Cultura Suoni
World wide Whack
Tierra Whack (Alex Da Corte)

Da qualche anno Tierra Whack è considerata una sperimentatrice, la Missy Elliott della sua generazione grazie a Whack world, quel debutto del 2018 che durava solo quindici minuti. Tuttavia è con l’ultimo disco che la rapper di Filadelfia dimostra la sua evoluzione, immergendosi in generi diversi. I primi brani di World wide Whack fanno pensare ai suoi lavori precedenti ma anche quando si guarda indietro la musicista cerca sempre di far librare la sperimentazione. Inoltre sembra che non abbia intenzione di tenersi dentro nulla, cosa che diventa più evidente nella sezione centrale dell’album, dove i testi e la musica si fanno più oscuri per condurci nella psiche di Whack. Un esempio è 27 club, una ninna nanna catartica che ricorda qual è l’obiettivo: creare un disco vulnerabile che possa ospitare sentimenti conflittuali. Nella discografia di questa artista abbiamo visto vari colori ma l’onestà di World- wide Whack lo rende il suo lavoro più coraggioso. In questa musica sembra essersi persa e ritrovata lei stessa.
Lily Blakeney-Edwards, Clash

Only God was above us
Vampire Weekend (Michael Schmelling)

“Un viaggio dal cinismo all’ottimismo”. Ezra Koenig ha presentato così il quinto album dei Vampire Weekend, Only God was above us. Il disco comincia con il verso sussurrato “fuck the world” e termina con una canzone chiamata Hope (speranza). Riassume al meglio lo stile della band e lo fa deflagrare in un’esplosione selvaggia di coriandoli indie a base di ansia, punk, jazz e gioia. Se il precedente Father of the bride del 2019 era stato presentato come progetto solista di Koenig, Only God was above us è stato pubblicizzato come un lavoro collettivo. La formazione originale del 2006 della band, con il batterista Chris Tomson e il bassista Chris Baio, è ripristinata. C’è anche il polistrumentista Rostam Batmanglij, presente in studio come ospite. Koenig ha spiegato di aver trascorso i cinque anni tra una pubblicazione e l’altra a rilassarsi con sua moglie (l’attrice Rashida Jones) e il figlio tra Londra e Tokyo. Il trauma degli eventi mondiali degli ultimi anni si percepisce sia nei suoni sia nei testi di queste canzoni, ma le brillanti melodie di Koe­nig incoraggiano i fan a ballare sul disastro. Only God was above us prende il nome da un titolo di giornale del 1988, in cui un sopravvissuto a un incidente aereo rifletteva su come si sentiva mentre il tetto dell’aereo veniva strappato via. Un titolo che cattura davvero l’atmosfera di questa musica, poiché invita tutti noi a sentire il vento tra i capelli anche se siamo circondati dalla catastrofe.
Helen Brown, Independent

Scommetto che per Daniel Kurganov e Constantine Fine-house eseguire le sonate di Brahms con strumenti storici è stata un’esperienza illuminante. Per esempio, la sonorità leggermente ammuffita e dai registri molto diversi del pianoforte Streicher del 1868 utilizzato nelle prime due sonate si fonde magnificamente con la patina simile a quella di un violino country del Guarnerius del 1706. Nell’op. 78 si notano distinzioni timbriche tra le linee dei bassi del pianoforte, i contrappunti del tenore e le melodie degli acuti che di solito sono meno evidenti. Forse le caratteristiche di questi strumenti accrescono la capacità di Kurganov e Finehouse di raggiungere un’affascinante leggerezza e trasparenza, insieme a un’infallibile fusione d’insieme. Per la sonata in re minore, Finehouse utilizza un Chickering a coda del 1886, la cui sonorità più uniforme e la gamma dinamica più ampia si adattano alla natura corposa della musica. Qui Kurganov e Finehouse dimostrano una straordinaria sincronia nel dare forma ai ritmi incrociati di Brahms. La combinazione di strumenti storici e interpretazioni fresche e comunicative farà piacere a chiunque ami queste opere.
Jed Distler, ClassicsToday

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1558 - 12 aprile 2024

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