La township di Noord­gesig è al confine settentrionale di Soweto, a Johannesburg. È conosciuta anche con il nome di Bulte, “colline”, perché è circondata da surreali montagne di detriti prodotti da vecchie miniere, visibili praticamente da ogni punto del centro abitato.

Eppure le strade sono piene di colori. Durante il nostro giro ci accorgiamo subito che l’arte pubblica qui fa da collante: i murales, le insegne dei negozi e interi palazzi sono dipinti.

Siamo un piccolo gruppo di turisti, quasi tutti stranieri o espatriati. Veniamo accolti nella casa di Fabian e Lavinia Otto, che ci offrono ginger beer, koesister in stile malay e pane appena sfornato.

Fabian e Lavinia sono attivisti, artisti, insegnanti, imprenditori e guide turistiche. Hanno cominciato a organizzare il loro tour circa cinque anni fa. “Abbiamo pensato di usare l’arte e il turismo per aiutare Noord­gesig”, spiega Fabian. “La nostra è una comunità molto unita, con una storia ricchissima. Abbiamo deciso di affidarci ai murales per raccontarla, stimolare l’immaginazione della gente e coinvolgere creativamente gli abitanti, soprattutto i bambini”.

Lavinia è un’apprezzata street artist e crea insegne. Molti dei murales a Noord­gesig e nelle sue vicinanze sono stati fatti in collaborazione con #ArtMyJozi, una campagna che porta avanti progetti in spazi di tutta la città (Jozi è il soprannome di Johannesburg).

L’inizio della nostra visita è d’impatto, letteralmente. Dalla casa degli Otto attraversiamo la strada e osserviamo la targa blu affissa davanti all’abitazione del leggendario pugile sudafricano Jake Tuli (1929-1998), che era uno degli eroi di Nelson Mandela.

Il programma delle targhe blu della Johannesburg heritage foundation identifica luoghi d’importanza storica a Jozi, spiega Fabian. Sono un motivo d’orgoglio.

Due donne importanti

Tuli fu il primo pugile sudafricano a conquistare, tra i molti titoli, quello di campione dell’impero britannico. “È stato il tizio più duro che io abbia mai affrontato su un ring”, dichiarava nel 1991 Peter Keenan, pugile scozzese che combatté contro il sudafricano negli anni cinquanta. Saliamo a bordo di una serie di tuk-tuk variopinti – una novità recente – ed esploriamo brevemente la zona. Noord­gesig è stata costruita negli anni trenta, e negli anni cinquanta molte persone furono trasferite qui con la forza da luoghi come Sophia­town e Vrededorp.

Un palazzo dedicato a Ma Glover. Noord­gesig, Sudafrica, aprile 2024  (Bridget Hilton-Barber)

È un torrido sabato mattina e la gente fa la spesa, compra cibo di strada, si rilassa, stende i panni e naturalmente si dedica al rituale del lavaggio dell’auto con la musica a tutto volume.

Il nostro autista ascolta canzoni dal ritmo frenetico. Intorno a noi, sono amichevoli e curiosi. Molti si concentrano sul fotografo greco-britannico del nostro gruppo, che con i suoi enormi obiettivi e un flash gigantesco scatta centinaia di foto e chiacchiera con chiunque.

Scendiamo a Tiny Tots Crèche per apprezzare gli affascinanti murales dipinti da Lavinia. Poi riprendiamo la marcia fino a Smith street, una delle aree più trafficate della township, dove cominciamo la nostra passeggiata a piedi.

Incontriamo Naz, che gestisce un chiosco e vende teste, zampe e intestini di pollo oltre a patatine e snack. Dietro il chiosco, Fabian ci indica i murales che ritraggono gli eroi locali: imprenditori, un profeta musulmano e un prete cattolico.

Camminiamo lungo Smith street oltre la storica chiesa protestante Ebenezer, costruita nel 1942, per poi passare alle due opere che celebrano due icone di Noord­gesig, Ma Vee and Ma Glover. Queste donne sono ricordate in molti murales per il loro impegno a favore della popolazione locale.

Una targa blu indica la casa dove ha vissuto Ma Vee, al secolo Vesta Smith. La sua famiglia fu costretta a trasferirsi qui quando lei aveva diciotto anni. Poi Smith diventò un’esponente di primo piano della lotta contro l’apart­heid. Nonostante alcuni periodi in galera nel Women’s fort e le persecuzioni da parte del regime, il suo spirito restò intatto.

Più avanti troviamo un edificio dipinto con colori accesi, che illustra la vita di Ma Betty Glover. Nel 1962 Glover aprì la sua casa per avviare uno dei primi programmi di distribuzione a Soweto, che oggi continua a sfamare circa trecento persone al giorno. Abile coltivatrice, Glover usava i prodotti degli orti locali. Nei murales è ritratta con il suo cappello da giardinaggio e una vanga.

Indimenticati

Un amichevole signore con un ombrello si ferma per scattare un selfie con l’italiano del nostro gruppo. Un bambino curioso ci gira intorno in bicicletta, sullo sfondo dei resti delle miniere. Ci fermiamo davanti alla porta della cucina di Veronica, che produce e vende i choepas, una specialità di Noord­gesig. Sono sostanzialmente bevande dolci gelate: un sollievo, in una giornata così calda. Veronica ci spiega di avere una ricetta speciale. Lei e la sua famiglia si mantengono vendendo choepas.

Proseguiamo lungo il Corridor link, una strada conosciuta anche come “cammino verso il successo”. Una serie di scene dipinte con maestria illustra parte della storia di Noord­gesig: i tempi in cui era soltanto un’area semirurale attraversata da un fiume pulito, i concorsi di bellezza e le partite di cricket e hockey, le grandi alluvioni del 1978 nell’area conosciuta come la Rock’n’roll valley perché lì passava una ferrovia e le case tremavano al passaggio dei treni. Una cantante di nome Jody viene a salutarci mentre camminiamo, esibendosi in alcune canzoni allegre.

“Indimenticati”, si legge sul murales del centro comunitario. La struttura ha una nuova biblioteca e dall’altro lato della strada possiamo sentire i bambini che sguazzano nella piscina pubblica. Secondo Fabian i dipinti hanno regalato ai residenti un senso di orgoglio e la consapevolezza della loro storia. Lui e Lavinia sperano di allestire una sala dedicata alla storia locale all’interno della biblioteca.

Mentre camminiamo e chiacchieriamo, Fabian ci spiega che nel loro lavoro ci sono sette pilastri: la street art, le lezioni d’arte, la performance art, la danza, la poesia, il canto e il giardinaggio militante. Gli attivisti hanno piantato girasoli accanto alla discarica locale, che si trova all’ingresso di Noord­gesig. Sono riusciti a pagare alcuni lavoratori part-time per ripulire l’area. “Vogliamo che le persone che entrano a Soweto non vedano spazzatura, ma splendidi girasoli”, sottolinea Lavinia. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1579 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati