
Dopo il devastante terremoto che ha colpito la Birmania centrale il 28 marzo, la giunta militare non solo non ha facilitato i soccorsi, ma li ha ostacolati, scrive Mizzima. Nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco e una settimana di lutto nazionale, il regime ha continuato a lanciare attacchi aerei contro le forze di resistenza con cui combatte dal 2021. L’esercito ha attaccato i convogli di aiuti, tra cui uno della Croce Rossa cinese, e ha bloccato alcune squadre di soccorso. Le truppe della giunta hanno impedito ai volontari locali l’accesso a Mandalay e Sagaing, le città più colpite, mentre i residenti hanno riferito di non aver ricevuto cibo, acqua o riparo. In queste condizioni, la giunta ha imposto il coprifuoco che ha bloccato i soccorsi notturni e ha usato il disastro come pretesto per arruolare con la forza i giovani che scavavano alla ricerca di sopravvissuti. Sembra che solo una minima porzione di aiuti abbia raggiunto finora le zone vicine all’epicentro, mentre la maggior parte è deviata verso le roccaforti della giunta, come la capitale Naypidaw. In generale, scrive Frontier Myanmar, le operazioni di soccorso sono lasciate ai volontari che in tanti anni di governo militare negligente si sono organizzati per rispondere ai disastri naturali. E per fortuna il regime è così disorganizzato da non riuscire a impedirgli del tutto di raggiungere le comunità bisognose. Intanto il capo della giunta, il generale Min Aung Hlaing, pochi giorni dopo il sisma non ha voluto rinunciare a una photo opportunity con la premier tailandese Paetongtarn Shinawatra e l’indiano Narendra Modi, partecipando al vertice Asean (Associazione delle nazioni del sudest asiatico) a Bangkok, continua Frontier. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati