Confronti

Il Patto di stabilità europeo dev’essere riformato?

La proposta della Commissione va nella direzione giusta: la disciplina attuale è troppo rigida e impossibile da applicare dagli stati

Nella sede della Commissione europea a Bruxelles, 3 novembre 2022 (Thierry Monasse, Getty)

Stando a chi critica la proposta della Commissione europea, la riforma del Patto di stabilità e crescita è un peccato originale finanziario, perché indebolisce il sistema che regola l’indebitameno dei paesi europei. Ma nulla può essere più debole delle norme in vigore, che esistono solo sulla carta. Una riforma del patto è necessaria proprio perché il sistema attuale è inapplicabile. Non si tratta tanto di fare concessioni agli stati più indebitati come l’Italia e la Grecia. Bisogna stabilire delle norme che possano essere prese sul serio dai governi.

Basta un rapido sguardo alle finanze pubbliche per capire il problema: l’indebitamento medio nell’eurozona si aggira intorno al 90 per cento del pil, molto al di sopra del limite massimo del 60 per cento fissato nei trattati europei. Nella sua forma attuale il Patto di stabilità è legato alle circostanze: quando le cose vanno bene a livello economico è tutto facile, ma appena si presenta una crisi (per esempio una pandemia) viene abbandonato. La Commissione dovrebbe essere più severa sull’applicazione delle regole, dice chi la critica. Ma per farle rispettare serve un po’ di realismo, che il patto nella sua attuale versione non prevede. Perfino l’ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che si considerava un paladino del rigore economico, non se l’è mai sentita di punire i “peccatori” del deficit come la Spagna e il Portogallo.

Particolarmente assurdo è il requisito secondo cui gli stati devono riportare l’indebitamento sotto la soglia del 60 per cento del pil nel giro di vent’anni. È un po’ come se per volare sulla Luna si chiedesse di abolire la forza di gravità. Un paese come l’Italia dovrebbe risparmiare tanto che la sua economia crollerebbe, e la proporzione tra il debito e il prodotto interno lordo finirebbe probabilmente per aumentare. Queste illusioni finanziarie sono in contraddizione con i princìpi fondamentali dell’economia: è questo il limite del Patto di stabilità. È quindi un bene che ora la Commissione pensi a riformarlo.

L’idea di lasciare più libertà nella riduzione del debito e considerare il contesto economico è giusta. Il Fondo monetario internazionale segue questa linea ormai da anni. Nel dibattito sull’euro è ora di mettere da parte l’emotività in favore della razionalità economica.◆ nv

Handelsblatt fondato nel 1946 a Düsseldorf, è uno dei principali quotidiani economici tedeschi.

Le norme in vigore sono superate, ma è meglio avere regole uguali per tutti che permettere a ogni paese di negoziare le sue condizioni

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Berlino, ottobre 2022 (John Macdougall, Afp/Getty)

Non c’è dubbio: le regole sul debito nell’Unione europea devono essere riformate. Il sistema in vigore è superato, visto l’alto tasso di indebitamento dei paesi europei.

Inoltre le eccezioni diventano più frequenti e le norme non sono mai davvero applicate. Già prima della pandemia e della guerra in Ucraina il Patto di stabilità era diventato una tigre di carta.

Ma il governo tedesco può e deve respingere il progetto di riforma presentato dalla Commissione. La proposta di Bruxelles non rappresenta solo un allentamento delle regole. Se fosse applicata così com’è, di fatto in Europa non ci sarebbero più regole sul debito. Sarebbe un rischio incalcolabile per la sopravvivenza dell’euro. La Commissione vorrebbe concordare dei programmi di riduzione del debito “su misura” direttamente con i governi. Ed è proprio questo il problema: la riduzione del debito sta diventando oggetto di trattativa, invece di essere guidata da regole chiare e universalmente applicabili.

In passato l’Unione europea non è riuscita a obbligare i governi a rispettare le regole nemmeno in periodi economicamente favorevoli. Nonostante le continue infrazioni nessun paese viene sanzionato da più di vent’anni. Al contrario, l’Unione si è sempre mostrata comprensiva quando Francia e Italia hanno chiesto nuove eccezioni.

E ora la Commissione dovrebbe avere ancora più potere e negoziare la riduzione del debito direttamente con i singoli stati? Per di più basandosi su previsioni sull’andamento del debito che solo gli addetti ai lavori comprendono e che sono facilmente manipolabili?

Non può finire bene.

Anche le regole attuali hanno i loro difetti, come si è visto in passato. Ma avere degli obiettivi chiari per la riduzione del debito, come chiede il governo tedesco, è sempre meglio che introdurre regole ambigue, le quali in ultima analisi dipendono dalla capacità negoziale di ciascun paese. Questo a condizione che le regole siano applicate in modo coerente. Purtroppo la proposta tedesca non spiega come fare per garantirlo. ◆ nv

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1510 - 5 maggio 2023
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