Il Pakistan sta subendo le alluvioni più grandi e devastanti della sua storia. Il 25 agosto il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale, e il segretario generale dell’Onu António Guterres ha definito la catastrofe “un segnale per il resto del mondo” perché si faccia di più per la crisi climatica, avvertendo: “Oggi è toccato al Pakistan, domani potrebbe toccare a voi”. In generale si tratta di posizioni più che giustificate.
Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), le precipitazioni estreme sono sempre più frequenti e intense in molte parti del mondo a causa delle emissioni di gas serra prodotte dagli esseri umani. E questi effetti aumenteranno al crescere delle emissioni. Tuttavia, nel caso di singoli eventi con conseguenze così pesanti, è importante indagare in modo più dettagliato che influenza abbia avuto il cambiamento climatico. Se la dichiarazione dell’Ipcc regge a livello globale, nel suo rapporto più recente si legge invece che c’è “poca certezza” sulle effettive responsabilità del cambiamento climatico nelle piogge sempre più abbondanti in Asia meridionale. La tentazione di chiedersi se un evento estremo sia “provocato dal” cambiamento climatico è forte, ma spesso è una domanda sbagliata, se non altro se ci si aspetta un sì o un no. Gli scienziati si chiedono se e quanto il clima abbia influito sulla probabilità e l’intensità dell’evento. Si chiama “attribuzione dell’evento estremo”.
In questo caso, l’alluvione è stata causata da una stagione monsonica estrema. Il Pakistan si trova nella parte più a ovest della regione monsonica dell’Asia meridionale, con un clima arido e desertico. Solo a volte è interessato da una propaggine di monsone, e in genere riceve una quantità di piogge molto inferiore rispetto alle zone dell’India che si trovano alle stesse latitudini. Ma da metà giugno a fine agosto nel paese ci sono state forti piogge, e ampie regioni ne hanno ricevuta una quantità senza precedenti, pari al 500-700 per cento di quella che di solito cade in agosto.
Il dipartimento meteorologico pachistano ha dato la colpa al cambiamento climatico, per varie ragioni. Nel 2021 l’Ipcc riferiva di un aumento significativo di piogge pesanti registrato in Asia meridionale negli ultimi decenni. Ci sono prove del fatto che sia dovuto alla crisi climatica. C’è però scarso accordo tra le ricerche e si sa che altri fattori, come i sistemi d’irrigazione, possono influenzare i monsoni. Senza ulteriori indagini non si possono attribuire le responsabilità. Ma eventi simili degli ultimi anni possono offrire alcuni indizi per capire cosa sta succedendo oggi. L’ultima volta che il Pakistan ha subìto un’alluvione simile era il 2010. Due diversi studi hanno esaminato quell’evento, ma nessuno dei due ha dimostrato di aver usato modelli adeguati. Quindi, anche se uno rilevava un aumento provocato dalla crisi climatica, non lo si può dare per certo.
Indizi sul ruolo del clima possono derivare anche da altri aspetti che hanno contribuito a questo disastro. In primo luogo, le precipitazioni estreme. Un’atmosfera più calda trattiene più umidità. L’atmosfera trattiene il 6-7 per cento circa di umidità in più per ogni grado di surriscaldamento, e questo spesso determina una quantità maggiore di pioggia durante gli eventi più estremi (dal 1900 l’Asia meridionale si è scaldata di circa 0,7 gradi centigradi). Se questo evento fosse avvenuto in un mondo con concentrazioni di CO2 pari a quelle dell’era preindustriale, le piogge sarebbero state probabilmente meno intense. In secondo luogo, il monsone stesso è un fenomeno molto complesso e variabile. Si forma in Asia meridionale in estate, quando l’aria sulla terra si scalda più rapidamente di quella sul mare, creando un flusso d’aria verso la terra. I venti trasportano enormi volumi di umidità che precipitano sotto forma di diluvi incontrando territori più elevati, soprattutto l’Himalaya. In Pakistan le piogge monsoniche insolite hanno un certo grado di prevedibilità. Si verificano quando coincidono diversi fenomeni, tra cui La Niña (un raffreddamento della temperatura delle acque superficiali del Pacifico centrale e orientale) e grandi meandri nella corrente a getto di alta quota, come è successo nel 2010 e quest’anno. Stanno emergendo prove del fatto che questa confluenza di fattori possa verificarsi con più regolarità insieme al cambiamento del clima. Se continuerà così, le alluvioni in Pakistan e altri eventi estremi nell’emisfero settentrionale saranno più frequenti.
Quest’anno il Pakistan ha anche vissuto lunghe e violente ondate di caldo a maggio e giugno, amplificate dal cambiamento climatico. Il caldo ha fatto aumentare le “minime termiche” monsoniche, un sistema di bassa pressione creato dall’aria calda che sale rapidamente, facendo crescere molto il flusso di aria umida nel sud. In terzo luogo, nelle regioni montuose il Pakistan ha più di settemila ghiacciai. Via via che si sciolgono, contribuiscono alle inondazioni. Questo scioglimento è determinato in larga misura dal cambiamento climatico ed è evidente in modo particolare quest’anno.
Servono più fondi
Il Pakistan è sulla linea del fronte. Osservando le alluvioni in corso, è evidente che il clima le ha come minimo amplificate. Nel peggiore dei casi, ha determinato una serie di circostanze che hanno colpito milioni di persone. Le proiezioni dicono che nel caso di altri cambiamenti del clima, il paese rischia fenomeni estremi più numerosi. Il Pakistan deve prepararsi, ed è necessario finanziare di più il fondo internazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici per pareggiare l’enorme peso dei paesi ricchi nel nuovo clima. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati