Maksim si getta a terra senza pensare troppo a chi abbia dato l’ordine: le persone che hanno fatto irruzione alla serata techno del Tipografija, un locale nella città di Tula, sono armate. Sdraiato sul pavimento, vede solo anfibi militari. Chi li indossa cammina tra i corpi distesi a terra, accompagnato da cani da pastore. Dalle urla si capisce che stanno picchiando qualcuno. Maksim si appiattisce sul pavimento della pista da ballo, sperando di scamparla, ma a un certo punto viene afferrato per i capelli. “Mi hanno sollevato la testa, e allora li ho guardati: c’era un uomo con il passamontagna, una macchina fotografica e un mitra”, racconta Maksim.
Gli girano la testa con la forza, fino quasi a torcergli il collo, solo per facilitare il lavoro di chi sta filmando con il telefonino. Altre persone subiscono lo stesso trattamento: i collaboratori del cosiddetto “centro E” (il centro per la lotta all’estremismo, una specie di polizia politica creata nel 2008 dal Cremlino) le studiano attentamente, in cerca di qualsiasi dettaglio che confermi la loro “anormalità”. Alla luce delle torce elettriche montate sui mitra degli agenti della guardia nazionale russa, i volti cosparsi di brillantini di alcuni dei clienti del locale luccicano. Con le persone truccate gli agenti sono stati “particolarmente crudeli”, spiega un’ex dipendente del locale che il 18 febbraio 2024 era presente durante il blitz.

I testimoni ricordano che gli agenti delle forze di sicurezza, passando in rassegna gli uomini seminudi, simulavano un respiro eccitato e rabbioso: dicevano che avrebbero violentato qualcuno. A Maksim, che indossava dei vestiti di pelle e una pelliccia, hanno chiesto cose di ogni tipo, dal lavoro che faceva fino alle preferenze sessuali. “E a ogni risposta mi picchiavano: non gliene andava mai bene una”, ricorda lui. Poi hanno alzato la maglietta al barista, che era in terapia ormonale, e gli hanno detto di mettersi un reggiseno. Infine, stanchi degli interrogatori, hanno ordinato un cappuccino.
Sempre nella notte del 18 febbraio, ma nell’oblast di Leningrado, a ottocento chilometri da Tula, le forze di sicurezza hanno eseguito un’altra irruzione, stavolta in una festa privata. Sistemati gli ospiti in piedi contro il muro, gli agenti hanno acceso una telecamera e li hanno sottoposti a “un infinito interrogatorio a tema sessuale”, osserva una persona che era alla festa. “Ti piace leccare la fica? E come fate a scopare? Ma tu sei un ragazzo o una ragazza?”. A un uomo transgender hanno chiesto dove avesse perso il pene. Le persone sulla cui identità sessuale la polizia aveva dubbi sono state costrette a mostrare le cicatrici chirurgiche o i genitali.
Doppio gioco
Nel novembre 2023 in Russia una sentenza della corte suprema ha stabilito che la comunità lgbt è un “movimento estremista” e le sue attività sono state vietate. Da allora ci sono state decine di irruzioni delle forze di sicurezza in feste e locali gay. Per i funzionari federali e i canali tv la comunità queer russa è una rete di “gruppi paramilitari” pronti a una “guerra di genere” contro la Russia e impegnati nella “disumanizzazione” dei russi e nel “culto del diavolo”. Le forze di sicurezza considerano i raid contro i gay “misure per la soppressione di attività antistatali”.

Le incursioni alle feste private e nei locali notturni sono accompagnate da abusi di ogni genere, ma gli zelanti dipendenti del ministero dell’interno hanno soprattutto il compito di raccogliere i dati sensibili delle persone fermate.
Le irruzioni hanno riguardato 18 regioni del paese. Nel bar Elton di Krasnojarsk gli agenti hanno sequestrato le registrazioni delle telecamere di sorveglianza e hanno trovato “due o tre momenti in cui persone dello stesso sesso si abbracciano e si baciano”. Prima della chiusura definitiva, nel 2023, il più vecchio locale gay di San Pietroburgo, la Tsentralnaja stantsija (in attività dal 2005), era stato perquisito decine di volte. Un dipendente di un locale queer siberiano ci ha detto che una volta “gli agenti sono entrati e hanno copiato i registri delle prenotazioni”, ottenendo informazioni su centinaia di clienti.
In una festa privata negli Urali, dopo aver chiesto se tra i partecipanti c’erano gay o lesbiche, la polizia ha bloccato gli ingressi e le uscite in modo che nessuno dei 170 ospiti potesse andarsene senza farsi controllare i documenti. Ai clienti dell’Eden di Čeljabinsk sono state prese le impronte digitali e fatti tamponi orali. Al Full House di Petrozavodsk sono stati ritirati i telefoni a tutti i presenti. E infine, in una festa privata a Koltuši, nell’oblast di Leningrado, le forze di sicurezza hanno chiesto agli invitati di consegnare i documenti d’identità e tutti i dispositivi elettronici già sbloccati. Con il raid di Tula, le forze di sicurezza hanno ottenuto i dati di ottanta persone tra clienti e lavoratori del locale, racconta l’ex dipendente. “Ora sappiamo chi siete”, dicevano gli agenti ai clienti.
A volte sono gli stessi organizzatori delle feste a condividere i dati degli ospiti con gli agenti: lo fanno perché obbligati o perché così sperano di poter continuare a lavorare tranquilli. “Noi qui non abbiamo problemi perché collaboriamo con la polizia”, dice un organizzatore di feste per scambisti. Tra i suoi ospiti ci sono sempre due agenti in borghese, che hanno anche accesso alla chat su Telegram dove i partecipanti devono inviare foto, numero di telefono e risultati delle analisi. Nel 2023 quattro ospiti delle sue feste erotiche sono stati indagati. È stato lui stesso ad accettare di parlare con Meduza, a condizione di rimanere anonimo. Non trova nulla di sbagliato nel collaborare con la polizia.

Infiltrati nelle chat
Per raccogliere i dati delle persone lgbt che smettono di frequentare i luoghi d’incontro pubblici, le forze di sicurezza fanno ricorso a bugie e raggiri. Jaroslav Rasputin, del progetto Parni Pljus (Ragazzi più), ha raccontato a Meduza che gli agenti di Stavropol si sono infiltrati nelle chat di appuntamenti, dove hanno identificato una ventina di persone, che poi hanno interrogato. La cosa che più gli interessava era scoprire l’identità degli uomini che vivevano in coppia. Anche un’altra persona con cui abbiamo parlato è stata fermata così. È successo nella repubblica autonoma del Daghestan. Leggendo le sue chat su Hornet (un’app di incontri queer), gli agenti del centro E gli hanno proposto di continuare a usare l’app sotto la loro supervisione. “Le persone lgbt ti conoscono, si fidano di te”, gli hanno detto. “Tu puoi invitarle nel tuo appartamento, e ad aspettarle ci saranno i nostri collaboratori”.
Anche i deputati del partito del presidente Vladimir Putin, Russia unita, si vantano di organizzare trappole simili. Il 2 gennaio 2025, per esempio, Vitalij Milonov ha raccontato di un suo incontro con un uomo gay che – a suo dire – offriva prestazioni sessuali a pagamento. Mentre la polizia, chiamata da Milonov, andava a casa della vittima, il deputato era in attesa davanti alla porta in compagnia di quattro uomini.
Due settimane dopo, a Ekaterinburg, un altro deputato, Dmitrij Čukraev, è stato protagonista di un raid simile: l’arresto in un appartamento di una lavoratrice sessuale transgender uzbeca, poi espulsa dalla Russia. “Voglio dire a queste – come chiamarle? – persone: avete ancora tempo per lasciare la Russia di vostra spontanea volontà”, ha detto Čukraev dopo il blitz.
In seguito all’approvazione della legge del 2023, le feste queer si sono spostate in luoghi segreti, ma la polizia riesce comunque a sorvegliarle, grazie all’aiuto degli attivisti di estrema destra. Jaroslav Mantsevič, vicepresidente dell’Unione dei veterani di Sverdlovsk, ha raccontato a Meduza di aver organizzato un’operazione per infiltrare chat e locali queer a Ekaterinburg. “Un informatore fidato ci aiuta a organizzare le incursioni con la polizia”, racconta Mantsevič. “Abbiamo due agenti già infiltrati e altri sei in attesa. Creano profili sui social network e nickname su Telegram. Entrano in confidenza con queste persone, scoprono dove si svolgono gli incontri, e si fanno invitare. Se te le lavori bene, si fidano e garantiscono per te”.
Per raccogliere i dati delle persone lgbt le autorità fanno ricorso a bugie e raggiri
Anche Čukraev ha raccontato a Meduza di essere riuscito a entrare nell’underground lgbt. Avrebbe aiutato il ministero dell’interno a preparare il raid al locale gay Fame di Ekaterinburg.
“Il nostro compito è mettere definitivamente fine a questi incontri”, aggiunge Mantsevič. “Devono capire che sono controllati, che non ci pensino neppure a organizzare festini. Dobbiamo distruggerli alla radice”.
Tutte le informazioni
Nella primavera del 2024 il ministero dell’interno aveva già discusso il lancio di un sistema per la registrazione delle persone lgbt, in pratica elenchi di individui presumibilmente appartenenti al “movimento pubblico internazionale lgbt”. L’informazione ci è arrivata da due fonti vicine al ministro ed è stata confermata dal deputato Čukraev. Oltre alla banca dati delle persone lgbt, il ministero prevede di avviare un registro di lavoratori e lavoratrici del sesso, che “potrebbe diventare pubblico, in modo che tutti possano avere informazioni sul conto di un amico o di una fidanzata”, aggiunge una delle nostre fonti. “In questo modo potrebbero essere visibili anche le eventuali violazioni amministrative di queste persone, come le multe per ‘propaganda gay’”.
Il progetto non è ancora stato realizzato: per ora “non ci sono soldi né personale per creare e mantenere la banca dati”, continua la nostra fonte. “Il centro E di fatto non esiste più: nelle sue sedi regionali sono rimasti solo due dipendenti”. Altri interlocutori di Meduza vicini alle forze di sicurezza concordano sul fatto che, dopo l’invasione dell’Ucraina, le forze di polizia sono state letteralmente ridotte all’osso e non hanno più le risorse per questi servizi di schedatura.
Gli agenti si stanno quindi concentrando sulle persone già individuate dalle autorità. “Dopo che la comunità lgbt è stata dichiarata ‘movimento estremista’ è stato subito ordinato al centro E di tenere sotto controllo le persone omosessuali”, spiega la nostra fonte al ministero. Ma non c’era personale a sufficienza. “Abbiamo solo un funzionario ogni sei distretti federali”, ci dice una fonte. “Non c’è nessuno che vada porta a porta a dire: ‘Allora, froci, vi registrate o no?’”, conferma l’altro nostro interlocutore. Tuttavia, secondo alcuni attivisti per i diritti umani, gli agenti hanno già cominciato a far visita alle persone legate alla comunità lgbt e ai medici che le aiutano. Alla fine del 2023 la polizia ha convocato diversi attivisti lgbt della zona degli Urali occidentali per comunicargli che stava cercando di identificare tutte le persone nel mirino delle autorità.
Anche nelle oblast di Archangelsk e San Pietroburgo sono state convocate e interrogate delle persone transgender. L’attivista Jael Demedetskaja, che aiuta le persone della comunità a stabilirsi negli Stati Uniti, conosce almeno sette casi di perquisizioni nelle abitazioni di donne e uomini che avevano lasciato il paese. “Nel febbraio 2024 un uomo transgender di Vladivostok è venuto a chiederci aiuto. Proprio mentre stava attraversando il confine americano in compagnia della moglie, un agente russo si è presentato a casa sua a Vladivostok, chiedendo dove era e se aveva cambiato genere sui documenti”. In Russia la transizione di genere è vietata per legge dal luglio 2023.
Un altro attivista ha raccontato a Meduza di altri casi simili negli Urali all’inizio del 2024. Tutti gli ex pazienti del reparto psichiatrico dell’ospedale locale a cui era stata fatta la diagnosi di “transessualismo” sono stati convocati in commissariato. Gli agenti hanno chiesto informazioni anche sui medici che li avevano avuti in cura, spiegando che l’operazione era “su ordine di Mosca”.
Spesso anche i medici stessi ricevono le attenzioni delle forze di polizia, raccontano Jael Demedetskaja ed Evelina Čaika, fondatrice dell’ong Equal PostOst. “C’è chi ha ricevuto una chiamata dal commissariato, chi una visita dai servizi sociali ‘per vedere come sta la famiglia’ e chi è stato convocato come testimone in tribunale. Un medico che aveva fatto parte della commissione per la riassegnazione di genere ha appena deciso di lasciare il paese con tutta la famiglia”, dice Čaika.

Subito dopo la sentenza della corte suprema del 2023 anche gli agenti dell’Fsb ( i servizi russi per la sicurezza federale) hanno cominciato a indagare sulle persone “affiliate al movimento lgbt”, “estremiste” o “interessate a cambiare sesso”. Fermavano alla frontiera i russi che rientravano nel paese e li tempestavano di domande, hanno detto a Meduza almeno cinque fonti diverse. A volte gli interrogatori duravano ore. Per essere fermati bastava aver attirato in qualche modo l’attenzione degli agenti del centro E. “L’Fsb e il ministero dell’interno hanno stabilito una forma di cooperazione”, dice Maksim Oleničev, avvocato dell’ong Pervyj otdel (Primo dipartimento). “Se alla frontiera il nome di qualcuno fa scattare l’allarme, allora il sospetto va interrogato in base a un elenco di domande inviato dai colleghi per raccogliere tutte le informazioni operative”.
Le pressioni sui medici
È il 2019 e Jael Demedetskaja sta osservando sullo schermo del suo portatile delle cartelle cliniche che bruciano. Dall’altra parte della videochiamata c’è un suo ex collega di Mosca. Negli anni duemila Demedetskaja e il marito Andrej avevano creato una fondazione, e poi una clinica, per persone transgender. Nel 2017, quando la famiglia Demedetskaja è stata costretta a lasciare la Russia e a chiudere la struttura a causa delle pressioni della polizia, in archivio c’erano più di seimila cartelle cliniche. Dall’estero Demedetskaja non avrebbe potuto distruggerle senza l’aiuto di qualcuno, così si è rivolta a una persona con cui aveva lavorato e che era rimasta a Mosca. La persona in questione ha raccolto i documenti, li ha portati in un parco alla periferia della città e gli ha dato fuoco. E ha chiamato Demedetskaja.
Non è un caso se le cartelle cliniche erano stampate e non digitali. Nel momento del bisogno – spiega Demedetskaja – sarebbe stato molto più facile distruggerle, per nascondere alle autorità russe i dati delle persone che si erano rivolte alla clinica. “E la decisione si è rivelata giusta: subito dopo la sentenza del 2023 sul ‘movimento lgbt’ le forze di sicurezza si sono messe alla ricerca dei dati medici di tutte le persone transgender”, aggiunge Demedetskaja. Poi racconta che anche la clinica di un suo amico ginecologo, dove erano state eseguite operazioni per la transizione di genere, è stata vitima delle attenzioni del centro E. “Ma per fortuna hanno mandato un agente anziano, che non sapeva usare il pc: invece di copiare i dati, li cancellava”.
Altre fonti, tra cui alcuni attivisti per la difesa dei diritti umani, hanno raccontato episodi simili avvenuti in strutture mediche che avevano aiutato le persone transgender. Come racconta Igor Kočetkov, fondatore della rete lgbt russa, di solito tutto comincia “con la convocazione delle commissioni che rilasciavano i permessi per il cambiamento dell’indicazione di genere nei documenti”. Jan Dvorkin, il dirigente del Centro T (un’ong che aiuta le persone transgender), conosce almeno quattro strutture in cui sono stati fatti controlli simili. “ Nella regione di Mosca gli agenti si sono presentati dai medici facendo domande sui certificati 087/y, che fino al 16 agosto 2023 permettevano il cambiamento di sesso”, afferma Oleničev. Secondo l’avvocata Ekaterina Dikovskaja a Mosca di visite così se ne sono viste parecchie. Un attivista queer che vuole restare anonimo racconta invece che a Ekaterinburg la polizia ha messo sottosopra un ospedale, vietandogli di “offrire servizi alle persone transgender.”

Ovviamente il vero bersaglio degli agenti non erano i medici, ma i pazienti. Le nostre fonti non sanno se le cliniche si siano piegate alle richieste dei funzionari, rilasciando i dati personali dei pazienti.
Tuttavia, un elenco incompleto delle persone che hanno fatto la transizione di genere esiste già e si può trovare sul mercato illegale dei dati personali in Russia. La copia a disposizione di Meduza è probabilmente un estratto dei dati dell’anagrafe civile: era qui che le persone transgender, dopo aver passato il vaglio della commissione medica e aver ottenuto il certificato 087/y, potevano chiedere il cambio dell’indicazione di genere sul certificato di nascita e sul passaporto. I dipendenti erano obbligati a notificare tutte le modifiche al ministero dell’interno entro cinque giorni. Meduza non è riuscita a scoprire l’origine della lista, ma gli attivisti che l’hanno avuta sotto mano ritengono che potrebbe essere stata scaricata dalla polizia. “Per farlo, a loro basta entrare in una banca dati e premere un pulsante”, spiega Dvorkin.
Molto probabilmente è proprio grazie a queste fughe di dati che i datori di lavoro oggi possono trovare facilmente online le informazioni sulle persone transgender, informazioni che poi usano per rifiutarsi di assumerle, ha scritto il sito di giornalismo d’inchiesta Mediazona.
Anche gli agenti del centro E hanno liste di persone transgender, afferma Čaika, “come pure diversi soggetti vicini all’amministrazione presidenziale, alla duma e ai lobbisti che promuovono l’introduzione della terapia di conversione” (una pratica pseudoscientifica per orientare all’eterosessualità).

Una follia politica
Nel dicembre 2023, dopo la sentenza della corte suprema, i gestori del gay bar Picasso di Krasnojarsk hanno deciso che era il caso di far togliere i papillon arcobaleno ai barman. Li hanno gettati nella spazzatura avvolti in diversi strati di carta e sacchetti di plastica, in modo che non fossero rintracciabili in un’eventuale perquisizione.
Le drag queen, che prima salivano sul palco al suono delle fanfare, sono state costrette ad abbandonare gli shaper imbottiti per i glutei, le paillettes e le parrucche e a esibirsi su musiche tradizionali russe.
Ma moderare lo spettacolo delle drag queen non ha aiutato molto. Nel marzo 2024 i proprietari sono stati convocati dalla polizia. E subito dopo tutte le drag queen – Karina Angel, Leodana Russo, Selena Lux e Tata Lilas – sono state licenziate. Le parrucche e i costumi sono stati fatti sparire. Ai clienti di sesso maschile è stato vietato di tenersi per mano. All’inizio a chi si era truccato veniva semplicemente chiesto di struccarsi nel bagno del locale. Poi gli è stato negato l’ingresso, come a tutto il vecchio pubblico.
Nell’ex spogliatoio del locale sono stati appesi manifesti che invitano ad arruolarsi nell’“operazione militare speciale” (come il governo russo chiama la guerra in Ucraina), mentre all’ingresso ci sono volantini elettorali e un promemoria sul divieto di fare “propaganda gay”. All’interno sono apparsi ritratti di Putin. Uno dei proprietari del bar porta sempre il berretto con la lettera Z (simbolo dei sostenitori della guerra in Ucraina). “Una persona queer, che in questo paese è emarginata ed è definita estremista, che pubblica sui social cose tipo: ‘Ragazzi, ho votato per il nostro presidente! È il migliore’. Questa roba per me è un mistero”, commenta un ex cliente del bar.
In tutta la Russia i locali queer vietano agli ospiti manifestazioni di affetto in pubblico, annullano gli spettacoli delle drag queen e donano parte degli incassi alla “riabilitazione dei reduci dall’operazione militare speciale”. Sono evidentemente casi di lealtà forzata: dopo la messa al bando della comunità lgbt, i bar gay possono essere chiusi da un momento all’altro e i loro dipendenti accusati di far parte di “cellule estremiste internazionali”. È successo, per esempio, al bar Pose di Orenburg, i cui dipendenti ora sono incriminati in un processo penale.
2013 Approvata la legge contro la “propaganda gay”, che vieta la “promozione di relazioni sessuali non tradizionali” tra i minori.
2014 Divieto di adozione per le coppie dello stesso sesso.
2017 Varie organizzazioni della comunità lgbt sono dichiarate “agenti stranieri”.
2020 Modifica alla costituzione per definire il matrimonio esclusivamente come unione tra uomo e donna.
2022 Estensione della legge contro la propaganda gay per vietare ogni contenuto lgbt anche tra gli adulti.
Luglio 2023 Divieto totale della transizione di genere. Annullamento retroattivo dei matrimoni in cui uno dei coniugi ha cambiato sesso.
Novembre La corte suprema dichiara il “movimento internazionale lgbt” organizzazione estremista, rendendo illegale qualsiasi sua attività nel paese.
2024 Approvazione di una legge che proibisce l’adozione di bambini russi ai cittadini di paesi in cui è legale la transizione di genere. Meduza
Come fa notare l’avvocato Oleničev, le autorità hanno già raccolto una grande quantità di dati, ma per qualche motivo hanno avviato pochi procedimenti giudiziari. “Abbiamo l’impressione che stiano preparando una specie di processo di massa”, osserva Ekaterina Dikovskaja dell’ong Sfera. Se la “guerra tra lo stato e il sesso” – come la descrive uno degli attivisti con cui abbiamo parlato – dovesse portare davvero a detenzioni di massa, la cosa potrebbe coinvolgere anche persone delle classi dirigenti. In base a quanto ci hanno detto le nostre fonti, durante le incursioni per prima cosa la polizia cerca chi lavora nelle strutture di governo.
Un esempio: durante un ballo in maschera erotico che si è tenuto in una località degli Urali, la polizia ha chiesto subito a tutti di togliere la maschera. “Speravano di trovare deputati o altre persone importanti”, spiega l’organizzatore dell’evento. Durante il raid al Tipografija, gli agenti hanno chiesto ai dipendenti del locale se tra i clienti c’erano impiegati statali. In un’irruzione a una festa nella repubblica di Carelia, le forze di sicurezza si sono fatte consegnare dall’organizzatrice l’elenco degli ospiti, tra cui c’erano “personalità particolarmente in vista”, come dipendenti del ministero dell’interno, dell’agenzia delle entrate e del servizio penitenziario federale, ha scritto Mediazona.
Nell’aprile 2024 alla duma di Mosca è stato chiesto per due volte di verificare l’identità sessuale di deputati e funzionari per impedire agli “apologeti delle perversioni” di nascondersi tra i dipendenti dello stato (una dichiarazione sulla “purezza” dei deputati è arrivata dal presidente della camera Vjačeslav Volodin). Una delle fonti di Meduza è stata licenziata da una struttura parlamentare per aver esposto simboli del “movimento estremista lgbt”. “Hanno indetto una riunione urgente in videoconferenza per licenziarmi in tronco”, ricorda la fonte. “Conosco persone lgbt che ricoprono cariche di prestigio e che in molti casi seguono la linea del partito. Mi viene in mente un parallelo con i commissari del popolo degli anni trenta Genrich Jagoda e Nikolaj Ežov, che avevano relazioni omosessuali, ma parteciparono al grande terrore staliniano e alla criminalizzazione dell’omosessualità. Questa persecuzione è una follia politica, ma le persone queer che lavorano per lo stato ci sono abituate”.
Anche secondo un’altra nostra fonte, ci sono vari funzionari che rimangono in carica pur continuando ad avere relazioni omosessuali e a frequentare eventi queer molto riservati. “Spesso hanno la valigia pronta, ma non hanno un posto dove scappare: sono già sotto sanzioni e nessuno in Europa li accetterebbe”, dice la fonte. “A volte gli scrivo per chiedergli come possono sostenere tutto questo. Nessuno mi ha mai risposto”.
Finora sono poche le figure di primo piano colpite, ma all’interno delle strutture statali la repressione procede regolarmente, dice Čaika. “Per punire una persona oggi basta chiamarla ‘frocio’. Verrà subito allontanata, licenziata, le saranno portati via i bambini, sarà mandata al fronte, rinchiusa in un ospedale psichiatrico o in carcere. La nostra organizzazione è già stata contattata da figure della duma, del ministero della difesa, dei servizi segreti. E da persone che lavorano nella procura e nell’amministrazione presidenziale. Diventeranno sempre di più, perché i loro colleghi ormai usano abitualmente questi metodi per colpirli”. ◆ ab
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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati