Ci troviamo a Ginevra, tra il lussuoso comune di Cologny e la rue du Rhône. Il tema della storia è dichiarato fin dall’inizio: “Il 2 luglio 2022, a Ginevra, ha fatto notizia una clamorosa rapina. Questo libro racconta la storia di quell’assalto”. Non potrebbe essere più esplicito di così. Subito dopo s’innesca un doppio conto alla rovescia. Prima quello dei ladri: “La Casquette” e “La Cagoule” hanno sette minuti per operare. Poi si torna indietro a venti giorni prima della rapina, poi diciannove, poi diciotto. Si comincia dunque dal giorno 20 con toni da fiaba contemporanea: “C’era una volta una casa moderna”. In questo grande cubo di vetro vive la famiglia ideale: Arpad e Sophie sono belli, ricchi, innamorati e sono anche genitori premurosi di due splendidi bambini. Lei è avvocata e lui banchiere. Anche Greg e Karine Liégan vivono a Cologny ma in un complesso residenziale molto più modesto: lui agente di polizia e lei commessa con due bambini turbolenti. Mentre Karine e Sophie diventano amiche, Greg sviluppa un’ossessione per la nuova amica di sua moglie e comincia a spiarla, attirando i lettori nelle sue inclinazioni voyeristiche. Greg alza l’asticella e usa anche strumenti di sorveglianza che “prende in prestito” dalla sua brigata di polizia e scopre che Arpad nasconde un segreto. A tutto questo si aggiunge un misterioso individuo che si aggira nella zona con la sua auto con targa francese. Chi è? Ha qualcosa a che fare con la rapina che stanno preparando? L’autore gioca con luci e ombre e svela uno dei temi del libro: il carattere ingannevole delle apparenze e delle storie che si racconta ognuno di noi.
Caroline Rieder, La Tribune de Genève
Nella vita di Lucia Wade (la ex moglie sceneggiatrice di un noto regista) entrano ed escono decine di pazzi – il suo regista, il suo poco intelligente produttore che si ciba solo di granola, un grande scrittore e una serie di gentiluomini assortiti: Philip tutto vestito in jeans e “pronto per una relazione seria”, Arnold affascinato dalle celebrità che si butta sotto la doccia subito dopo aver fatto l’amore e il grasso Vincent dagli occhi verdi, che molla Lucia per una donna più grande (lui ha 35 anni, lei 47) e si trasforma da giovane genio del Village in bruto di Hollywood. Eleanor Perry infila spilloni in molte bamboline vudù e la sua descrizione di Vincent ha il sapore della vendetta, ma scrivere come forma di terapia confonde la prospettiva dell’autrice e lascia il lettore con la sensazione poco confortevole che le cose non siano tutte sotto controllo. Ogni uomo che compare nel libro è un subumano e questo potrebbe lasciarci perplessi se non fosse che Eleanor Perry è così divertente da farsi perdonare moltissimo. Pagine azzurre (così si chiamano le pagine rimaneggiate delle sceneggiature, simbolo dello stupro creativo degli studios) è un giro di giostra velocissimo e pungente nella giungla del sessismo e avere Perry tra di noi come romanziera è un autentico piacere.
Mark Rogers, The New York Times
Sulle strade di mio padre, il debutto letterario del sociologo brasiliano José Henrique Bortoluci, ha attirato l’attenzione di editori internazionali ben prima dell’uscita in Brasile. Un caso molto raro. Il libro è un saggio autobiografico basato sulle interviste dell’autore con suo padre che ha lavorato come camionista per cinquant’anni. La vita della famiglia aveva due centri: uno nella città di Jaú, dove sua madre faceva mille lavoretti per mantenere i figli, e l’altro in lungo e in largo per il Brasile, in giornate lavorative che non avevano né inizio né fine. Il padre, Didi, incarna una figura allo stesso tempo fondamentale e rinnegata nella storia del Brasile, ignorata dal grande racconto del paese o resa come stereotipo astratto. Il libro dà finalmente un nome e un’individualità alla figura del camionista. La storia delle ferite e delle cicatrici di Didi è la storia di un paese che ha dato la precedenza al trasporto su strada e all’idea di progresso che gli era stata associata, soprattutto durante la dittatura militare, quando cominciarono i lavori per la costruzione della Transamazzonica. È anche una storia sulla mascolinità, sulla paternità e sull’ascesa sociale dello stesso Bortoluci. Quando Didi si ammala di cancro la sua tragedia personale si mescola con quella del paese governato da Jair Bolsonaro e con il suo sistema sanitario in rovina. Bortoluci è convinto che l’arte debba aiutare il Brasile a metabolizzare la sua storia recente.
Diogo Bachega, A Folha de São Paulo
A cavallo tra biografia e romanzo, Fanny Stevenson. Tra passione e libertà racconta le avventure della moglie dello scrittore Robert Louis Stevenson (1850-1894). Niente nell’infanzia di Fanny passata in una fattoria dell’Indiana lasciava presagire la sua fuga coraggiosa dalle convenzioni vittoriane, a parte forse la religione universalista del padre che ha sempre educato le figlie all’indipendenza. Dopo aver seguito il primo marito nelle miniere del Nevada e poi a San Francisco, lo lascia per andare a studiare pittura a Parigi dove incontra Robert Louis Stevenson che presto la segue in California dove lei, scandalizzando la sua famiglia, divorzia dal marito alcolista e infedele. I due si sposano e cominciano a viaggiare nel sud della Francia, a New York, alle Hawaii e nei mari del sud. Lapierre fa riemergere la figura unica di questa donna in un racconto pieno di dettagli che ricostruisce ipotetiche conversazioni per restituirci anche i suoi stati d’animo.
Kirkus Reviews
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