Tre mesi dopo l’arrivo al governo di Giorgia Meloni, le relazioni già fragili tra Roma e Parigi devono fare i conti con nuove tensioni, dovute per la prima volta alla guerra in Ucraina. Il 9 febbraio la presidente del consiglio italiano, che ha sempre sostenuto Kiev, ha definito “inopportuno” l’incontro a Parigi tra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.

Secondo Meloni questa riunione, a cui l’Italia non è stata invitata, ha rimesso in discussione “l’unità europea”. Tra lo stupore dei diplomatici francesi, la leader del governo italiano ha fatto queste dichiarazioni al suo arrivo al Consiglio europeo di Bruxelles in presenza del presidente ucraino.

“Un incontro con la Francia e la Germania a poche ore dal Consiglio europeo con Zelenskyj, indebolisce il sostegno europeo all’Ucraina”, affermano nella squadra della presidenza del consiglio italiana. “A isolarsi non è l’Italia, ma la Francia e la Germania, che con questa scelta si allontanano dagli altri venticinque stati dell’Unione”. Secondo Roma, l’incontro del 9 contrasta con quello voluto nel giugno 2022 da Macron, che aveva invitato l’allora presidente del consiglio italiano Mario Draghi ad andare a Kiev insieme a Scholz.

La volontà di far procedere insieme l’Italia e la Francia sul conflitto in corso non è sopravvissuta alle elezioni, che lo scorso ottobre hanno portato al governo la coalizione guidata da Fratelli d’Italia (FdI), di cui Meloni è la leader.

“Penso che spetti al presidente Zelenskyj scegliere come organizzare l’incontro”, ha risposto il presidente francese. L’episodio restituisce l’immagine di un governo isolato, un ottimo spunto per l’opposizione in Italia. Al Consiglio europeo ci sono state comunque discussioni animate sulle questioni economiche e migratorie, sulle quali l’Italia è da mesi alla ricerca di sostegno.

Dopo il raffreddamento delle relazioni tra Italia e Francia a causa dell’atteggiamento aggressivo di Roma sulla questione dei migranti, la guerra in Ucraina aveva offerto ai due paesi un motivo di convergenza.

Il 27 gennaio il ministro della difesa francese Sébastien Lecornu aveva incontrato a Roma il collega italiano Guido Crosetto per annunciare la futura consegna a Kiev di un sistema antiaereo e antimissile Samp-T, costruito dal consorzio franco-italiano Eurosam. Una decisione di cui Macron si era rallegrato la sera dell’8 febbraio.

Questa posizione comune confermava la linea scelta da Mario Draghi sull’invasione russa dell’Ucraina. Del resto Giorgia Meloni, anche prima di vincere le elezioni il 25 settembre, aveva assicurato il sostegno a Kiev nonostante avesse degli alleati di governo vicini a Mosca, come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Una decisione difesa anche a costo di andare contro un’opinione pubblica tendenzialmente pacifista e che vorrebbe mettere fine alle ostilità.

In cerca di un riconoscimento

In risposta alle dichiarazioni di Meloni, i diplomatici francesi presenti a Bruxelles hanno motivato la scelta di non invitare la presidente del consiglio italiana all’incontro con il presidente Zelenskyj con l’esperienza già acquisita dalla coppia franco-tedesca sulla questione ucraina. La Francia giustifica la sua scelta facendo riferimento in particolare al tentativo di mediazione tra Mosca e Kiev sostenuto da Parigi e Berlino nel quadro degli accordi di Minsk. Accordi che erano stati decisi nel 2014 dopo l’annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia. “Probabilmente Meloni cerca un riconoscimento della comunità internazionale, ma non basta partecipare a un incontro per ottenerlo”, dice un diplomatico.

Il cosiddetto formato Normandia, un gruppo di rappresentanti di alcuni paesi (Germania, Russia, Ucraina e Francia) che nel 2014 si erano incontrati informalmente durante la celebrazione dello sbarco in Normandia per trovare delle soluzioni alla guerra nel Donbass, abbandonato con l’aggressione di Mosca, non aveva impedito di coinvolgere Draghi nelle iniziative lanciate da Macron. Ma l’ottimo rapporto tra il presidente francese e l’ex presidente della Banca centrale europea è stato sostituito da una relazione molto fragile, influenzata da questioni di politica interna. A Roma la coalizione di governo comprende la Lega, il partito contrario all’immigrazione, del vicepresidente del consiglio Salvini. La conseguenza è il grande risalto dato alla questione dei migranti, che ha creato la prima crisi diplomatica tra Parigi e il governo Meloni, quella dell’Ocean Viking, nel novembre 2022.

Dopo aver rifiutato alla nave dell’ong Sos Méditerranée l’attracco nei porti italiani, la presidente del consiglio si era detta soddisfatta dell’accoglienza data alla nave in Francia. Il problema è che questo annuncio non era stato coordinato con Parigi, nonostante un’intensa attività diplomatica sul destino dell’imbarcazione. Dichiarazioni che hanno fatto ancora più male dopo che Macron aveva cercato di stabilire un dialogo con Meloni, incontrandola nel corso di una visita in Vaticano lo scorso ottobre a Roma.

Così, dopo aver accettato di far sbarcare a Tolone i migranti dalla Ocean Viking, il governo francese aveva anche dovuto subire le accuse della destra francese di essere troppo indulgente su un tema sul quale vuole mostrare fermezza. Di fatto la tensione tra le due capitali sulla destinazione finale delle persone soccorse nel Mediterraneo era bastata a far saltare una relazione garantita anche dal trattato del Quirinale, siglato con grande solennità tra i due paesi nel 2021.

Un passato euroscettico

Un anno dopo la sua firma, il testo scritto sul modello del trattato dell’Eliseo, che dal 1963 è alla base della relazione franco-tedesca, non è bastato a stabilizzare il rapporto tra Francia e Italia, influenzato dalla personalità della presidente del consiglio. Nel corso di una conferenza stampa alla fine di dicembre del 2022, Meloni è arrivata a interrogarsi sulla sostanza di questo trattato.

Nonostante il suo percorso politico sia fondato in gran parte su convinzioni euroscettiche, se non eurofobiche, la presidente del consiglio aveva fatto dimenticare questo passato andando a Bruxelles nella sua prima visita ufficiale fuori dai confini nazionali, nel novembre 2022, e a Berlino a febbraio. Tuttavia la relazione con la Francia continua a essere caratterizzata, almeno in superficie, da divisioni sempre più evidenti a livello europeo. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati