Titus Crown è un ex agente dell’Fbi che trova lavoro come sceriffo in una comunità rurale della Virginia. È nero. L’azione comincia con l’allarme per una sparatoria alla Jefferson Davis high school. Lo sceriffo raduna i suoi agenti, bianchi e neri, sperando che l’assalitore non abbia un AR-15 o un AK-47, una di quelle armi “progettate per portare la morte a mucchi, come un contadino che lancia i suoi semi”.Invece di un massacro trovano una sola vittima, l’amatissimo insegnante di geografia, il signor Spearman. Bianco. L’assalitore, Latrell McDonald, viene ucciso dagli agenti di Titus quando si rifiuta di gettare l’arma al grido di: “Sono diventato io la morte!”. Quando Titus riesce ad avere il telefono dell’insegnante ci trova immagini di sevizie e omicidi. Le vittime sono tutti bambini e tutti neri. Latrell e Spearman erano parte di un terzetto di serial killer e il terzo assassino è ancora libero. Il lavoro di Titus è cercarlo in una comunità del sud che Cosby descrive come “una terra di nessuno tra gente che credeva in lui, gente che lo odiava per il colore della sua pelle e gente che lo credeva un traditore della sua stessa razza” . Quello che rende speciale questo thriller, quello che gli dà vero spessore e profondità è la descrizione della vita di provincia e delle interazioni, spesso violente, tra bianchi e neri.
Stephen King, The New York Times
Questo piccolo ma brillante romanzo, vincitore del Prix du livre inter 2023, racconta la conquista dell’Algeria. È un testo breve in cui ogni parola sembra attentamente soppesata. Fin dalle prime pagine siamo colpiti dalla lingua asciutta e poetica di Mathieu Belezi, scrittore francese che vive in Italia. Attaccare la terra e il sole descrive la vita quotidiana di Stéphanie, una colona giunta in Algeria negli anni quaranta con il marito, i figli e i cognati. Non c’è nessuna ideologia in questa donna, si accontenta di seguire l’invito delle autorità francesi che promettono una terra vergine da sfruttare. Ma le speranze presto vengono deluse: quel paradiso che il governo gli ha promesso è lontanissimo e loro si trovano ammucchiati in tende militari in un buco sperduto che l’esercito ha il coraggio di chiamare una colonia agricola. La delusione sarà ancora peggiore per un soldato francese che è l’altro personaggio centrale del romanzo. Lui crede di essere stato spedito laggiù per partecipare alla “pacificazione” del paese. Così i suoi superiori gli avevano descritto l’operazione (evidentemente Vladimir Putin non si è inventato nulla). In realtà assisterà alle più efferate atrocità e vi prenderà parte in una sorta di ebbrezza di violenza. Il suo editore paragona Mathieu Belezi a William Faulkner e si capisce perché: in questo romanzo sentiamo il fango, la miseria e l’ignoranza di un mondo capace di infliggere tormenti di questo tipo.
Alexandra Schwartzbrod, Libération
I mari che circondano la Norvegia sono ricchi di storia, attraversati da rotte fondamentali per i commerci che nascondono molti segreti. Il cimitero del mare di Aslak Nore parte da una storia vera, l’affondamento di una nave passeggeri, per addentrarsi nella descrizione di un conflitto familiare e di quella ferita ancora aperta che è stata l’occupazione nazista della Norvegia durante la seconda guerra mondiale. Nella realtà la Prinsesse Ragnhild affondò nel 1940 al largo della costa settentrionale della Norvegia portandosi dietro 78 persone. L’incidente fu attribuito all’esplosione di una mina ma nel romanzo la questione rimane molto aperta. In queste pagine c’è molto di più del racconto di un Titanic norvegese. Aslak Nore intreccia la storia della guerra con il dramma di una ricca famiglia spaccata dopo la morte della matriarca Vera Lind. La donna dice di aver lasciato un manoscritto, Il cimitero del mare, in cui ci sono verità molto scomode che potrebbero mandare in rovina la famiglia. La corsa per trovare frammenti di questo libro disperso s’intreccia con storie di guerra in Kurdistan e Afghanistan, affari dei servizi segreti norvegesi e traumatici ricordi dell’occupazione nazista. In parte saga familiare e in parte storia di spionaggio, Il cimitero del mare è un libro ambizioso che cresce lentamente. E vale la pena di lasciarsi prendere perché solo quando questo romanzo nel romanzo si sviluppa pienamente e leggiamo le pagine di Vera Lind la tensione cresce davvero.
Glen Pearce, Nordic Watchlist
Virgil Wander si svolge a Greenstone, Minnesota, un luogo agonizzante, cristallizato nell’ambra della sua stessa nostalgia. Bob Dylan una volta è stato qui, quando forò due gomme e trovò un pezzo di vetro nel suo hamburger. Ci scrisse una canzone sopra ma nessuno sa esattamente quale. Oggi Greenstone ha talmente bisogno di un rilancio che si è inventata un festival chiamato Hard luck days. Questo particolare tipo di feroce autoironia è l’unica merce che la cittadina riesce a fabbricare ed è anche la specialità del narratore, Virgil Wander, il gestore del cinema locale. Lui è un uomo malinconico del midwest e si descrive come uno “che vola a media altezza e aspira vagamente alla decenza”. Un giorno Virgil perde il controllo della sua auto e finisce in un lago ghiacciato. Si risveglia in ospedale “con un leggero trauma cerebrale” che gli danneggia la memoria e la parola. Gli viene detto di predersela con calma e così fa anche il romanzo, mentre il protagonista cerca di riscoprire se stesso in queste pagine calde e un po’ nebulose.
Ron Charles, The Washington Post
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati