Con la quarta ondata di contagi da covid-19 che minaccia di travolgere gli ospedali, i governi europei cominciano a essere esasperati oltre che ansiosi. Il 22 novembre il ministro della sanità tedesco Jens Spahn ha descritto la posta in gioco con parole forti: entro la primavera quasi tutti i tedeschi saranno “vaccinati, guariti o morti”. Il primo ministro olandese Mark Rutte ha etichettato come “idioti” i non vaccinati che hanno dato vita a violente proteste a Rotterdam, e il suo collega belga Alexander De Croo ha definito inaccettabili le scene viste a Bruxelles.
Rutte e De Croo ce l’avevano con la frangia violenta dei manifestanti, ma tra i leader europei il senso di frustrazione è generale: anche se era previsto che in autunno i contagi aumentassero, una significativa minoranza di cittadini sta aggravando la crisi rifiutando di vaccinarsi. Cosa fare con queste persone è diventato un vero dilemma politico per governi che cercano di conciliare le libertà civili con la necessità di proteggere gli interessi della società nel suo insieme. È un terreno insidioso per qualsiasi democrazia liberale. La risposta politica prevalente è stata aumentare la pressione sui non vaccinati, con restrizioni e certificati sanitari. Queste misure stanno diventando più rigide. In Belgio servirà il certificato di vaccinazione o un test negativo per entrare nei locali pubblici, e agli operatori sanitari è stato imposto l’obbligo di vaccinazione. In Germania regole simili sono state introdotte negli stati con più ricoveri.
Si tratta di misure comprensibili e giustificate, ma i governi dovranno procedere con estrema cautela. Dovrebbero evitare di seguire l’esempio dell’Austria, che ha annunciato l’obbligo vaccinale a partire da febbraio. Come ha affermato l’Oms, serve un approccio che non si basi solo sul vaccino, ma sottolinei l’importanza del distanziamento e della mascherina. E anche se in una pandemia le argomentazioni libertarie non possono prevalere sulla solidarietà sociale, le discriminazioni contro chi non vuole vaccinarsi devono essere accompagnate da campagne di persuasione più decise. Questo vale soprattutto per le fasce di popolazione in cui la fiducia nello stato è ai minimi storici. Una società spaccata in due sarebbe un regalo per l’estrema destra. In Austria il Partito della libertà, recentemente affossato da uno scandalo di corruzione, sta usando le proteste per rilanciarsi. In Germania è in corso un delicato dibattito per decidere se l’obbligo vaccinale violi o meno il diritto all’“integrità corporea” sancito dalla costituzione. A Berlino come altrove, sarà cruciale trovare soluzioni più consensuali. ◆ ff