Cultura Schermi
Killers of the flower moon
Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Robert De Niro
Stati Uniti 2023, 206’. In sala
Killers of the flower moon (01 Distribution)

Si può essere tentati di dire che con Killers of the flowermoon Martin Scorsese si sia cimentato nel western e, soprattutto all’inizio, sembra di vederlo crogiolarsi nei grandi spazi e nella frenesia senza legge tipica del genere. Ma la storia di una serie di omicidi irrisolti che colpiscono il popolo osage, diventato ricchissimo dopo la scoperta del petrolio nel territorio dell’Oklahoma dov’è stato trasferito dal governo, fanno pensare anche a un’epopea gangster, molto familiare nella filmografia del regista.

Nell’adattare il libro del giornalista David Grann, Gli assassini della terra rossa (Corbaccio), Scorsese e lo sceneggiatore Eric Roth hanno cambiato il punto di vista della storia mettendo al centro la relazione tra Mollie Brown (Lily Gladstone), che fa parte di una ampia e ricca famiglia osage, ed Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio), veterano della prima guerra mondiale, che lavora per lo zio William Hale (Robert De Niro), una specie di padrino locale. Il matrimonio tra Mollie ed Ernest, contorto e tragico, diventa il centro della storia. Secondo la legge gli osage sono “incompetenti” e per gestire i loro soldi devono ricorrere a dei tutori. Hale e il suo giro ne approfittano, ed Ernest, ingenuo e facile da suggestionare, è coinvolto nel complotto per mettere le mani sulle ricchezze dei nativi. Quello che nel libro di Grann è una rivelazione, Scorsese lo sfrutta per sottolineare come la cospirazione è alimentata dall’avidità e dall’idea che le vittime derubate, uccise e sfruttate, cioè i nativi, non siano persone. Un aspetto scomodo del film non è tanto la spettacolare criminalità mostrata, ma il fatto che tanti personaggi la trattino come se non fosse poi un gran problema. Un’idea tipicamente scorsesiana, come la violenza intrinseca delle relazioni e la tensione del servire due padroni. Questo, per più di un motivo, è il film di Lily Gladstone. Interpreta Mollie con un misto di freddezza ed esausta speranza. Sa che il marito insegue i suoi soldi, ma sa anche che la ama. Se ci crede lei, non possiamo fare altrimenti. E questa, per più di un motivo, è la vera grande e irrisolta tragedia al cuore di questa vicenda.
Bilge Ebiri, Vulture

A passo d’uomo
Jean Dujardin, Izïa Higelin
Francia 2023, 116’. In sala

Il 20 agosto 2014 lo scrittore e viaggiatore Sylvain Tesson cadde dal tetto di uno chalet in Alta Savoia: trauma cranico, diverse fratture e coma farmacologico. Al suo risveglio lo attendeva una lunga rieducazione, che lui ha voluto condurre a modo suo per mezzo di un progetto folle: attraversare la Francia a piedi, incrociando la cosiddetta diagonale du vide, dalla Provenza alla Bretagna. Da questa impresa Tesson ha tratto Sentieri neri (Sellerio). Denis Imbert ha deciso di tradurre in immagini questo libro con Jean Dujardin nei panni dello scrittore, che nel film è ribattezzato Pierre. Taciturno e scostante, sarà la nostra guida, scrivendo su un quaderno i suoi pensieri, alcuni dei quali ci arrivano attraverso una voce fuori campo, onnipresente, che interrompe il “silenzio puro” evocato da Tesson. Allo stesso modo, l’uso assiduo di flash back spezza il ritmo (lento) della camminata e riempie i vuoti “miracolosi” dei sentieri evocati dall’autore.
Véronique Cauhapé, Le Monde

Foto di famiglia
Kazunari Ninomiya, Haru Kuroki
Giappone 2020, 127’. In sala
Foto di famiglia (Officine Ubu)

Masashi Asada fin da piccolo sogna di diventare un fotografo professionista, incoraggiato dai suoi familiari che si prestano a posare per lui. Si troverà a recuperare le fotografie delle vittime dello tsunami del 2011, raccolte in mezzo alle macerie. Invece che puntare su un registro drammatico, Nakano opta per un quadro luminoso che mostra con ironia le tensioni all’interno della famiglia. È toccante vedere come i familiari fanno di tutto per proteggere Masashi, certi che la sua passione lo porterà a realizzarsi anche se la realtà sembra contraddirli. Poi una catastrofe immane piomba nel ritratto intimo della famiglia, dando al film una scossa inaspettata e un respiro più ampio.
Augustin Pietron-Locatelli, Télérama

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1534 - 20 ottobre 2023
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