Cultura Schermi
Napoleon
Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Rupert Everett
Regno Unito / Stati Uniti 2023, 158’. In sala
Napoleon (dr)

L’ultimo film di Ridley Scott può essere visto come una dimostrazione di autostima napoleonica, visto che porta a termine l’impresa mai riuscita a Stanley Kubrick e si presta al paragone con la pietra miliare di Abel Gance del 1927. Senz’altro Napoleon conferma lo status di Scott come generale cinematografico al comando di legioni di attori e tecnici: nella ricostruzione delle battaglie, le riprese aeree e il grande schermo trasmettono un senso preciso delle formazioni militari e degli schieramenti.

E portandoci nel vivo dello scontro il film non nasconde le carneficine dietro i nomi di luoghi leggendari. Ad Austerlitz uomini e cavalli affondano nell’acqua gelida striata di sangue; durante l’assedio di Tolone il volto di Bonaparte è coperto dagli schizzi di sangue del suo cavallo morto in una pozza d’interiora. In alcuni momenti Joaquin Phoenix sembra prendere spunto dalla solennità di Albert Dieudonné protagonista dell’opera di Gance. Ma il film prende una sua strada per umanizzare il personaggio: questo Bonaparte aderisce avidamente al suo mito, ne è ciecamente schiavo, come chiunque altro. A fargli da contrappunto c’è la seduzione vagamente sordida di Josephine. In conclusione Phoenix non dà mai davvero vita a un personaggio a tutto tondo, un’impresa impossibile, ma riesce comunque a fornire elementi che lo arricchiscono. Forse è più facile il compito di Vanessa Kirby, prototipo estremo della moderna moglie trofeo. A parte loro due non c’è spazio per nessun altro, con l’esclusione forse di Rupert Everett nei panni del duca di Wellington. Ma la vera terza star del film è il cappello, inizialmente indossato con una diagonale un po’ sbarazzina. Il momento in cui Napoleone lo raddrizza può essere tranquillamente considerato l’inizio della sua formidabile carriera e del suo terribile bilancio umano, ricordato nei titoli di coda.
Jonathan Romney, Sight and Sound

La chimera
Josh O’Connor, Carol Duarte, Isabella Rossellini
Italia / Francia / Svizzera 2023, 130’. In sala
La chimera (dr)

Il nuovo film di Alice Rohrwacher è un’incantevole commedia fantasy sul perduto amore: chiassosa, divertente, festosa, arricchita dallo stile assolutamente riconoscibile dell’autrice. È un film brulicante di vita con personaggi che combattono, cantano, rubano e sfondano la quarta parete per rivolgersi direttamente a noi. Rohrwacher ci trasmette un’idea dell’Italia come scrigno di glorie passate, una necropoli di antiche eccellenze. Può essere saccheggiata per trarne manufatti e richiamare spiriti, al costo di ritrovarsi circondati da fantasmi. Nella Toscana degli anni ottanta, Arthur (un formidabile Josh O’Connor) è un trasandato inglese, ex studioso di archeologia, che ha preso l’aria e i modi di un gangster. Quando lo incontriamo è appena uscito di prigione, ma dal suo passato, oltre ai suoi studi, emergono l’amicizia con un’anziana aristocratica del luogo e l’amore per la figlia della donna, che ora non c’è più. Grazie a una bacchetta da rabdomante, Josh è capace d’individuare inestimabili antichità etrusche e intorno a lui si è creata una bizzarra gang di tombaroli. La chimera è un film che riempie il suo spazio immaginario e racconta un’eccentrica storia d’amore nel suo fluente dialetto cinematografico.
Peter Bradshaw, The Guardian

Fingernails

Struggimento e raccapriccio camminano mano nella mano in questa storia d’amore fantascientifica diretta dal greco Christos Nikou. In un prossimo futuro gli scienziati hanno messo a punto dei test per trovare il partner ideale. Anna (una Jessie Buckley radiosa malgrado l’acconciatura più ingrata dai tempi della permanente di Cameron Diaz in Essere John Malkovich) ha un rapporto “testato” con Ryan (Jeremy Allen White), ma è sentimentalmente persa. Il suo nuovo collega Amir (Riz Ahmed) la mette in subbuglio, mentre Nikou si scaglia contro i cliché delle commedie romantiche: l’amore è ineffabile, impermeabile alla scienza, refrattario agli schemi.
Jeannette Catsoulis, The New York Times

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1539 - 24 novembre 2023
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