Le sconvolgenti immagini di migliaia di afgani che all’aeroporto di Kabul cercano di salire sugli aerei pronti al decollo hanno messo in allerta i funzionari europei, spaventati dalla possibilità di un’imminente crisi migratoria. Dopo aver fatto uscire dall’Afghanistan i cittadini stranieri e gli afgani che hanno lavorato per la Nato, nelle capitali europee la principale preoccupazione è diventata impedire che decine di migliaia di profughi si riversino alle frontiere, con tutte le conseguenze politiche connesse.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto di voler trovare dei modi per “garantire opportunità ai profughi nelle vicinanze” dell’Afghanistan, cioè non in Europa. Il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che gli europei devono “proteggersi dai grandi flussi dell’immigrazione irregolare”. Questa freddezza riflette un sentimento ostile all’immigrazione che si è affermato in Europa negli ultimi sei anni. Il grande gesto di Merkel, che nel 2015 invitò nel suo paese i profughi da Siria, Iraq e Afghanistan, è acqua passata.
La porta si è richiusa. Merkel non ha intenzione di ripetere un invito generalizzato. Parigi chiede all’Unione europea che si decida insieme. Il Regno Unito annuncia che adotterà un metodo selettivo per accogliere le richieste di asilo. I leader di due dei più popolari partiti nazionalisti italiani hanno detto che non si dovrebbe accogliere nessuno. Ungheria e Bulgaria non accetteranno profughi.
Le immagini degli ultimi giorni hanno creato allarme in Europa ma la crisi migratoria si acuiva da mesi. Da gennaio 400mila afgani hanno dovuto abbandonare le loro case per via dei combattimenti. Di loro, 250mila sono stati costretti a sfollare da maggio, quando gli scontri si sono intensificati. Dal 2015 più di 550mila afgani hanno fatto domanda d’asilo in Europa, il secondo gruppo più numeroso dopo i siriani. Allo stesso tempo, negli ultimi cinque anni, l’Unione si è data da fare, senza troppo chiasso, per bloccare le sue frontiere orientali.
Dopo le scene di caos all’aeroporto di Kabul, arrivano notizie della paura degli afgani per la repressione che si scatenerà sotto i taliban. Le persone più preoccupate sono quelle che hanno beneficiato dei progressi fatti grazie agli statunitensi e agli europei: insegnanti, professionisti, funzionari governativi e soprattutto le donne. Ma non tutti sono sulle liste di chi può espatriare. Chi resta in Afghanistan dovrà affrontare il regime repressivo dei taliban, come quello che imposero tra il 1996 e il 2001? Al momento il ritorno di quei giorni non è la principale preoccupazione per gli europei. Il loro primo pensiero è contenere l’immigrazione. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati