Molti artisti tentano di superare i confini tra i generi e di essere originali. Ma farlo bene è tutto un altro paio di maniche. Nell’ultimo disco di Sudan Archives la violinista e cantautrice statunitense gioca con arrangiamenti imprevedibili e trova una solida via di mezzo, che le permette di raccontare la sua storia attraverso ritmi e narrazioni dinamiche. Non appena finisce il primo brano, Home maker, ci si sente già avvolti dagli archi lussureggianti e dai ritmi di batteria. Il modo in cui Sudan Archives costruisce i pre ritornelli dà molta profondità alla struttura di queste canzoni, aggiungendo un senso di mistero su dove andranno a parare le melodie. Il ritmo lento di una canzone come ChevyS10 mostra quanto tempo e cura la musicista dedichi a ogni dettaglio di Natural brown prom queen. Anche se ci sono alcuni punti dell’album che possono essere visti come pause o tracce da saltare, in realtà canzoni come Loyal (EDD) s’inseriscono alla perfezione nella storia che sta raccontando, fondamentali per cogliere appieno il concetto alla base dell’album. Natural brown prom queen è autobiografico e pieno di personalità, alterna brani soul a lenta combustione a flussi rap spacconi, ed è come un melting pot musicale. Non tutto è perfetto e qualche pezzo suona come un passo falso, ma nel complesso Sudan Archives ha raggiunto l’equilibrio sonoro che le permette di esprimersi pienamente.
Ryan Dillon, Glide Magazine