Il nuovo album di Fka Twigs è una confessione intima, pronunciata come se le labbra della cantante britannica stessero sfiorando il microfono. Per tutto il disco l’artista, al secolo Tahliah Barnett, raggiunge le note più alte con voce dolce e sussurrata adagiandosi su un letto di ritmi house e sintetizzatori scintillanti. Ascoltare Eusexua è come avere accesso telepatico ai pensieri alla deriva di una ballerina in un club. Non sorprende il fatto che il concetto alla base di questo album sia nato frequentando la scena rave di Praga. Fka Twigs sostiene di aver scarabocchiato la parola “eusexua” (che unisce sessualità ed euforia) sul dorso della mano nel bagno di una discoteca della capitale ceca. Anche se a volte si rivolge a singoli individui, l’artista sembra invitare a una trance collettiva. Non è certamente mainstream, ma la musica di Fka Twigs potrebbe trovare dimora nelle piste da ballo dei locali più stravaganti. Con il suo ritmo e le onde di chitarra balearica, il brano Girl feels good riecheggia Ray of light di Madonna del 1998. Perfect stranger invece fluttua su un insistente ritmo in 4/4, mentre Fka Twigs evoca il fascino di un incontro anonimo. Sono curiosa di vedere se Eusexua avrà qualche passaggio radiofonico. È un disco strano, esplicito in modo crudo. A volte vaga alla ricerca di melodie. Ma sboccia con dettagli diversi ogni volta che lo ascolti. La complicazione fa parte della sua bellezza.
Helen Brown, Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1599 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati