Dopo Caterina e i capellosi, ecco la seconda avventura della piccola ed effettivamente molto capelluta Caterina. Ancora una volta l’autore fa centro con la sua poesia gentilmente anarchica per bambini, in linea con la storia del fumetto. L’intera storia del fumetto popolare umoristico, soprattutto quello statunitense ma non solo, è stata segnata infatti da una connotazione sfrontatamente e allegramente anarchica, da noi ne è emblematico Jacovitti. Nel 2014 uscì anche un volume dal titolo eloquente: Society is nix. Gleeful anarchy at the dawn of the american comic strip. L’editore era la Sunday Press Books, specializzata nella riedizione dei coloratissimi fumetti dei supplementi domenicali in formato gigante – le cosiddette Sunday pages – con i quali i quotidiani nei primi decenni del secolo triplicavano o anche quadruplicavano le vendite rispetto al resto della settimana quando uscivano le normali comic strip in bianco e nero. Caterina è però più vicina alla meravigliosa Stefi di Grazia Nidasio che sulle pagine del Corriere dei Piccoli osava rileggere la Bibbia in maniera gioiosamente caustica. Lo spirito bambina, o bambino, è tutt’uno con quello anarchico: libera e più o meno responsabile, Caterina impara come sia importante lavarsi i denti e come i mostri, cioè i più rozzi, sporchi e marginali nella società, siano in fondo dei buoni diavoli. Con cui fare magari una piccola orchestra rock. Ovviamente anarchica. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati