La carriera di Kaitlyn Aurelia Smith riflette un paradosso: più lei consolida il suo ruolo di artista chiave nell’evoluzione dell’ambient, più la sua musica diventa una creatura indescrivibile. Smith ha cominciato a creare paesaggi sonori rilassanti in dischi come Euclid e Ears, nel quale ha collaborato con la leggendaria Suzanne Ciani. Ma negli ultimi anni ha esplorato territori più vari. Il suo ultimo lavoro, Let’s turn it into sound, potrebbe essere la sua deviazione più drastica di sempre. Registrato in tre mesi nel suo studio di casa, esprime una complessità emotiva che sottolinea questo complicato momento sociopolitico. Ha alcuni momenti leggeri, ma è più adatto a un club che alla meditazione. Smith è cresciuta a Orcas Island, un’isola remota nel Pacifico nordoccidentale. La sua nuova base a Los Angeles sembra dare forma a Let’s turn it into sound. Queste composizioni moderniste infatti evocano più i centri commerciali e gli incendi boschivi della California meridionale che la nebbia, i pini e le acque grigio-blu che circondavano Smith quando era giovanee. Let’s turn it into sound è una dimostrazione di abilità musicale impressionante.
Ted Davis, Bandcamp Daily
L’acclamato album di debutto dei britannici Working Men’s Club è uscito nell’ottobre del 2020 e funzionava come una fuga dall’ansia che dominava quel momento storico. Ora sono tornati con Fear fear, un disco più cinematografico e meno compatto del precedente. Se da una parte l’album riflette il nostro oscuro presente, il suo nucleo narrativo si snocciola lungo un processo di catarsi frutto di un viaggio personale e introspettivo, che ci da comunque la possibilità di ballarci sopra. A cominciare l’album è 19, una lunga introduzione inquietante che ci mette sulla strada di una tecno e un’acid house sfasate. La canzone che dà il titolo al disco raccoglie le energie tra dance e industrial e il resto di quello che viene dopo continua su questa scia, alternando momenti di disagio inquietante a ritmi sempre ballabili, ispirati al synth pop di Gary Numan e dei primi Human League. Alla fine quello che tiene insieme tutto il lavoro è l’abilità del leader della band, Sydney Minsky-Sargeant, nell’incrociare una serie d’influenze provenienti dal passato mantenendo una vitalità contemporanea. Per Fear fear la band dello Yorkshire è riuscita ad alzare notevolmente il livello dell’attenzione al dettaglio e dell’eclettismo, esprimendo l’evoluzione dalla rabbia verso una catarsi utopica nel contesto della pandemia.
Kieran Macdonald-Brown, Clash
Il compositore Fernando Lopes-Graça (1906-1994) è stato descritto come il Bartók portoghese. La sua musica è influenzata da quella popolare, ma non è mai semplicemente folk. Riesce a riflettere le radici in uno stile modernista senza compromessi, con anche elementi espressionisti e atonali (un po’ come l’argentino Alberto Ginastera), ma per gli ascoltatori vale sempre la pena di fare lo sforzo: una caratteristica evidente di questo programma apparentemente leggero, ma con molta carne al fuoco. Il Divertimento (1957) è un lavoro pungente in sette brevi movimenti, la cui grande densità armonica è accompagnata da verve e senso dell’umorismo. La sinfonietta Homenagem a Haydn (1980) evoca la sua fonte d’ispirazione senza scivolare nell’imitazione, con l’eccezione di un movimento la cui citazione alla lettera è particolarmente divertente. Cinco velhos romances portugueses (1951-1956) sono delicati arrangiamenti strumentali di canti che le donne portoghesi si tramandano da secoli. E le quattro invenzioni per violoncello solo (1961) fanno parte del momento atonale del compositore, ma sono comunque piacevoli da seguire. Il direttore e violoncellista Bruno Borralhinho trascina con precisione l’Orquestra sinfónica portuguesa, e nelle invenzioni si dimostra anche un vero virtuoso. Un disco di ottima musica da scoprire.
David Hurwitz, Classics Today
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