“Potrei mangiarmela per pranzo / Sì, lei balla sulla mia lingua, ha il sapore della donna giusta per me”. Dice più o meno così il ritornello di una delle canzoni pop dell’anno, Lunch di Billie Eilish. E di recente molte altre artiste cantano l’amore lesbico, con testi pieni di lingue, carezze, cosce e sapori.

St Vincent rivela il suo appetito nel brano Flea: “Sono come una pulce affamata / Salto sul corpo caldo di qualcuno… Ti guardo e vedo carne”. In Princess peach, la star lesbica della trap Young Miko gioca con il significato delle emoji: “Con una pesca come quella / come potrei avercela con te?”. Quest’anno, in occasione del festival di Coachella, la cantante bisessuale rnb Victoria Monét ha posizionato il microfono come uno strap-on durante un set molto lascivo. La performance virale di Ludmilla ha incluso teneri baci con la moglie durante la piccante canzone d’amore Maldivas (“Posso giocare per tutta la notte e tu puoi chiedermi il bis”). L’esibizione di Reneé Rapp è stata presentata dal cast della serie drammatica a tema lesbico The l word, mentre Chappell Roan ha fatto cantare a migliaia di persone il ritornello di Casual – “sono sprofondata nel sedile del passeggero mentre mi lecchi appassionatamente” – avvolta in una maglietta con la scritta: “Leccami”.

“Questo rinascimento lesbico nella scena pop è fantastico”, commenta l’australiana Peach PRC, al secolo Shaylee Curnow. “Il pop lesbico è sempre stato caratterizzato da un orientamento cantautoriale”, di cui fanno parte artiste come Indigo Girls, k.d. lang, Joan Armatrading e Tegan & Sara. “Mi piace quella musica, ma voglio anche muovere il culo con una canzone che parla di ragazze”. Curnow ha messo in atto le sue idee con l’inno da discoteca Like a girl does, in cui attacca la figura del maschio misogino onnipresente nell’esperienza delle donne lesbiche: “Pensa che ti farà cambiare idea con il suo cazzo / ma non saprà mai scopare come scopa una ragazza”.

Crescita graduale

Questa ondata di brani arriva dopo una graduale crescita della musica queer femminile nell’ultimo decennio e soprattutto nel 2018, con l’uscita di Pynk di Janelle Monáe, sfacciatamente vaginale, di Expectations di Hayley Kiyoko e di Pussy is god di King Princess.

Quest’ultima, il cui vero nome è Mikaela Straus, sottolinea che nel 2018 “l’ambiente era molto diverso da oggi. Non erano molte le ragazze che parlavano di fica”. Straus ricorda l’agitazione prima dell’uscita del suo singolo e la paura che fosse considerato inappropriato. “Ma ero convinta che fosse una bella canzone. Parla di amare una donna con una fica da paura”. Straus è “felicissima” che molte artiste parlino di amare una donna, un fenomeno che attribuisce anche all’apertura mentale della comunità di TikTok: “Lì non ricevi messaggi d’odio quando parli dell’essere gay. Oggi le persone capiscono quanto sia cool leccare una fica”.

Billie Eilish, Lunch (youtube)

“Sono eccitata pensando al futuro. Spero che le canzoni diventeranno ancora più esplicite!”, spiega Amber Bain, cantautrice britannica conosciuta come Japanese House. Bain è convinta che questi brani libidinosi segnino un cambiamento positivo rispetto al periodo in cui è cresciuta, all’inizio degli anni duemila. “Uno dei momenti più importanti del’auto-accettazione arriva durante gli anni formativi, quando ti vedi riflessa in qualcuno che ammiri”, spiega Bain, aggiungendo che le adolescenti lesbiche della sua generazione provavano spesso “confusione e vergogna” perché non c’era nessuno che le rappresentasse. “Muna si esibisce nei concerti di Taylor Swift, Chappell Roan sta avendo un successo strepitoso, Billie Eilish parla della sua omosessualità. Può essere solo una cosa buona”.

Touching yourself, canzone indie-pop scritta da Bain, parla di desiderio, sexting e masturbazione (“Mi ha inviato un messaggio e non riesco a pensare ad altro / Ora ti immagino mentre ti tocchi”). Bain dice che questi versi così espliciti non devono essere riferiti solo ai rapporti omosessuali – “Non c’è nulla di specificamente gay nell’erotismo, l’amore e il sesso sono universali” – ma non si preoccupa minimamente del rischio di allontanare il pubblico che non fa parte della comunità lgbt. “Spero proprio di essermi ficcata in una scatola queer”.

Attualmente in tour negli Stati Uniti, Bain cerca un bar gay in tutte le città che visita, per sentirsi al sicuro e accolta. Vorrebbe riportare la stessa atmosfera nei concerti. “È una comunità. Non serve che tutto il mondo ascolti la mia musica. Il fatto che i miei fan siano gay o accettino i gay per me è solo un bene”.

Non si torna indietro

Tracce autenticamente queer come quelle di Bain rappresentano un’evoluzione incoraggiante rispetto alla canzoni che giocano superficialmente con temi saffici, a cominciare da I kissed a girl di Katy Perry e Girls di Rita Ora, in cui l’amore lesbico è inquadrato come una conseguenza casuale di un gioco malizioso. La britannica Girli accosta I kissed a girl a momenti come il famoso bacio a tre tra Britney Spears, Madonna e Christina Aguilera agli Mtv awards del 2003. “Quella roba mi ha fatto tornare indietro di anni”, racconta.

Girli, il cui vero nome è Amelia Toomey, canta l’amore tra donne fin dai suoi primi singoli. A un certo punto ha pensato di smorzare i contenuti queer delle sue canzoni per ampliare il suo pubblico, ma poi ha cambiato idea. “C’è gente che ripete all’infinito: ‘Non ho problemi con il fatto che sei gay, ma perché me lo devi sbattere in faccia di continuo?’. Be’, io sento che le relazioni eterosessuali mi sono state sbattute in faccia da sempre”.

La sua canzone Matriarchy celebra “i peli dove ai ragazzi non piacciono / toccami nei punti che loro non riescono a trovare”, mentre il ritornello raggiunge l’apice: “Quanto ci tocchiamo, scopiamo per mandare a fanculo il patriarcato”. Le sue fan hanno risposto con entusiasmo, ma il brano ha suscitato tantissimi commenti negativi online. “Molti erano del tipo ‘mi viene da vomitare’ o ‘è disgustoso’”, racconta. Girli ha trovato la forza di andare avanti. “Ora i commenti omofobi mi scivolano addosso”.

Fuori dalla comunità di TikTok descritta da King Princess, l’omofobia è ancora presente. Eilish ha detto di aver perso centomila follower su Instagram dopo aver rivelato di essere attratta dalle donne. Ma, come molte artiste lesbiche e queer, non intende farsi intimidire. “Non me ne frega un cazzo”, ha dichiarato alla rivista Rolling Stone dopo aver precisato di essere “innamorata delle ragazze da sempre”. La canzone Lunch ha avuto una fonte d’ispirazione semplice, espressa con la schiettezza tipica delle stelle del pop saffico di oggi: “Ho capito che volevo mettere la mia faccia su una vagina”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati