Il 1 dicembre, poche settimane prima di lasciare la Casa Bianca, Joe Biden ha concesso la grazia al figlio Hunter (nella foto, il secondo da destra), 54 anni, che era in attesa di conoscere l’entità della pena dopo essere stato riconosciuto colpevole di possesso illegale di arma da fuoco e frode fiscale. “Hunter è stato preso di mira solo perché è mio figlio, e questo è sbagliato”, ha affermato in un comunicato il presidente, 82 anni. “Mio figlio è stato incriminato su precisa richiesta dei miei avversari politici al congresso, che volevano colpire me. Credo nel sistema giudiziario, ma credo anche che la cattiva politica abbia infettato le normali procedure legali, causando un errore giudiziario”. “Ora Joe Biden e Donald Trump, che entrerà in carica a gennaio, sono d’accordo su una cosa: il dipartimento della giustizia di Biden è stato politicizzato”, scrive Peter Baker in un’analisi sul New York Times. “Concedendo la grazia al figlio, il presidente in carica è sembrato per molti versi simile al suo successore: ha lamentato l’esistenza di procedimenti giudiziari selettivi e di pressioni politiche, mettendo in discussione l’equità di un sistema che aveva a lungo difeso”. Secondo il giornalista, corrispondente per il quotidiano alla Casa Bianca, “la grazia e la motivazione data da Biden sporcheranno le acque della politica, mentre Trump si prepara ad assumere la presidenza con l’intenzione di usare il dipartimento di giustizia e l’Fbi per punire i suoi avversari. Da tempo si dice vittima di un’azione penale selettiva e afferma che la giustizia è stata usata come arma contro di lui”. Il 30 novembre Trump ha detto che vuole Kash Patel a capo dell’Fbi. Patel è un avvocato a lui fedelissimo e molto critico con l’agenzia investigativa federale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati