La pagina Facebook “HaBayit-ritorno alla Striscia di Gaza” è stata creata il 12 luglio del 2014. Il post del 12 ottobre 2023, sei giorni dopo l’attacco di Hamas in Israele, contiene un fotomontaggio che raffigura coloni ebrei felici per le strade di un insediamento, con la scritta: “Sento già i canti, le voci, Gaza cancellata, il nord annesso”.

Il 23 ottobre Meir Dena-Picar, il creatore della pagina, ha proposto una soluzione che “eliminerà il problema di Gaza: rioccupazione della Striscia, distruzione dei tunnel e dei campi profughi, espulsione della popolazione nel sud”. Dena-Picar deride chiunque consideri il suo piano delirante. E ha ragione! Come dimostrano gli ultimi cinquant’anni, le allucinazioni di ogni colono dovrebbero essere prese sul serio e potrebbero diventare un programma per il prossimo governo o per quello attuale. E quando l’allucinazione si basa su progetti espliciti di distruzione totale ed espulsione di massa, le guerre sono lo strumento più adatto per la sua realizzazione.

Per capire quanto queste idee siano tutt’altro che marginali basta guardare all’ex capo del Mossad Yossi Cohen, nominato “inviato per le missioni speciali” responsabile delle questioni relative al periodo postbellico. Yossi Verter ha scritto su Haaretz che una delle ipotesi considerate sarebbe di “trasferire nel Sinai gran parte della popolazione di Gaza con il consenso dell’Egitto”. La stessa fonte è certa che “Israele non permetterà a chi è scappato al sud di tornare nel nord”.

È questo che l’esercito israeliano sta facendo oggi. Con pesanti bombardamenti spinge a sud la popolazione della metà settentrionale della Striscia, distruggendo tutto ciò che può. Alla fine della guerra potrebbe esserci un compromesso tra gli israeliani che chiedono l’espulsione totale e insediamenti in tutta la Striscia, chi si accontenta di insediamenti nell’80 per cento del territorio e chi sostiene l’espulsione parziale. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati