Nel film vagamente autobiografico di James Gray il personale è tragicamente politico e viceversa. È una storia di formazione in cui la maturazione del giovane Paul, nel Queens dei primissimi anni ottanta, ha un prezzo insopportabilmente alto, all’incrocio tra privilegio e colpa. Paul ha appena cominciato le medie (in una scuola pubblica) e si mette nei guai con un compagno di classe nero. Gli bastano pochi minuti per osservare, tristemente, la disparità di trattamento a loro riservato. Finito in guai ancora più grandi, Paul è spedito in una scuola privata. Anche se è cresciuto in una famiglia democratica e liberal, il sensibile Paul diventa testimone delle sconsiderate manifestazioni di pregiudizio dei suoi genitori. E con il precipitare degli eventi prende atto dell’ipocrisia che lo circonda, del conflitto tra i nobili princìpi della sua famiglia e le loro azioni grandi e piccole, degli atteggiamenti plutocratici e suprematisti che gli sono inculcati nella scuola con allegato un malriposto senso di rivalsa. La grande idea del film è di mostrare che le radici della follia politica xenofobica e razzista dell’era Trump erano evidenti nel Queens in cui è cresciuto il regista e in cui prosperava la famiglia dell’ex presidente.
Richard Brody, The New Yorker
Stati Uniti / Brasile 2022, 114’. In sala
Tunisia / Francia / Germania / Svizzera / Qatar 2022, 90’. In sala
Il secondo lungometraggio della regista tunisina Erige Sehiri seduce anche solo per il modo sensuale in cui i corpi dei personaggi si muovono nella scenografia del film, un rigoglioso frutteto nel nordest della Tunisia. È la stagione della raccolta dei fichi e i gesti dei braccianti agricoli sono belli e precisi. Qua e là emergono delle piccole storie (di seduzione o di gelosia) e il frutteto si trasforma in uno spazio di libertà in cui il contatto con la natura fa circolare il desiderio. Ma la forza del film è soprattutto nel suo modo di politicizzare la sessualità, a immagine del caposquadra che sfrutta in ogni modo la sua posizione e la miseria dei braccianti per ottenere favori e non esita a mettere gli uni contro gli altri per accrescere il suo potere. Dietro la leggerezza apparente Sehiri tratteggia il ritratto di una società prigioniera dei suoi mali, in cui la libertà è solo un miraggio.
Ariel Schweitzer, Cahiers du cinéma
Stati Uniti 2023, 169’. In sala
Braccato dai killer dell’organizzazione criminale Gran Tavola, John Wick scopre che può raggiungere la libertà attraverso un duello con il marchese de Gramont, a cui la Tavola ha dato carta bianca. Ma con una taglia sulla testa arrivare vivo all’appuntamento con il marchese non è facile. Quasi tre ore di mazzate senza sosta non sono uno spettacolo per tutti. Ma per chi ama il genere John Wick 4 è una masterclass della randellate.
Alex Godfrey, Empire
Corea del Sud 2021, 117’. In sala
Nella Corea del Sud degli anni ottanta, Joon-kyeong è un ragazzo che ama la matematica e che gli abitanti del suo villaggio non esitano a definire un genio. Ma la sua priorità non è lo studio. Il villaggio è talmente isolato che l’unica cosa che lo collega al resto del mondo sono i binari di una ferrovia che passa da quelle parti. Così Joon-kyeong scrive regolarmente al presidente della repubblica perché faccia costruire una stazione su quei binari. Lee Jang-hoon è capace di far ridere e di commuovere e verso la fine la parte melodrammatica prende il sopravvento. Ma Miracle è un film che ha davvero molto da offrire.
Asian Movie Pulse
Polonia 2021, 98’. In sala
Nella Polonia del prossimo futuro chi commette un crimine è condannato a diventare qualcosa di molto simile a un robot. Il giorno in cui ha pianificato di suicidarsi per protesta, l’attivista Szymon trova una donna robot gettata nella spazzatura e decide di prendersi cura di lei. Oltre ad avere molti ed evidenti punti di riferimento nella fantascienza degli ultimi anni, il film non riesce mai a sfruttare fino in fondo il suo potenziale.
Battle Royale with Cheese
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