La prima cosa che dovete sapere del nuovo romanzo di Jenny Erpenbeck è che si piange: è un romanzo catartico e le lacrime arrivano molto presto. Kairos parla della relazione tra una giovane donna e un uomo sposato molto più vecchio di lei, e fa piangere lacrime di ogni tipo: intelligenti e stupide, di gioia, di risate e di grande confusione. Siamo a Berlino est alla fine degli anni ottanta, quando il muro sta per crollare. Katharina ha 19 anni e studia scenografia, mentre Hans è uno scrittore cinquantenne affascinante e slanciato. Katharina non vuole piangere davanti a lui, quindi quando le viene il groppo alla gola pensando alla borsa di studio che la porterà lontano, per piangere aspetta che lui esca a fare delle commissioni: “Approffitta della sua assenza e ora piange. Piange mentre passa l’aspirapolvere, mentre pulisce la cucina, piange nel bagno mentre sfrega la doccia e il lavandino. Si ferma brevemente solo quando deve portare giù le bottiglie vuote e poi ricomincia appena rientra nell’appartamento”. Se Kairos fosse solo un libro piagnucoloso la recensione si fermerebbe qui, ma la tedesca Erpenbeck, nata nel 1967, è tra le più sofisticate e potenti scrittrici in circolazione. Attaccati a ogni sua frase, come fuggitivi che si avvinghiano al telaio di un furgone, ci sono riferimenti continui alla politica tedesca, alla storia e alla memoria condivisa. E non sorprende affatto che Jenny Erpenbeck sia così spesso indicata per il premio Nobel per la letteratura.
Dwight Garner, The New York Times
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati