Cultura Schermi
La persona peggiore del mondo
Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie
Norvegia / Francia / Svezia / Danimarca 2021, 127’. In sala
La persona peggiore del mondo (dr)

Renate Reinsve (premio per la migliore attrice all’ultimo festival di Cannes) è il cuore e l’anima di questo coinvolgente ritratto della vita di una millennial di Oslo, che cattura l’atmosfera della città e celebra i ritmi e i rituali di una generazione. La “persona peggiore del mondo” è Julie, di cui in un prologo, dodici capitoli e un epilogo seguiamo amori e struggimenti, soprattutto la sua lunga relazione con Aksel (Anders Danielsen Lie), famoso autore di fumetti, quindici anni più vecchio di lei. Se Julie è al centro del film, Aksel è il personaggio più vicino a Joachim Trier, un osservatore più vecchio che guarda con trasporto la nuova generazione e sente che il suo sole è al tramonto mentre quello dei ragazzi e delle ragazze, con i loro difetti e le loro goffaggini, sta sorgendo. La persona peggiore del mondo parla di giovani ma è anche un film sull’invecchiare, tra energia giovanile e una certa malinconia nordica.

Dave Calhoun, TimeOut

Bruised. Lottare per vivere
Sheila Atim
Stati Uniti / Regno Unito 2021, 129’. Netflix

E se un campione, invece di battersi con un avversario sul ring, stesse in effetti lottando con i propri demoni? E che dire dello sport come metafora della vita? Al debutto alla regia Halle Berry si getta con tale dedizione e sincerità nei luoghi comuni più triti del fight movie da sembrare quasi inconsapevole che in fondo si tratta di cliché. Berry è anche protagonista nel ruolo di una campionessa di arti marziali caduta in disgrazia, che lavora come addetta alle pulizie e accetta stoicamente gli abusi del fidanzato/manager. Ma il film non è male. Semplicemente non riserva grandi sorprese. Un punto in più per l’exploit dell’attrice teatrale Sheila Atim in un ruolo secondario.

Wendy Ide, The Guardian

È stata la mano di Dio
Filippo Scotti, Toni Servillo
Italia 2021, 130’. In sala

È stata la mano di Dio ci porta a Napoli, nel 1984, quando l’arrivo di Maradona è atteso come l’avvento del Messia. L’adolescente Fabietto (Filippo Scotti) si divide tra due ossessioni: il Napoli e le forme della zia Patrizia (Luisa Ranieri). Il resto della famiglia non è meno interessante, a partire dai genitori, interpretati dai superbi Teresa Saponangelo e Toni Servillo (a cui la rivelazione Scotti tiene testa). Il romanzo di formazione cinematografico del giovane Fabietto procede tra piccoli drammi tipici della crescita, finché la vita (anzi la morte) non interviene a sconvolgere ogni cosa e a spingere Fabietto verso il futuro. Anche per Paolo Sorrentino questo film sembra inaugurare un nuovo capitolo: un regista che si confronta con un trauma del passato per guardare avanti. Con nuove note stilistiche. E Maradona? Pietra miliare per i sognatori, ha messo in moto il viaggio artistico di Sorrentino, che culmina in uno splendido affresco di quella festa colorata e crudele che è la vita.

Raphael Abraham, Financial Times

Beginning
Ia Sukhitashvili
Francia / Georgia 2020, 107’. In sala
Beginning (dr)

Yana (Ia Sukhitashvili) e il marito David (Rati Oneli, che ha prodotto e scritto il film insieme a Dea Kulumbegashvili, al suo debutto) sono outsider: sono testimoni di Geova in una cittadina della Georgia, dove domina incontrastata la religione ortodossa, e la loro congregazione è letteralmente sotto attacco. Yana ha abbandonato la sua carriera di attrice per sposare Davi, che è insensibile e manipolatore. Non trova conforto nella religione ed è intrappolata nelle dinamiche di genere. Inoltre è vittima della crudeltà di uno sconosciuto, che l’assale verbalmente e poi fisicamente in due delle scene del film più strazianti, anche perché mettono drammaticamente in evidenza la vulnerabilità di Yana. L’interpretazione di Ia Sukhitashvili è ancor più impressionante per come riesce a trasmettere la complessità della crisi della donna con pochi movimenti e dialoghi molto rarefatti. La sua profonda ambivalenza è mascherata dal contegno che nella comunità religiosa tutti si aspettano da lei, anche per il suo ruolo. E quel contegno forzato si riflette pienamente nell’estetica rigorosa del film. Dea Kulumbegashvili, al suo debutto, contemplando l’orrore di una vita di sottomissione ha creato un film straordinariamente avvincente.

Pamela Hutchinson, Sight and sound

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1437 - 26 novembre 2021
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