Editoriali

Poche illusioni per l’Ucraina

I colloqui tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul e le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, che ha ribadito di essere pronto a dichiarare la neutralità del paese e rinunciare alle armi nucleari, hanno alimentato la speranza che il conflitto in Ucraina possa essere presto risolto. Ma queste speranze sembrano destinate a essere deluse, soprattutto perché niente suggerisce che il presidente russo Vladimir Putin sia disposto a mettere fine alla guerra e a rinunciare a sottomettere l’Ucraina.

Prima dell’invasione, le richieste russe erano solo pretesti per nascondere un attacco già deciso da tempo. Anche ammettendo che ora Mosca voglia trattare sul serio, a differenza che nei negoziati di Minsk del 2015, le probabilità di una soluzione rapida sono pochissime. La costituzione ucraina stabilisce l’esatto contrario della neutralità: contiene tre articoli che obbligano il presidente, il governo e il parlamento a perseguire l’adesione alla Nato e all’Unione europea. Possono essere cambiati, ma per la riforma costituzionale servirebbe almeno un anno, ha sottolineato lo stesso Zelenskyj.

Inoltre il concetto di neutralità nasconde diversi dubbi: l’Ucraina dovrebbe rinunciare all’adesione alla Nato o anche all’Unione europea? Il Cremlino sembra propendere per la seconda ipotesi. È difficile immaginare che dopo aver subìto questa aggressione gli ucraini siano disposti a rinunciare formalmente a un futuro europeo.

Ma anche se la neutralità riguardasse solo la Nato, bisognerebbe risolvere altri problemi enormi, come la rinuncia alla Crimea e all’Ucraina orientale. Migliaia di soldati ucraini hanno dato la vita per difendere il paese dal 2014. Non è detto che queste rinunce possano essere approvate in un referendum o in parlamento, per non parlare dei due terzi dei deputati che servono per una riforma costituzionale.

Zelenskyj inoltre ha chiarito che l’Ucraina è disposta a diventare neutrale solo se altri paesi garantiranno per la sua sicurezza, cioé si impegneranno a difenderla militarmente se aggredita, e se la Russia accetterà tutto questo con un trattato vincolante ratificato da entrambi i parlamenti. Nessun paese della Nato accetterà questa ipotesi, perché significherebbe far entrare l’Ucraina nell’alleanza dalla porta di servizio.

Infine, secondo Zelenskyj tutte queste concessioni saranno possibili solo a una condizione: il ritiro delle truppe russe. Questa ipotesi resterà fuori discussione per molto tempo, presumibilmente almeno finché Putin resterà al Cremlino. ◆ gac

Segnali d’allarme in Antartide

Il crollo della piattaforma di ghiaccio Conger, in Antartide orientale, coincide con una fase di temperature molto al di sopra delle medie stagionali nelle regioni polari. Apparentemente il fenomeno si deve a un “fiume atmosferico” che avrebbe intrappolato il calore sul continente. Le piattaforme sono lastre di ghiaccio galleggianti, senza le quali i ghiacciai sulla terraferma scorrono più rapidamente verso il mare. È normale che perdano massa, ma il crollo di un’intera piattaforma è un evento molto raro. Questo è stato uno dei crolli più significativi in Antartide orientale dall’inizio del nuovo millennio.

L’evento non provocherà un importante innalzamento del livello dei mari, ma è un’anticipazione di quello che succederà nei prossimi decenni a causa del cambiamento climatico provocato dall’uomo. Le regioni polari si stanno riscaldando molto più rapidamente rispetto alla media globale. Un’altra prova di questo fenomeno è l’aumento degli incendi nell’Artico. Man mano che la temperatura sale, si staccheranno piattaforme sempre più grandi, minacciando milioni di abitanti delle aree costiere.

Nel frattempo nella Grande barriera corallina australiana c’è stato un altro drammatico sbiancamento, che ha coinvolto 1.200 chilometri di coralli. L’evento è particolarmente allarmante perché è la prima volta che uno sbiancamento così grande avviene in corrispondenza del fenomeno atmosferico detto “la Niña”, che di solito riduce le temperature oceaniche. Dal 1998 l’aumento delle temperature ha già causato cinque sbiancamenti. Nel giro di 24 ore il pianeta ha confermato di essere sottoposto a uno stress enorme. È l’ennesima dimostrazione che la crisi climatica prosegue e che la nostra risposta è drammaticamente insufficiente. ◆ as

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1454 - 1 aprile 2022
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