Il film di Li Ruijun è stato perseguitato dalla censura cinese. Dopo aver inviato alla Berlinale del 2022 una versione con un finale modificato e incomprensibile, averlo ritirato dalle sale a pochi giorni dall’uscita, averlo definitivamente messo al bando e aver messo il regista agli arresti domiciliari, le autorità di Pechino sono arrivate a fare pressioni sui distributori internazionali per evitarne l’uscita all’estero. Ma qual è il problema di Terra e polvere? Ambientato in un paese della provincia di Gansu, racconta il matrimonio combinato tra Cao, una ragazza disabile e praticamente muta, e Ma, un vecchio scapolo di cui la famiglia vuole liberarsi. Nella baracca ai limiti del villaggio dove vivono, i due sfortunati finiscono per trovare conforto l’una nell’altro. Cao è interpretata dall’esperta Hai Qing, mentre a vestire i panni di Ma c’è lo zio del regista, che è un vero contadino nella regione in cui è ambientato il film e di cui Li Ruijun è originario. È probabilmente a causa di questa precisione documentaristica che le autorità cinesi hanno fiutato qualcosa di molto più politico in quella che a prima vista poteva sembrare una storia d’amore. Terra e polvere mostra senza filtri la drammatica situazione in cui versa questa area rurale, in cui le casupole dei contadini sono rase al suolo con pochi colpi di bulldozer e la vita ancestrale degli abitanti è liquidata in cambio di pochi spiccioli. Il colpo di genio è di non mostrare Cao e Ma come due eroi che resistono alle avversità, ma al contrario di inserirli pienamente in un circuito infernale che li cuoce a fuoco lento.
Laura Tuillier, Libération
Cina 2022, 131’. In sala
Stati Uniti / Canada 2023, 134’. In sala
Dopo essere stati imprigionati per un crimine che hanno commesso, i compagni di avventure Edgin (Chris Pine) e Holga (Michelle Rodriguez) riescono a scappare e provano, senza successo, a recuperare la figlia di Edgin e il tesoro che gli è stato rubato da Forge (Hugh Grant), un ex alleato diventato nemico. Sarà necessario un altro furto con destrezza, ma ci sono forze oscure all’opera. I precedenti tentativi di adattare in un film il celebre gioco di ruolo sono stati disastrosi. Ma Goldstein e Daley, reduci da Game night, confermano di saper fare film divertenti in cui hanno un ruolo i giochi da tavolo. Fin dalla prima scena è chiaro che ci troviamo in un ambiente fantasy, ma altrettanto presto si capisce che è stato costruito da persone che hanno visto Shrek. Il film quindi fa affidamento sulle sue ridicolaggini, ma riuscendo ad alimentare un solido nucleo emotivo.
Helen O’Hara, Empire
Estonia / Kirghizistan / Stati Uniti / Cina 2022, 81’. In sala
Girato nel 2019 tra Estonia e Kirghizistan, l’ultimo film di Kim Ki-duk è stato presentato al festival di Venezia nonostante la forte opposizione della comunità cinematografica coreana, dopo le accuse di molestie sessuali che avevano colpito il regista prima della sua morte, avvenuta a Riga nel 2020 a causa del covid. Anche se non è estremo come molti dei suoi film precedenti, La chiamata dal cielo ha la stessa natura psicosessuale molto aggressiva. Segue la relazione tra un uomo e una donna che cresce d’intensità e che è interrotta bruscamente da una serie di telefonate che risvegliano la ragazza nel suo letto. Una voce le predice come proseguirà il sogno. Difficile non vedere nella rappresentazione dei giochi sempre più violenti dei due amanti un commento del regista alle accuse di molestie che gli erano state mosse.
John Bleasdale, Sight and Sound
Stati Uniti 2023, 112’. In sala
Al contrario del precedente del 1968 con un inedito Tony Curtis nei panni di un serial killer, il film di Matt Ruskin, ispirato alle stesse vicende, sposa la tesi che i crimini fossero commessi da più assassini, fomentati da una misoginia diffusa. E racconta la storia di due giornaliste il cui ruolo nelle indagini fu quasi dimenticato. Tutto bene, anche se mancano tensione e suspense. Il cast fa la sua parte. Se solo alla regia ci fosse stato Jonathan Demme, o magari David Fincher…
Peter Bradshaw, The Guardian
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