Tara (Mia McKenna-Bruce), Skye (Lara Peake) ed Em (Enva Lewis) arrivano a Malia, a Creta, pronte a trasformare la località turistica nella loro edonistica isola che non c’è. A mille chilometri da casa – e dai risultati degli esami – berranno fino a vomitare, rimorchieranno ragazzi che non rivedranno mai più e Tara, si spera, perderà la verginità. Descritto da Molly Manning Walker come vagamente autobiografico, il filmè costruito intorno a piccoli momenti che rivelano la cultura del sesso e del consenso nelle sue sfumature più crude. E la regista riesce a rendere credibili sia quelli spensierati sia quelli più gravi. Una storia ordinaria che diventa potente perché Walker e il suo cast sanno esattamente come raccontarla. Clarisse Loughrey, The Independent
Regno Unito / Grecia 2023, 91’. In sala
Francia 2023, 100’. In sala
Louis è così gentile che passa inosservato nel grande studio legale in cui lavora. Comincia a esistere a causa di una diagnosi errata. L’attore Rudy Milstein, passato alla regia, dimostra che è possibile fare una commedia elegante che parla di cancro, sviscerando con energia la spirale di bugie dietro ai silenzi familiari o alle ipocrisie dell’ambiente professionale. Vincent Dedienne, nei panni di Louis, scatena un fantasioso sconcerto di fronte a due tigri (Clémence Poésy e Géraldine Nakache, quest’ultima formidabile come attivista che non ha tempo da perdere in smancerie). Lo stesso regista si ritaglia un ruolo gustoso: un ragazzo che un ictus ha reso completamente insensibile, in una società che lo diventa ogni giorno di più.
Guillemette Odicino, Télérama
Stati Uniti 2023, 132’. In sala
Praticamente un horror schiacciato sotto il peso di una cupa incursione nel mondo del wrestling, il film del canadese Sean Durkin è anche un ritratto di miseria domestica. The warrior è tratto dalla storia vera della famiglia Von Erich. All’inizio, negli anni sessanta, Fritz è un lottatore professionista che non si preoccupa di vestire i panni del cattivo pur di sostenere la moglie e i figli, che ha cresciuto con l’idea che tutto il mondo sia contro di loro. Negli anni ottanta, i Von Erich sono diventati una dinastia di lottatori. Il secondogenito Kevin (Zac Efron) e i suoi fratelli si sono conquistati un posto al sole grazie al wrestling, ma le cicatrici peggiori se le sono guadagnate “combattendo” per ottenere l’approvazione del padre. Il vero oggetto del film non è lo sport ma l’abuso sistematico subìto dai fratelli Von Erich sul ring più spietato, quello della loro casa. Al di là di qualche momento di leggerezza, il film colpisce duro e alla fine mette al tappeto.
Barry Hertx, The Globe and Mail
Stati Uniti 2023, 100’. In sala
Con una buona dose di coraggio, al limite del sacrilegio, James Marsh ha realizzato una biografia hollywoodiana di Samuel Beckett. Cercando d’immaginare cosa ne avrebbe detto lo stesso Beckett, bisogna ammettere che il film, anche se non manca di autocompiacimento, è ben recitato e affronta con verve la storia dello scrittore. Gabriel Byrne è sufficientemente austero e quasi buffo. Ma Aidan Gillen nei panni di James Joyce finisce per rubargli la scena.
Peter Bradshaw, The Guardian
Spagna 2022, 74’. In sala
Chiunque sia passato per un ufficio immigrazione statunitense, sa che può essere un luogo terrificante. Il viaggio di un architetto venezuelano e una ballerina spagnola, che hanno scelto Miami per costruirsi una nuova vita, tra le quattro mura senza finestre di una stanza dell’aeroporto di New York, si trasforma in un thriller straziante. Girato in economia e grande realismo, il film funziona grazie a una sceneggiatura intelligente e ai suoi protagonisti.
Andrea G. Bermejo, Cinemanía
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