Il terzo film di Ali Abbasi, iraniano che vive in Europa dal 2001, mette i modi e le convenzioni del cinema di genere al servizio di uno sguardo critico su una società che vive profonde contraddizioni. In Holy spider, basato su fatti realmente accaduti, la giornalista Rahimi (Zar Amir-Ebrahimi) cerca di scoprire l’identità di un serial killer che uccide prostitute nella città iraniana di Mashhad, al confine con l’Afghanistan. L’omicida si rivela un fanatico religioso che paradossalmente diventa un eroe per una parte dell’opinione pubblica. Il film è stato girato in Giordania, a distanza di sicurezza dalla censura iraniana.
Jean-François Rauger, Le Monde
Danimarca / Germania / Francia / Svezia / Giordania / Italia 2022, 118’. In sala
Stati Uniti 2022, 130’. In sala
In Till, la regista Chinonye Chukwu racconta la vita e la morte di Emmett Till, un ragazzo nero di 14 anni di Chicago, linciato nel 1955 in una piccola città del Mississippi. Il film rivela gli aspetti nascosti e profondi della storia, e il suo ampio respiro va ben al di là della tragedia familiare e della cronaca nera locale. Mostra come la portata di un crimine commesso in una comunità razzista raggiunge una dimensione nazionale, suscitando indignazione e infiammando il movimento dei diritti civili. Soprattutto grazie alla coraggiosa determinazione della madre di Emmett, Mamie Bradley (Danielle Deadwyler), che decise di mostrare al mondo il corpo straziato del figlio. Chukwu ha sviluppato un’estetica precisa per tradurre la storia in immagini. Anche perché Till è, essenzialmente, una storia d’immagini. Richard Brody, The New Yorker
Francia 2022, 100’. In sala
Nell’arco di una serata, lo spirito libero Charlotte (Sandrine Kiberlain) mette il timido Simon (Vincent Macaigne) in un angolo. Simon è sposato, Charlotte no, finiscono a letto dopo aver stretto un patto: vietato affezionarsi, innamorarsi o imbarcarsi in una relazione. La cosa deve rimanere passeggera. Gli spettatori, che non sono nati ieri, capiscono subito come andranno a finire le cose. E forse lo sanno anche i due protagonisti. Ma guai a dirlo: il fascino della storia sarebbe polverizzato. Emmanuel Mourel, aiutato da una perfetta accoppiata di attori, ha raggiunto una sintesi quasi miracolosa: una commedia struggente perché racconta la bellezza di amori che sarebbero potuti diventare qualcosa di più, ma che forse è meglio di no, non pensiamoci più.
Jean-Baptiste Morain, Les Inrockuptibles
Irlanda 2022, 94’. In sala
L’esordio di Colm Bairéad, tratto da un racconto di Claire Keegan e candidato all’Oscar come miglior pellicola internazionale, a prima vista può sembrare un piccolo film, ma è realizzato in maniera magnifica. Siamo in Irlanda, nei primi anni ottanta. La giovane silenziosa è Cáit (Catherine Clinch), che i genitori poveri e incasinati spediscono da lontani parenti, Eibhlín (Carrie Crow-ley) e Seán (Andrew Bennett). I due coniugi si dimostrano più affettuosi della sua famiglia e la bambina rifiorisce, almeno finché non scopre il loro segreto. Mantenendo la camera strettamente connessa allo sguardo di Cáit, Bairéad riesce a dirci tutto quello che dobbiamo sapere senza usare le parole.
Wendy Ide, The Observer
Stati Uniti / Svezia 2023, 126’. In sala
Nella recensione di Mr. Ove scrissi che era “la dimostrazione che le pellicole svedesi possono essere commoventi in modo convenzionale come quelle di Hollywood”. Nel film il burbero Otto è profondamente depresso dalla morte della moglie, finché l’arrivo di una nuova vicina ammorbidisce il suo cuore. Il remake era nell’aria. Ma se i rifacimenti hollywoodiani di solito tendono a omogeneizzare tutto, Non così vicino è più esagerato dell’originale in modi che è difficile descrivere. Tom Hanks fa un ottimo lavoro. Per il resto l’ovvietà domina.
Glenn Kenny, The New York Times
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