Cultura Libri
Abbi pietà del mio piccolo dolore
176 pagine, 17 euro

Un romanzo straordinario su due donne straordinarie, sui libri che scrissero e su come quei libri sono sopravvissuti. Nel 1934, mentre cercava una pallina da ping pong nella casa del tenente colonnello William Butler-Bowdon, un ospite s’imbatté nell’unico manoscritto completo del Libro di Margery Kempe, la prima autobiografia in lingua inglese. Nata nel 1373, Margery Kempe, un tempo produttrice di birra, ebbe delle visioni di Cristo che la spinsero a intraprendere una serie di pellegrinaggi sconclusionati e avventurosi in Terra Santa, a Santiago de Compostela e in Prussia. Vestiva di bianco, come una vergine, nonostante avesse almeno quattordici figli. Fu processata più volte per eresia, ma riuscì sempre a ribattere con successo alle accuse. Nel suo romanzo d’esordio Victoria MacKenzie ha distillato questa vita caotica in un resoconto meravigliosamente lucido di un’avventura spirituale. La Margery che emerge è vanagloriosa, vulnerabile, coraggiosa, confusa, sboccata, libidinosa, attenta e impossibile da non amare. Ma la sua non è l’unica storia. La ricerca errante di Margery orbita attorno alla vita dell’anacoreta Giuliana di Norwich, confinata in una minuscola cella, che di fatto visse nella sua stessa tomba. Mac-Kenzie si cala nella mente di chi ha deciso di vedere poche cose, ma intensamente. Molto è stato scritto sulle due donne, ma le loro scelte sono spesso liquidate come una sorta di malattia mentale o una protesta contro il patriarcato. Mac-Kenzie le affronta come due donne che cercano di risolvere il conflitto tra autorità ed esperienza. Ognuna di loro ha avuto una visione che freme per condividere. Ma vivono in un momento in cui qualsiasi deviazione dall’ortodossia può provocare una terribile punizione.
Frank Cottrell-Boyce, The Guardian

Il soldato perduto
176 pagine, 17,00 euro

Non conosciamo il nome dell’eroe. È lui che racconta la storia in prima persona. È tornato dalla grande guerra con una mano amputata. Non ha ritrovato il suo lavoro di tranviere a Parigi, ma sua moglie lo ha aspettato. Si amano. Lei muore d’influenza spagnola. Lui è disperato. Così si guadagna da vivere conducendo indagini per le famiglie che vogliono notizie degli uomini che non sono tornati dalla guerra. Jeanne gli chiede di trovare suo figlio. Secondo il protagonista Émile è un poeta che, da giovane, si è innamorato della domestica di famiglia, Lucie. La ragazza ha avuto la sfortuna di nascere in Alsazia, che dal 1870 è tedesca. L’indagine procede, passo dopo passo, incontro dopo incontro, documento dopo documento. È lenta, logorante, ma l’uomo con una sola mano segue la sua ricerca, l’unica cosa che lo tiene in vita in questi anni in cui la Francia festeggia la sua vittoria. Parigi si diverte, ma lui non può abbandonarsi a questa spensieratezza. Ha attraversato l’inferno. Come Émile e Lucie. Émile le scriveva poesie che lei non riceveva. Lei lo cerca ovunque, nella terra di nessuno, tra le trincee. Il veterano va a conoscere i genitori di Lucie e i compagni di Émile. Ritrovare gli amanti è la sua unica fonte di speranza in un mondo che, dopo l’allegria della pace ritrovata, sta crollando di nuovo. I personaggi di Gilles Marchand, persi nell’assurdità della guerra, a volte sono rianimati da una storia, una poesia, un ricordo, una donna.
Jean-Claude Vantroyen, Le Soir

Vivi veloce
192 pagine, 18,00 euro

Vivi veloce è un romanzo costruito secondo la modalità dell’ucronia. Per raccontare la morte dell’uomo che amava, avvenuta il 22 giugno 1999 in un incidente in moto, e lo shock e l’incomprensione che hanno seguito questa perdita, la scrittrice ha voluto riproporre la tragedia in brevi capitoli ipotetici che guardano a se stessa e alla coppia che formava con Claude. Se non avessi voluto vendere l’appartamento? Se mio nonno non si fosse suicidato? Se non avessi visitato quella casa? Se non avessimo chiesto le chiavi in anticipo? L’esercizio trasforma la realtà in finzione, in un materiale che Giraud impasta e modella nel tentativo di dare un senso a ciò che, vent’anni dopo, sta ancora lottando per afferrare mentre si prepara a vendere la casa che ha causato il dramma. Ma la morte improvvisa ha un significato? Questo è il senso del libro, che cerca di tirare tutti i possibili fili della storia. Forse non è il romanzo migliore di Brigitte Giraud, ma il suo immenso talento riesce a trasformare una storia intima in una storia universale.
Alexandra Schwartzbrod, Libération

Anatomia di un matrimonio
366 pagine, 19,50 euro

Nel nuovo romanzo di Virginia Reeves le emozioni coniugali ribollono in una fredda cornice sperimentale. Il brillante medico Fred Malinowski ha accettato un lavoro come sovrintendente di un istituto psichiatrico nel Montana. È un posto disorganizzato, ma Ed lo sta trasformando. Sua moglie Laura, artista, vorrebbe che il marito prestasse più attenzione al loro matrimonio; lui però ha una cotta per una paziente sedicenne affetta da epilessia, Penelope, che a sua volta comincia a innamorarsi di Ed. Il libro traccia una sottile distinzione tra la cura di una persona e la cura di una relazione. Trattare il proprio coniuge come un paziente sarebbe condiscendente e respingente; ma trattare il matrimonio come un paziente potrebbe salvarlo. Ed lotta con le sue responsabilità e la sua genuina passione per Laura e Penelope. Reeves vuole esplorare come ci si sente quando la mente si spezza e il linguaggio diventa una porta che si chiude sul significato.
Katy Waldman, The New Yorker

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1509 - 28 aprile 2023
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