Da qualche parte sulla costa baltica della Germania, il fotografo Felix e lo scrittore Leon affittano una casa per lavorare durante l’estate. Là incontrano Nadja, una donna giovane, solare e libera. Sedotto dall’atmosfera vacanziera, Felix abbandona ogni proposito lavorativo, mentre Leon non molla il suo romanzo e si prepara a vivere un’estate davvero triste. Leon è il personaggio più dichiaratamente comico mai creato da Christian Petzold. A prima vista Il cielo brucia, Orso d’argento a Berlino, sembra un film più leggero dei precedenti del regista tedesco. Ma in realtà sotto la superficie brillante si agitano correnti che muovono temi più oscuri come la mortalità, la natura del processo creativo, la crisi climatica (che prende la forma degli incendi che infuriano appena oltre l’orizzonte). Non che Leon se ne renda conto mentre osserva gli altri da lontano, chiuso nel suo risentimento. E non sono le uniche cose di cui lui e gli altri non si rendono conto, finché non sarà troppo tardi.
Wendy Ide, The Observer
Germania 2023, 102’. In sala
Stati Uniti 2023, 104’. In sala
Con Silent night, John Woo torna a firmare un action movie negli Stati Uniti dopo Paycheck (2003) e sembra più che mai ansioso di recuperare il tempo perduto. Nei primi minuti vediamo un uomo, Brian, inseguire una gang messicana al rallentatore mentre un palloncino rosso sorvola l’azione, sospinto dalla musica di un carillon. Anche senza colombe che volano non è difficile capire che dietro la macchina da presa c’è il leggendario regista di Hong Kong. Per il resto l’unico pregio del film è di sembrare tanto anonimo quanto strano. Alla fine dell’inseguimento, Brian è ferito alla gola, sopravviverà, ma non potrà più parlare. Ecco un altro aspetto interessante: togliendo i dialoghi da un revenge movie tipo Taken, in cui un bianco stermina metà della popolazione ispanica del suo quartiere solo per arrivare al capo della gang che ha ucciso suo figlio, non si perde niente. I dialoghi non potrebbero aggiungere molto. Ma forse c’entra anche il fatto che Brian non ha praticamente niente da dire.
David Ehrlich, IndieWire
Francia 2023, 120’. In sala
Dopo essere stati En thérapie in tv, Nakache e Toledano si ributtano sul cinema con qualcosa di familiare, un’accoppiata di personaggi, cosa che in passato li ha portati al successo (Quasi amici). Albert (Pio Mamaï) e Bruno (Jonathan Cohen) sono due patetiche vittime del sistema capitalistico. Preferendo soccombere che limitare i loro consumi, sono finiti nell’inferno dei debiti. S’incontrano fortuitamente e rimangono insieme, che si tratti di scroccare un pasto durante una conferenza di ambientalisti radicali o di partecipare a riunioni di autoaiuto per le vittime dell’indebitamento. La prima occasione permette ai registi di allestire uno scontro comico molto efficace, la seconda invece ha il pregio di introdurci al personaggio di Henri (Mathieu Amalric), solerte sponsor dei consumatori anonimi ma lui stesso affetto dalla dipendenza, inebriato dal brivido del gioco d’azzardo e bandito da tutti i casinò del paese.
Jacques Mandelbaum, Le Monde
Stati Uniti 2023, 88’. In sala
Pj (Rachel Sennott) e Josie (Ayo Edebiri) frequentano un tipico liceo suburbano, sono migliori amiche, sono lesbiche e sono socialmente emarginate. E c’è un’ulteriore frustrazione: hanno una cotta per due cheerleader che a malapena le riconoscono. Per attirare la loro attenzione creano un club di autodifesa per sole ragazze. Emma Seligman, che ha scritto la sceneggiatura con Sennott (entrambe sotto i trent’anni), cerca di resuscitare un genere glorioso ormai abbandonato come la commedia adolescenziale e lo fa declinandola secondo i suoi riferimenti generazionali. Nell’insieme i pregi di Bottoms superano i suoi difetti. E questo è un risultato importante.
Richard Brody, The New Yorker
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