Cultura Schermi
The Flash
Ezra Miller, Michael Shannon
Stati Uniti 2023, 144’. In sala
The Flash (dr)

Nonostante i suoi comportamenti inquietanti e i suoi problemi con la giustizia, Ezra Miller è il protagonista di una produzione da 190 milioni di dollari. Sarebbe stato interessante se avesse portato un po’ del suo caos nel nuovo film di supereroi del Dc Extended Universe, The Flash, in cui interpreta l’eroe superveloce parte della Justice League e il suo doppio umano, Barry Allen, che cerca disperatamente di scagionare il padre dalla ingiusta accusa di aver ucciso la madre. Ma a parte qualche tocco simpatico, la performance non particolarmente originale di Miller si perde nell’inevitabile apocalisse finale di effetti speciali. Nel tentativo di salvare il padre, Flash finisce in una dimensione parallela e lì s’imbatte nel sé alternativo, con cui innesca una routine estenuante. E non è tutto. Il perfido kryptoniano Zod (Michael Shannon) minaccia la Terra e tocca ai due Flash andare a ripescare un Batman più anziano e solitario (Michael Keaton) per salvare il mondo, insieme ad altri eroi sorprendenti. Ci sono momenti divertenti, come quando (attenzione, piccolo spoiler) Flash scopre che, nella realtà alternativa, in Ritorno al futuro Eric Stoltz non è stato sostituito da Michael J. Fox. Ci sono spettacolari e surreali interazioni tra supereroi. Ma il film non propone niente di davvero nuovo. Per intenderci, a costo di toccare nervi scoperti, niente a che vedere con gli esperimenti animati dell’ultimo film di Spider-Man. Peter Bradshaw, The Guardian

Due matrimoni alla volta
Élodie Fontan, Julien Arruti
Francia 2023, 88’. In sala

Torna il popolarissimo comico Philippe Lacheau (con la sua media di due milioni di spettatori in Francia) nel secondo capitolo della storia cominciata nel 2017 con Alibi.com. Grégory (Lacheau), insieme ai suoi compari Augustin (Julien Arruti) e Medhi (Tarek Boudali) ha creato un’agenzia che fornisce alibi a chiunque ne abbia bisogno per coprire le sue malefatte. Buona parte del successo di Lacheau si deve al suo tono originale rispetto alle verbose commedie popolari francesi. Un tono costruito sull’accumulo di azzardi al limite del nonsense e del burlesque (gag acrobatiche, oggetti volanti che ti arrivano in faccia, catastrofi a orologeria). In questo caso Greg dovrà consolidare con un matrimonio in piena regola la sua relazione con Flo (Élodie Fontan), minata dalle menzogne che le propina di continuo. Matrimonio significa presentazione ai genitori: un problema, visto che quelli di Greg sono un piccolo truffatore (Gérard Jugnot) e un’ex attrice porno (Arielle Dombasle). Jacques Mandelbaum, Le Monde

After work
Svezia/Norvegia/Italia 2023, 81’. In sala
After work (dr)

Si parla molto dell’ipotesi che l’intelligenza artificiale prima o poi possa sostituire l’essere umano. Anche i documentaristi s’impegnano a capire quale potrebbe essere il futuro del lavoro. Mentre alcuni di loro si concentrano su aree specifiche come il reddito universale (Free money) o la gig economy (The gig is up), il regista italosvedese Erik Gandini ha scelto una strada più filosofica interrogandosi sulla natura del lavoro e sul nostro atteggiamento nei suoi confronti. Per farlo visita Italia, Stati Uniti, Corea del Sud e Kuwait esplorando opinioni individuali e posizioni particolari adottate dai paesi. In Corea per esempio la cultura del lavoro dall’alba al tramonto è talmente radicata e dannosa per salute e benessere dei cittadini, che il governo è dovuto intervenire per riequilibrare i tempi dell’impiego e della vita privata. L’argomento è affrontato in modo serio, ma Gandini sa anche essere spiritoso. Che dire di uno statunitense che si sbellica dalle risate all’idea che un lavoratore possa prendersi più di due settimane di vacanze alla volta? E che dire di chi non lavora affatto? Se in gran parte del mondo sono pochi quelli che possono permettersi di non fare nulla, in Kuwait lo stato paga per oziare: il lavoro è un diritto garantito e questo porta a un esorbitante eccesso di personale negli uffici governativi. Anche qui l’autore entra nel dettaglio. È chiaro che After work non può esaurire un argomento così vasto, ma Gandini offre un tour spigliato e stimolante, lasciando agli spettatori il compito di trarre le conclusioni. Tuttavia sembra voler suggerire che il tempo stringe. Le modalità e la natura del lavoro stanno cambiando, che a noi piaccia o no.
Amber Wilkinson, Eye for film

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1516 - 16 giugno 2023
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