Il 2 febbraio il presidente siriano ad interim Ahmed al Sharaa è andato in Arabia Saudita per la sua prima visita all’estero da quando ha preso il potere a dicembre. Secondo Asharq al Awsat il viaggio conferma l’orientamento della politica estera di Al Sharaa, che conta sulle monarchie del Golfo per finanziarie la ricostruzione e risollevare l’economia della Siria. Due giorni dopo il leader siriano è andato in Turchia, dove ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdoğan. I due hanno concordato un “patto strategico di difesa comune”, che prevede l’istituzione di basi aeree turche in Siria e l’addestramento da parte di Ankara del nuovo esercito siriano. La visita si è svolta mentre continuano gli scontri tra le milizie filoturche dell’Esercito nazionale siriano, sostenute dalla Turchia, e le Forze democratiche siriane (Fds), a maggioranza curda, sostenute dagli Stati Uniti. Il 3 febbraio quindici persone, tra cui quattordici donne, sono morte nell’esplosione di un’autobomba a Manbij. Due giorni prima altre nove persone erano morte in un altro attentato nella città del nord della Siria. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati