I l motto latino dei marinai della Lega anseatica Navigare necesse est, vivere non est necesse (Navigare è necessario, vivere no) si adatta perfettamente a Danzica. Lo si trova scritto anche sulle facciate delle case. La città polacca, soprannominata la perla del Baltico, non sarebbe nulla senza lo sbocco sul mare, le imbarcazioni e le merci. Nel corso della storia ha fatto parte della Germania e a più di trent’anni dalla fine del comunismo in Polonia è cambiata molto. Dal centro storico alle strade lungo il fiume Vistola, passando per la grande spiaggia della città di Sopot, sono molti i cantieri aperti. Fino a notte tarda in strada i turisti si mescolano agli abitanti del posto.
Un criterio per scoprire la città è la storia, cominciando dalla più recente – il cuore operaio della città, i vecchi cantieri navali – per poi risalire al medioevo verso il castello di Malbork e arrivare fino a Sopot, sulle rive del Baltico.
L’edificio che ospita il Centro europeo Solidarność – un museo e una biblioteca dedicati alla storia del sindacato nato a Danzica nel 1980 – è stato inaugurato nel 2014 ed è costruito in acciaio patinato color ruggine. Si trova dove un tempo sorgevano gli antichi cantieri navali Lenin. Di quell’epoca è rimasto solo il cancello d’ingresso originale. Il museo racconta la trasformazione della storia politica della Polonia: il grande sciopero degli operai dei cantieri navali di Danzica nel 1980, ma anche le lotte precedenti in cui gli operai furono sconfitti, e la fine dei regimi comunisti nell’Europa dell’est.
L’estate del 1980
Questi eventi non suscitano le stesse emozioni tra tutti i visitatori. È una questione generazionale. Solo i meno giovani ricordano la penna colorata usata il 31 agosto 1980 da Lech Wałęsa per firmare gli accordi di Danzica davanti alle telecamere di tutto il mondo. Chi non ha vissuto questi momenti fa fatica a credere che durante l’estate del 1980 la Polonia era quotidianamente sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il paese era rappresentato dai volti che il museo oggi fa rivivere: quello baffuto di Wałęsa, leader degli scioperanti, o quello con gli occhiali scuri del presidente polacco Wojciech Jaruzelski.
Oltre a papa Giovanni Paolo II, sostenitore degli operai in sciopero, e Jerzy Popiełuszko, cappellano di Solidarność ucciso dalla polizia politica comunista nel 1984. Volantini, foto, immagini della tv di stato, copertine di riviste, testimonianze, il museo riporta i visitatori agli anni ottanta. Wałęsa, premio Nobel per la pace nel 1983 e primo presidente polacco democraticamente eletto nel 1990, ha ancora i suoi uffici in una parte del museo. Ma esplorare questo passato recente porta anche verso altri luoghi. La chiesa di santa Brigida che servì da luogo sicuro ai sindacalisti, in particolare tra il 1981 e il 1984 in cui in Polonia era in vigore la legge marziale. La chiesa ospita un altare con più di ottocento chili di ambra pura.
La crociera di una decina di chilometri su un’antica barca a vela dal molo principale di Danzica verso la penisola di Westerplatte permette di osservare il porto dal mare: i container, gli stabilimenti dove si assemblano gli impianti eolici o il cantiere navale degli yacht di lusso. Sono circa diecimila le persone che ogni giorno lavorano sulle sue banchine, tra stabilimenti industriali, gru e silos di cereali.
Con la città vecchia scopriamo invece l’età dell’oro preindustriale di Danzica. Nel quartiere Glowne miasto (città principale) ci sono i monumenti più antichi. Nel centro storico si possono ammirare le facciate del cinquecento e del seicento opera degli architetti fiamminghi o nello stile caratteristico di Amsterdam e Anversa.
La corte di Artù (Dwór Artusa), il palazzo del quattrocento dalla facciata bianca e oro, era il luogo dove un tempo si riunivano i mercanti. In seguito è diventato un mercato del grano. La grande sala di ricevimento, con le sue decorazioni grandiose e i modelli delle antiche navi mercantili sospese al soffitto, testimonia il passato glorioso. Quando l’esercito tedesco invase la Polonia, nel settembre 1939, Adolf Hitler, come testimonia una foto terribile, tenne qui un discorso per proclamare la “liberazione” del paese.
Nella piazza del mercato un termometro del 1752 rende omaggio a Daniel Gabriel Fahrenheit, nato a Danzica nel 1686. Nella vicina via Mariacka le gioiellerie vendono l’ambra, la resina fossile che si è formata più di quaranta milioni di anni fa nel mar Baltico. La città ha dedicato un museo alla sua pietra caratteristica. Infine la basilica Mariacka, splendida chiesa gotica in mattoni, completa la serie dei monumenti più importanti della città. Il suo orologio astronomico del quattrocento si anima tutti i giorni con un balletto. Alcuni personaggi biblici escono dai lucernari, ma poi è la morte, personificata da un cadavere con una falce in mano, che rimane sola sulla scena. Tempus fugit.
La lunga spiaggia
Prima che il commercio facesse di Danzica la capitale della Pomerania, la città viveva sotto il dominio dei cavalieri teutonici. Il castello di Malbork, cinquanta chilometri a sudest della città, fu la sua capitale dal 1309 al 1457. Una vera e propria Versailles in mattoni. È il più imponente castello medievale d’Europa, grande come una città. Ma non si può visitare Danzica senza andare a vedere il mare a Sopot, a meno di mezz’ora dal centro. Il molo in legno, lungo più di mezzo chilometro si getta nelle acque immobili del Baltico.
Dando le spalle al mare si può ammirare il Grand hotel, uno dei cinque stelle più famosi d’Europa, che con la sua elegante architettura belle époque domina una spiaggia lunga più di venti chilometri. In autunno, dopo le tempeste, sulla sabbia si possono trovare preziosi pezzi di ambra. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati