Velenoso, inquietante e molto divertente, il film di Todd Haynes è un’acrobazia tonale. Si parte dal fascino pruriginoso di uno scandalo su cui s’innesta il processo “parassitario” messo in atto da un’attrice. Un’ambigua Natalie Portman è Elizabeth, un’attrice famosa piombata a Savannah per studiare un personaggio. Deve interpretare Gracie (Julianne Moore) madre e moglie molto popolare in città, finita sui giornali vent’anni prima per una storia d’amore illecita con il suo attuale marito (ottimo Charles Melton) che ha 23 anni meno di lei. Anche se l’ambientazione è meno elegante di quelle a cui ci ha abituati Haynes, il regista sguazza nel melodramma della storia, cattura in modo spiritoso il rapporto tutt’altro che fluido tra attore e soggetto, una specie di simbiosi ostile, di tacita rivalità. La sceneggiatura aggiunge gradualmente elementi che colorano i personaggi e le due attrici sono sublimi: molto antipatiche e molto divertenti. Wendy Ide, The Observer
Stati Uniti 2023, 117’. In sala
Francia 2022, 93’. In sala
A parte il mutismo sono pochi i punti in comune tra i due protagonisti del primo lungometraggio di Guillaume Renusson. Il vedovo Samuel parte alla ricerca del suo passato in un rifugio alpino in mezzo al nulla. Sui monti incrocia Chereh, rifugiata afgana in fuga dalle autorità, che cerca di raggiungere la Francia dall’Italia. Da questo incontro fortuito nascono due film. Nel primo il protagonista si vede più o meno costretto a proteggere una sconosciuta minacciata da una specie di milizia xenofoba. Per Samuel è anche un modo per superare i suoi traumi. Il secondo film, più interessante, dà un’altra accezione al titolo, e attinge al genere dei film di sopravvivenza. Ideali il martire di As bestas Denis Ménochet e Zar Amir Ebrahimi, premiata a Cannes per Holy spider. Mescolando Essential killing di Jerzy Skolimowski e Il grande silenzio di Sergio Corbucci il promettente Sopravvissuti cattura due interpretazioni importanti e l’essenza dei suoi modelli.
Thierry Méranger, Cahiers du Cinéma
Francia 2023, 84’. In sala
Cléo (Louise Mauroy-Panzani), sei anni, è legata in modo viscerale alla sua tata Gloria (Ilça Moreno Zego). Quando la donna torna a Capo Verde dove l’aspetta la sua famiglia, Cléo ottiene la possibilità di passare un’ultima estate con l’adorata Gloria. Le due attrici sono magnifiche, impossibile non commuoversi. Il ricorso all’animazione per colmare il non detto, funziona sul piano estetico, ma finisce per rendere un po’ troppo limpida una storia straziante.
Clarisse Fabre, Le Monde
Algeria/Francia/Taiwan/Qatar/Arabia Saudita 2022, 90’. In sala
All’inizio del cinquecento l’emiro Selim governa Algeri sotto il giogo spagnolo. Si accorda con il corsaro ottomano Barbarossa che dopo aver liberato la città tradisce Selim ed è proclamato sultano. Ma una donna sfida il corsaro: è la regina Zafira che secondo la leggenda si avvelenò dopo la morte del marito Selim. Mito e storia s’intrecciano in un film spettacolare, dove lo sfarzo convive con la barbarie. Il primo lungometraggio di Damien Ounouri, coprodotto e corealizzato dall’attrice Adila Bendimerad, è molto bello da guardare, con costumi e scenografie sontuosi, e nonostante il tono romanzesco riesce a mandare un discreto messaggio, femminista e anticoloniale.
François Forestier, L’Obs
Italia / Francia / Regno Unito 2024, 129’. In sala
Zoe offre il suo corpo per ospitare i ricordi di una donna morta, scaricati su un disco rigido. Così l’addolorato vedovo Sal (Gael García Bernal in modalità cucciolo) potrà riassaporare la presenza della moglie. Di fronte a tanti problemi e tante questioni interessanti, Piero Messina preferisce sviscerare film simili (Strange days, Se mi lasci ti cancello) sperando che, per associazione, il suo film possa dare l’idea di avere un senso. Non è così.
Kevin Maher, The Times
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