In Italia la risposta delle forze dell’ordine alle manifestazioni in sostegno dei palestinesi di Gaza è al centro di un dibattito acceso, dopo che il 23 febbraio la polizia ha caricato i cortei degli studenti universitari e liceali a Pisa e a Firenze, causando vari feriti. Il giorno dopo il presidente della repubblica Sergio Mattarella, garante dei valori democratici della costituzione, ha fatto un richiamo – raro quanto inequivocabile – al governo di destra guidato da Giorgia Meloni, il cui partito Fratelli d’Italia ha preso le difese degli agenti. Una nota del Quirinale precisava che Mattarella aveva sentito al telefono il ministro dell’interno Matteo Piantedosi (vicino alla Lega) per ricordargli che “l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente le opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Sono passati più di vent’anni, ma in Italiaè vivo il ricordo delle proteste contro il G8 di Genova del 2001, quando la repressione della polizia causò un morto e decine di feriti tra i manifestanti.

I video girati il 23 febbraio nelle due città toscane mostrano agenti che usano ripetutamente i manganelli e sbattono a terra manifestanti molto giovani, alcuni con il volto insanguinato. In un paese dove l’uso della violenza non rientra abitualmente tra i metodi per mantenere l’ordine, le immagini hanno sconvolto l’opinione pubblica, provocando numerose reazioni, in un contesto di tensioni nelle piazze e sui mezzi d’informazione italiani alimentate dall’eco dei massacri a Gaza.

Il 13 febbraio a Napoli un piccolo gruppo di manifestanti filopalestinesi aveva subìto una carica di polizia. Il bilancio è stato di cinque feriti tra i manifestanti e altri cinque tra gli agenti. La protesta era stata organizzata davanti alla sede regionale della Rai, dopo che l’emittente pubblica aveva fatto leggere durante un programma d’intrattenimento un comunicato ufficiale in solidarietà con il popolo israeliano per il massacro del 7 ottobre. In quel modo la Rai aveva pensato di controbilanciare l’appello a fermare il genocidio a Gaza che un cantante aveva lanciato in diretta tv la sera prima.

L’opposizione aveva già protestato per i metodi adottati dalla polizia a Napoli, ma dopo il 23 febbraio le critiche sono aumentate. “Non possiamo più assistere a scene inaccettabili come quelle che abbiamo visto ieri, di manganellate sui minori, di minori trattenuti e immobilizzati a terra”, ha detto la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. “Ancora una volta manganellate contro chi protesta per il massacro in corso a Gaza. Non può essere questa la risposta dello stato al dissenso”, ha ribadito Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle. Più inaspettate sono state le critiche del sindaco di Pisa Michele Conti, della Lega. In sintonia con le posizioni delle autorità universitarie, Conti ha dichiarato che “mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle superiori”. Il 25 febbraio Piantedosi ha detto in un’intervista di condividere le parole di Mattarella e si è detto “contrariato” dalle immagini. Tuttavia ha affermato che nella maggior parte delle manifestazioni non avvengono incidenti.

Una mobilitazione in sostegno dei palestinesi e contro le violenze della polizia si è svolta la sera del 25 febbraio davanti al ministero dell’interno a Roma. ◆ as

Da sapere
Le incoerenze della polizia

◆ “Molti italiani notano la situazione paradossale in confronto ad altre manifestazioni”, scrive Ine Roox sul giornale olandese Nrc. “Mentre le proteste di studenti disarmati sono duramente represse, a gennaio a Roma centinaia di neofascisti hanno fatto indisturbati il saluto romano. E il governo è rimasto in silenzio. A Milano la polizia ha controllato i documenti di chi andava a commemorare il dissidente russo Aleksej Navalnyj. Sempre a Milano, uno spettatore del teatro alla Scala è stato identificato dalla polizia dopo aver gridato ‘Viva l’Italia antifascista!’”.


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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati