Vivo all’estero e sono sposata con un russo. Mio padre non ha compreso né l’una né l’altra scelta e si rifiuta di parlare quel poco di inglese che sa. Pensa che sia mio marito a dover imparare l’italiano e ora lui non vuole più passare del tempo con i miei. C’è un modo per conciliare questo divario culturale?–Lettera firmata

Più che divario culturale, mi sembra un divario emotivo: entrambi dovrebbero mostrare più attenzione nei tuoi confronti, invece di arroccarsi sulle loro posizioni. Partiamo da tuo padre: capisco che sia inibito a parlare inglese con un genero che lo parla molto meglio di lui, ma tuo marito è russo e neanche per lui l’inglese è la lingua madre. In linea di principio il loro punto d’incontro è quello, e tuo padre non dovrebbe pretendere altro. Tuo marito invece sottovaluta un aspetto importante della vicenda: per dei genitori anziani il fatto che la figlia sia andata a vivere lontano e abbia sposato un uomo con cui non sanno neanche comunicare può essere un dispiacere.

Fare uno sforzo per andargli incontro, magari con un po’ di italiano rudimentale, è un gesto quasi dovuto. Ma al di là dei tecnicismi su chi ha torto e chi ragione, qui si tratta prima di tutto di amore e comprensione verso di te: perfino ipotizzando che tra loro si siano antipatici e non sentano il bisogno di familiarizzare, i tuoi genitori e tuo marito dovrebbero tendersi la mano per te. Visto che proprio non lo capiscono, diglielo tu che questa situazione ti rende infelice. Lì dove non arrivano le competenze linguistiche, dovrebbe arrivare la voglia di non far soffrire una moglie o una figlia.
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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati