Perché all’improvviso gli israeliani sono tutti sorpresi? Il governo formato da Benjamin Netanyahu (leader del partito Likud, destra), Itamar Ben Gvir (Potere ebraico, estrema destra) e Bezalel Yoel Smotrich (Sionismo religioso, estrema destra ) è l’inevitabile conseguenza di decenni in cui molti israeliani che occupavano le posizioni chiave avrebbero potuto dimostrare decenza e responsabilità, ma hanno scelto di non farlo. Hanno diffuso e ampliato i concetti di una supremazia ebraica abusiva e sfruttatrice, anche quando rifiutarsi di collaborare con questa ideologia e respingerla per loro non avrebbe comportato alcun pericolo.
I negazionisti del cambiamento climatico – i magnati del petrolio, i Bolsonaro e i Trump del mondo, e le loro truppe negli istituti di ricerca e nei parlamenti – continuano a trattare il futuro del pianeta come un danno collaterale della loro ricchezza. Somiglia a quello che hanno fatto i cittadini ebrei di Israele, guidati proprio da quelle persone nelle “posizioni chiave”. Hanno sabotato la possibilità di un futuro vantaggioso per i due popoli che vivono tra il fiume Giordano e il mar Mediterraneo per beneficiare economicamente della segregazione etnica, dell’espropriazione calcolata, del commercio di armi e di strumenti di sorveglianza da fantascienza, di ville a buon mercato, di una carriera e di una pensione.
L’oppressione e la segregazione non possono mai portare tranquillità, sicurezza e benessere. Il popolo ebraico, e in particolare i suoi leader, dovrebbero saperlo bene
Non bisogna essere esperti di storia dell’Irlanda, dello Zimbabwe, della Germania, della Romania o della Polonia per rendersi conto che l’oppressione e la segregazione di un intero popolo non possono mai portare tranquillità, sicurezza e prosperità. Il popolo ebraico, e in particolare le sue élite, cioè le persone che godono di visibilità sociale, d’influenza politica ed economica, ha abbastanza competenze, anni di studio e ricordi familiari alle spalle per saperlo. Eppure fin troppi ebrei israeliani hanno partecipato, e partecipano, all’espropriazione delle terre dei palestinesi e ai tentativi di sottometterli.
Il moloch della sicurezza è uno spauracchio che ha smesso da tempo di servire da scusa per i furti e le espulsioni legalizzate. Le persone che hanno fornito la giustificazione ideologica di questa prolungata ingiustizia erano esperte di chiacchiere pagane e ultranazionaliste. Le promesse divine e i versetti della Torah che quelle persone citavano sono stati messi a disposizione di chiunque partecipasse agli abusi contro i palestinesi: israeliani laici, semilaici e religiosi. È ipocrita scandalizzarsi ora per il fatto che i leader del sionismo religioso facciano parte del governo.
La strada gli è stata spianata da chi, per decenni, ha dato forma allo spazio distopico dell’apartheid, che rinchiude i palestinesi in enclavi soffocanti. È stata spianata da ricercatori sull’antisemitismo che da trent’anni tacciono di fronte all’aumento dei pogrom messi in atto dagli ebrei; da grandi studiosi di diritto che hanno usato sofismi talmudici per aggirare le regole del diritto internazionale; dai giudici dei tribunali distrettuali e della corte suprema che hanno esaminato migliaia di ricorsi contro le ingiustizie subite dai palestinesi e le hanno legittimate con sentenze vigliacche; dai rettori delle università e dai presidi delle scuole che si sono lasciati spaventare dalle minacce dei gruppi di destra e hanno messo a tacere le voci dei dissidenti; dai giornalisti che alimentano la menzogna secondo cui Israele è la parte sotto attacco, la vittima.
Il desiderio di dominio incarnato dai coloni professionisti di Potere ebraico, Sionismo religioso e Noam (un altro partito religioso di estrema destra) cresce ogni volta che un poliziotto o un soldato non si preoccupa di fermare un rivoltoso con lo tzitzit (un simbolo religioso ebraico, appendice del mantello liturgico), che un avamposto di coloni osservanti e violenti si espande e prospera nonostante gli ordini di demolizione, e che funzionari governativi e alti ufficiali militari firmano un ordine di confisca per assicurarsi che la terra di Nazareth, Al Bireh, Yatta e Umm al Fahm possa essere conquistata dai coloni. Ed è logico che il loro suprematismo ebraico si rafforzi quando delle comunità ebraiche ben radicate e portatrici di memoria storica a Città del Capo, New York, Londra, Parigi e Francoforte considerano qualsiasi critica alla politica di oppressione di Israele una forma di “antisemitismo”.
Forse non è troppo tardi. Chi è rimasto sconvolto quando Netanyahu ha nominato responsabile dei programmi scolastici extracurriculari il leader di Noam Avi Maoz, noto per la sua ostilità alla comunità lgbt, capirà che c’è un’evidente continuità tra questa scelta e la demolizione dei villaggi di Masafer Yatta, nella regione di Hebron, e delle loro scuole, o la distribuzione iniqua dell’acqua o l’uso indiscriminato della detenzione amministrativa. La disobbedienza civile non deve limitarsi alla lotta per evitare la distruzione delle scuole palestinesi. ◆ dl
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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati