Nella musica pop degli ultimi anni le star condiscono i testi con accenni alle loro relazioni personali. The Weeknd, per fortuna, ha continuato a coltivare una personalità misteriosa tormentata dagli eccessi a base di sesso e droga. Le sue canzoni vivono in un mondo di fantasia. Hurry up tomorrow, che apparentemente è l’ultimo album di The Weeknd, è anche il primo radicato nella vita reale. Abel Tesfaye ha parlato dei piani di uccidere il suo alter ego musicale dopo questo lavoro, e il ritiro è il tema di questi 22 brani inquieti. “Ho solo la mia eredità”, recita il brano di apertura Wake me up, un sentimento che ritorna nei successivi 84 minuti. Hurry up tomorrow suona benissimo. Il ritorno dello sperimentatore elettronico Oneohtrix Point Never segnala che The Weeknd è più interessato ad atmosfere cinematiche che alle hit, il che sorprende visto che è uno degli artisti più ascoltati in streaming al mondo. Hurry up tomorrow è coeso, ma faticoso. Canti funebri autoflagellanti come Reflections laughing e Take me back to LA sembrano andare con il pilota automatico. Dove sono i ritornelli? Se questa è davvero la fine di The Weeknd, non lascia un gran vuoto. Ma è una fine di carriera sensata per una superstar generazionale.
Alex Hudson, Exclaim
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati