Questa favola newyorchese triste e divertente pesca a piene mani da Cyrano de Bergerac, dalla Bella e la bestia e dalle sceneggiature di Charlie Kaufman (soprattutto Il ladro di orchidee). Edward (Stan) soffre di neurofibromatosi facciale (ricostruita usando il trucco di lattice), odia se stesso e si trascina disperato per Manhattan, schivando insulti e condiscendenza. La sua nuova vicina Ingrid (Renate Reinsve) e la possibilità di una cura sperimentale cambiano le carte in tavola, stuzzicando Edward con una prospettiva di romanticismo e presunta normalità. Dal suo volto deturpato emergono lineamenti regolari e il palcoscenico sembra pronto per una bella storia di riscatto. A questo punto lo sceneggiatore e regista Aaron Schimberg diventa più subdolo. Entra in scena il carismatico, talentuoso e popolarissimo Oswald (l’attore e attivista britannico Adam Pearson, che soffre davvero di neurofibromatosi), rimettendo in discussione le nuove certezze di Edward, in particolare la sua nascente relazione con Ingrid. Lei è una drammaturga e, con un colpo di scena molto kaufmaniano, ha scritto un melodramma off-Broad-way sulla vita con Edward che, sul palcoscenico, sarà interpretato da Oswald. Le stravaganti circonvoluzioni continuano a ritmo serrato finché tutti gli specchi narrativi puntano alla crisi esistenziale di Edward. Originale e audace.
Kevin Maher, The Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati