tra il 2014 e il 2017, aveva coinvolto circa il 66 per cento delle barriere coralline. I ricercatori devono ancora analizzare l’evento attuale. “Anche se questo sbiancamento di massa è già il più vasto di sempre, con 74 paesi interessati”, scrive la Reuters, “la Noaa non lo ha ancora dichiarato il ‘peggiore’ mai registrato”. Per questo bisogna prima valutare la mortalità dei coralli con misurazioni dirette, un compito che richiederà mesi o anni. Le temperature molto alte degli oceani sono legate al cambiamento climatico, ma anche al fenomeno meteorologico ricorrente chiamato El Niño.

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati