Cultura Schermi
Spider-Man. No way home
Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch
Stati Uniti / Islanda 2021, 148’. In sala

C’è una specie di maledizione sui terzi capitoli delle serie di Spider-Man. Quello con Tobey Maguire era brutto, quello con Andrew Garfield è stato cancellato e questo è arrivato in forte ritardo, causa covid. Ma l’uomo ragno di Tom Holland aveva un’altra missione, cioè cancellare le brutte impressioni (almeno al box office) lasciate dagli Eternals. Il viaggio in Europa di Peter Parker si è concluso con la rivelazione al mondo intero dello stesso Peter sulla sua doppia identità. La sua vita e quella dei suoi amici diventa un inferno. Così Peter chiede al Doctor Strange di portarlo in una dimensione in cui nessuno conosce la sua identità. Qualcosa va storto, gli universi cominciano ad aprirsi e Parker dovrà affrontare una serie di cattivissimi volti noti. L’obiettivo del film era di portare Spider-Man dal suo quartiere fino al centro dell’universo Marvel. Compito non facile per Jon Watts, che però si destreggia abbastanza bene e il risultato è solido.

Benjamin Lee, The Guardian

House of Gucci
Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Al Pacino
Stati Uniti / Canada 2021, 158’. In sala
House of Gucci (dr)

Si dice che gli studios non producano più grandi drammi per adulti perché Hollywood è ossessionata da supereroi e cartoni animati. Ridley Scott sta facendo del suo meglio per cambiare le cose. Il suo secondo film in due mesi è squinternato, lunghissimo, eccessivo in molti sensi e ci sono personaggi che Marvel e Pixar rifiuterebbero perché “un po’ troppo carichi”. Le buone notizie sono che si tratta a tutti gli effetti di un dramma per adulti e che è anche piuttosto divertente. Lady Gaga (capace di passare da gatta seducente ad arpia urlante in un battito di ciglia) interpreta Patrizia Reggiani, un’ambiziosa festaiola che seduce l’erede dell’impero Gucci, Maurizio (Adam Driver), e lo sposa nonostante sia stato diseredato. La missione di Patrizia diventa riportarlo nel cuore della sua famiglia, ma scoprirà troppo tardi gli svantaggi che derivano dai matrimoni d’interesse. Giocando tra melodramma e poliziesco, Scott getta uno sguardo feroce sui problemi dei più ricchi.

Helen O’ Hara, Time Out

West side story
Ansel Elgort, Rachel Zegler
Stati Uniti 2021, 156’. In sala

Per quanto riguarda il cinema avremmo bisogno di tante cose che al momento non abbiamo. Quello di cui non sentiamo il bisogno (almeno per quanto mi riguarda) è una nuova versione di West side story. Prima di tutto perché è già ovunque. Ogni liceo che si rispetti è in grado di allestire rappresentazioni più che decenti del grande (anche se un po’ eccessivo) musical di Leonard Bernstein e Stephen Sondheim. Davvero siamo disposti a metterci in fila per andare a vederlo in sala? E cosa ci fa Steven Spielberg alla regia? Avremmo bisogno di lui altrove. Mi sbaglio? Devo ammetterlo: a Spielberg non piace sprecare il suo e il nostro tempo e il nuovo West side story è magnifico.

Rex Reed, The Observer

Illusioni perdute
Benjamin Voisin, Cécile de France, Vincent Lacoste
Francia 2021, 144’. In sala
Illusioni perdute (dr)

Il buon vecchio Balzac è sempre popolare. Adesso è Xavier Giannoli a rivolgersi a lui per raccontare l’ascesa e la caduta del celebre Lucien de Rubempré, giovane poeta di provincia in cerca di fortuna nella scintillante Parigi. Ma ha senso oggi rispolverare questo classico ottocentesco, uno dei pilastri della Commedia umana? Decisamente sì. Prima di tutto perché Giannoli evita le rigidità dei film in costume facendo scelte radicali. Tanto per dire, il regista ha stralciato intere parti dell’apprendistato di Lucien, quelle più edificanti e positive, per mettere al centro del suo film il lato oscuro dell’opera. Dopo un breve prologo in provincia – la parte meno convincente del film – Giannoli mette in scena, con evidente entusiasmo, la corruzione che la capitale esercita sull’idealismo ingenuo di Lucien. Finito nei quartieri più sordidi di Parigi, il giovane scopre il mondo scellerato di una stampa che si affretta a vendere la sua anima, e diventa, a sua volta, “mercante di frasi e trafficante di parole”, al punto di compromettere non solo la sua integrità, ma anche il suo futuro. Di un classicismo elegante, la messa in scena di Giannoli è in contrasto con gli eccessi, molto spesso deliberati, della storia.

Hélène Marzolf, Télérama

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1440 - 17 dicembre 2021
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