Farmington, una comunità di circa duecento case nel nord della West Virginia, si trova su un’ansa del Buffalo creek, un torrente poco profondo, ed è particolarmente esposta alle alluvioni. È anche il posto in cui è nato Joe Manchin, il senatore democratico che in queste settimane sta bloccando l’approvazione del piano dell’amministrazione Biden contro il cambiamento climatico.
Negli ultimi tempi la situazione a Farmington è peggiorata. Le forti piogge fanno ingrossare il Buffalo creek, inondando le case lungo la riva. Lo stesso succede con i torrenti che scendono dalle colline intorno a questo vecchio centro minerario: i seminterrati si allagano e i terreni si riempiono d’acqua. L’acqua finisce nelle condutture obsolete e il sistema fognario va in tilt.
A causa del cambiamento climatico l’aria si riscalda e trattiene una maggiore quantità di umidità, e questo fenomeno provoca piogge più frequenti e intense. Secondo i dati pubblicati all’inizio di ottobre, la West Virginia è lo stato continentale più esposto ai danni causati dalle alluvioni. Dal suo portico affacciato sul torrente, Jim Hall parla dell’alluvione del 2017, quando lui e la moglie rimasero bloccati in casa e i soccorritori dovettero usare una fune per metterli in salvo. Hall, che ha sposato la cugina di Manchin, ricorda di aver aiutato i vicini, la sorella e il cognato del senatore a ripulire il seminterrato danneggiato dalle piogge. Ogni volta che arriva puzza di fogna dal fiume chiama immediatamente le autorità locali. “Negli ultimi anni in West Virginia è piovuto tantissimo”, spiega. “Abbiamo pensato seriamente di trasferirci”.
Manchin è contrario alla misura più importante del progetto dei democratici, quella che spingerebbe i fornitori di corrente elettrica ad abbandonare i combustibili fossili privilegiando l’energia solare, eolica o nucleare. Il suo voto è decisivo per far passare la legge al senato, quindi Biden sta cercando in tutti i modi un’alternativa per convincerlo. Da quando è al senato Manchin si è opposto a qualsiasi piano per ridurre l’uso dei combustibili fossili, sostenendo di voler difendere il suo stato, uno dei maggiori produttori di carbone e gas degli Stati Uniti. Anche il suo patrimonio è legato al carbone: nel 2020 la sua società di intermediazione per la vendita di carbone gli ha fatto guadagnare mezzo milione di dollari.
Ma quando si parla di cambiamenti climatici anche l’immobilità ha un costo economico. I nuovi dati indicano che gli elettori di Manchin saranno tra i più colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale. La West Virginia è fatta in gran parte di montagne e i suoi abitanti, a differenza di quelli di altri stati esposti alle alluvioni, non possono allontanarsi più di tanto dai corsi d’acqua.
Poco credibili
La misura a cui si oppone Manchin potrebbe essere l’ultima possibilità per il congresso di ridurre le emissioni prima che gli effetti della crisi climatica diventino catastrofici. Premierebbe i fornitori che accettano di passare a fonti rinnovabili e penalizzerebbe quelli che non lo fanno. L’obiettivo è raddoppiare la quantità di energia prodotta da eolico, solare e nucleare entro il 2030, passando dal 40 all’80 per cento.
Il portavoce di Manchin ha spiegato che il senatore “ha riconosciuto da tempo l’impatto del cambiamento climatico in West Virginia, ed è per questo che ha lavorato duramente per far passare una legge che permetta agli Stati Uniti di conservare il ruolo di guida nel campo dell’innovazione energetica e dell’approvvigionamento”. Altri sostengono che Manchin, ostacolando i tentativi di ridurre il consumo di gas e carbone, stia danneggiando il suo stato. “Il fatto che gli Stati Uniti non abbiano una strategia credibile sul clima rende sostanzialmente impossibile una discussione a livello mondiale per cambiare le cose”, dice Evan Hansen, eletto al parlamento dello stato. “Questo significa che gli abitanti della West Virginia continueranno a subire conseguenze sempre peggiori dovute al riscaldamento globale”.
◆ Sono settimane decisive per il presidente statunitense Joe Biden, che sta cercando di mettere d’accordo le diverse fazioni del Partito democratico per far approvare alcuni provvedimenti importanti al congresso. La questione più delicata riguarda il piano di spesa da circa duemila miliardi di dollari, che contiene misure per ridurre le emissioni di anidride carbonica. “Al momento i democratici controllano sia la camera sia il senato, e questa potrebbe essere un’occasione irripetibile per intervenire contro il riscaldamento globale”, scrive il Washington Post. Ma prima Biden deve convincere i parlamentari più moderati, in particolare Joe Manchin, senatore della West virginia, uno stato ancora molto legato alla produzione di carbone. Manchin si è opposto alla misura più rilevante della legge, quella che dovrebbe incentivare i fornitori di energia a puntare sulle fonti rinnovabili, e in seguito si è opposto alla proposta di tassare le emissioni di anidride carbonica. I democratici stanno cercando un’alternativa che possa andare bene anche a Manchin.
I nuovi dati sulle alluvioni sono stati pubblicati dalla First street, un’organizzazione senza scopo di lucro che valuta il rischio di allagamenti con tecniche più raffinate rispetto a quelle delle agenzie governative. Oltre a misurare il pericolo legato ai fiumi, First street considera anche i torrenti e i piccoli corsi d’acqua, che provocano gran parte delle inondazioni in posti come Farmington ma sono solitamente ignorati dalle mappe ufficiali del governo.
First street ha calcolato per tutti i tipi di infrastrutture quante potrebbero diventare inutilizzabili a causa di una delle cosiddette “alluvioni centenarie”, quei fenomeni che hanno statisticamente l’1 per cento di possibilità di verificarsi in un dato anno. La West Virginia è in cima in molte categorie. Il 61 per cento delle centrali energetiche dello stato è a rischio, la percentuale più alta a livello nazionale e più che doppia rispetto alla media. Inoltre lo stato guida le classifiche di rischio delle strade (46 per cento), delle caserme dei pompieri (57 per cento), delle stazioni di polizia (50 per cento) e delle scuole (38 per cento).
“Molte case, strade e infrastrutture sono costruite lungo i fiumi, cioè in aree dove gli allagamenti sono intensi”, spiega Michael Lopes, portavoce di First street. Le attività minerarie hanno peggiorato la situazione. L’estrazione del carbone prevede la rimozione del suolo e della vegetazione, che servono ad assorbire le piogge prima che raggiungano i corsi d’acqua. Quindi i fiumi e i torrenti si riempiono di pietre e detriti, e fanno più fatica a contenere grandi volumi d’acqua.
La situazione è particolarmente grave nei luoghi dove Manchin ha costruito la sua carriera politica. A nordest di Farmington c’è Morgantown, dove le case si affacciano su strade strette che percorrono le colline. È lì che Manchin si è laureato ed è lì che è stato eletto al parlamento dello stato prima di arrivare al congresso statunitense. A giugno su Morgantown sono caduti più di 5 centimetri di pioggia in un’ora. Le precipitazioni hanno trasformato la strada principale della città, Patterson drive, in un fiume in piena che ha inondato i seminterrati degli appartamenti. A luglio è successo di nuovo. “Non avevamo mai visto niente di simile”, ricorda Davis. Mary Anne Marner, che vive in un bungalow nei pressi di un torrente poco più a nord, racconta: “L’acqua è risalita nella vasca, è straripata nel bagno e ha raggiunto il salotto”.
Amato carbone
Trenta chilometri a sudest c’è Tunnelton, dove Dave Biggins gestisce un alimentari in un edificio costruito sopra un torrente sotterraneo. Fino a poco tempo fa era raro che il torrente s’ingrossasse al punto da danneggiare le fondamenta. Ma nel 2019 il magazzino sotto il suo negozio si è allagato tre volte. A settembre del 2021 il negozio si è riempito d’acqua, provocando danni per 80mila dollari. Più a est, a Terra Alta, a settembre le piogge torrenziali hanno inondato il municipio e allagato diversi seminterrati. “Il problema è il nostro sistema fognario. Non abbiamo i fondi per ristrutturarlo”, dice il sindaco James Tasker.
Secondo Jamie Shinn, professore di geografia alla West Virginia university, i politici dello stato (compreso Manchin) dovrebbero smettere di pensare che lì non si possa fare a meno del carbone. “Non credo che Manchin stia proteggendo l’economia dello stato. La West Virginia ha un enorme potenziale, che va oltre i combustibili fossili”. Eppure, nonostante i disastri a ripetizione, per molti abitanti del posto è difficile accettare un futuro senza carbone. “Sono un grande sostenitore delle risorse naturali che abbiamo in questo stato”, dice Jim Hall, cugino acquisito di Manchin. Se fosse costretto a scegliere tra alluvioni sempre più devastanti e un uso ridotto del carbone, sceglierebbe la prima opzione, perché secondo lui è meno dannosa. “Una casa si può sempre ricostruire”, spiega. “È un rischio che siamo disposti a correre”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati