Kaja Kallas, 45 anni, è la tipica politica nordeuropea. Passeggia liberamente per strada, fa jogging, va in bicicletta. Usa spesso Twitter, parla bene l’inglese, sa suonare la batteria e balla bene. Le piace condividere opinioni sui libri che legge, gioca a poker e tra il 2014 e il 2015, prima di diventare premier, aveva perfino partecipato alla versione estone di Čto? Gde? Kogda? (Cosa? Dove? Quando?), un popolare quiz televisivo nato ai tempi dell’Unione Sovietica.

La sua famiglia è stata vittima della repressione. “Mia mamma aveva sei mesi quando, insieme a mia nonna e alla mia bisnonna, fu mandata in Siberia su dei carri bestiame”, ha raccontato Kallas. Alla fine degli anni quaranta furono vittime della deportazione di massa degli estoni, dopo che il paese fu annesso all’Unione Sovietica. La famiglia Kartus (il cognome da nubile della madre) finì nel mirino perché imparentata con un componente dell’Omakaitse, una milizia attiva al fianco della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Gli antenati di Kallas rimasero dieci anni a Krasnojarsk, in Siberia, e solo nel 1959 tornarono nella Repubblica socialista sovietica estone.

Prima di fare politica, Kallas era un’avvocata, laureata in giurisprudenza all’università di Tartu nel 1999, e specializzata in legislazione antimonopolistica. Ha fatto rapidamente carriera e all’età di 27 anni è diventata socia del grande studio legale Luiga Mody Hääl Borenius e Tark & Co. “In quel periodo pensavo: ‘È tutto qui?’”, ha raccontato la premier. “Gli altri soci dello studio erano sulla sessantina e giocavano sempre a golf. Anch’io giocavo con loro, ma pensavo continuamente: ‘È davvero così che passerò il resto della mia vita?’”.

Suo padre, Siim Kallas, è un politico noto nel paese fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Esponente del Partito comunista, dal 1979 al 1986 ha diretto la filiale estone della banca di stato russa Sberbank. Dopo che nel 1991 il paese è tornato indipendente, ha diretto la Banca d’Estonia fino al 1995, per poi entrare in politica, fondando e guidando il partito liberale Riforma (Eesti Reformierakond), lo stesso della figlia. È stato ministro degli esteri, delle finanze e primo ministro dal 2002 al 2003. In seguito ha ricoperto incarichi nelle istituzioni europee e dal 2004 al 2014 è stato vicepresidente della Commissione europea.

Siim Kallas non si è ancora ritirato dalla politica. Anzi, si è candidato alle elezioni legislative del 5 marzo: ha ottenuto circa un quarto (7.393) delle preferenze della figlia, che è stata votata da più di 31mila elettori nella sua circoscrizione un numero mai visto dall’indipendenza del paese), ma ha comunque avuto un risultato notevole.

Potrebbe sembrare che la strada di Kaja Kallas verso la politica sia stata tracciata fin dall’inizio. Ma lei ha spiegato che la carriera del padre l’ha sempre spaventata: “All’università pensavo che avrei voluto primeggiare in quello che facevo. E che quindi non sarei mai entrata in un campo in cui mio padre, mia madre o mio fratello si erano già distinti, perché non volevo essere paragonata a loro”. La politica è semplicemente diventata la logica conseguenza dei successi in tribunale: “Quando fai l’avvocata vedi cosa può essere migliorato nelle leggi e cominci a dare dei consigli”, commenta.

A differenza di altri politici europei, aveva assunto una posizione molto severa nei confronti di Mosca fin dall’annessione della Crimea

Vittorie elettorali

Nel 2010, a 32 anni, Kallas è entrata nel partito Riforma e l’anno successivo è stata eletta al parlamento estone, dove ha presieduto la commissione per gli affari economici. Si è candidata alle elezioni europee, prendendo più di 21mila voti. Così, nel 2014, si è trasferita a Bruxelles, in Belgio. Questa esperienza, e i contatti politici che sono nati, sono stati un trampolino di lancio per la sua carriera in campo internazionale. Nell’autunno 2017 la rivista Politico ha nominato Kallas, che faceva parte del comitato per la transizione digitale, una delle figure più influenti di Bruxelles. Allo stesso tempo l’organizzazione non governativa VoteWatch l’ha inserita nella classifica dei 70 deputati europei più importanti.

Nel 2018 è tornata in Estonia. Si è candidata alle elezioni legislative del 2019 come segretaria di Riforma, ottenendo ventimila voti, ed è stata eletta di nuovo. La presidente della repubblica estone, Kersti Kaljulaid, come ci si aspettava, le ha chiesto di formare il nuovo governo. Tuttavia, a causa di dissidi interni che Kallas non è riuscita a risolvere, alle sue spalle si è formata un’altra coalizione: solo 45 deputati su 101 erano a suo favore, mentre 53 erano contrari. Così alla guida del governo è andato Jüri Ratas del partito di centro Eesti keskerakond, che però all’inizio del 2021 si è dimesso a causa di uno scandalo di corruzione.

La presidente Kaljulaid ha di nuovo dato a lei l’incarico di prima ministra per formare il governo. L’esecutivo ha giurato il 26 gennaio 2021 e Kallas è diventata la prima donna premier dell’Estonia con una squadra che ha battuto il record per numero di ministre, sette su quattordici.

Kallas però è salita al potere in un periodo difficile per il suo paese. L’Estonia era nel pieno della pandemia. Il lockdown era finito da poco, ma bisognava fare i conti con vari problemi: gli scandali sull’acquisto dei test rapidi per il covid-19 per le scuole, i sussidi alle aziende e i certificati vaccinali. Lei si è comportata bene. L’Estonia ha chiuso il 2021 con una crescita economica dell’8 per cento, dopo un disastroso 0,6 per cento nel 2020. Tuttavia, con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, coincisa con la festa dell’indipendenza dell’Estonia, il suo paese si è dimostrato uno dei più determinati e, soprattutto, generosi alleati di Kiev. La posizione personale di Kallas ha giocato un ruolo importante. In proporzione quello estone è stato il governo più generoso, destinando a Kiev oltre l’1 per cento del proprio pil. “Ogni arma che abbiamo consegnato all’Ucraina indebolisce il nostro avversario e rafforza la nostra sicurezza”, ha spiegato Kallas.

Pure il flusso di rifugiati ucraini, anche se esiguo in valore assoluto, pesa sull’economia del paese: dall’inizio della guerra sono arrivate in Estonia 122.554 persone. Il paese è in grado di assicurare alloggi temporanei, un indennizzo una tantum di 1.200 euro per l’affitto e un sussidio di duecento euro al mese. Nell’autunno 2021, ancor prima che cominciasse la guerra, a causa delle interruzioni delle forniture di gas russo si era registrata un’impennata dei prezzi e l’inflazione era aumentata, raggiungendo il 25 per cento nel 2022. Dal 1 gennaio 2023 l’Estonia ha definitivamente chiuso con il gas naturale russo. Allo stesso tempo sono aumentate le spese per la sicurezza e altri settori: così, alla fine del 2022, il deficit del paese era sceso fino all’1,2 per cento del pil.

Nel frattempo è scoppiato un conflitto politico interno alla coalizione di governo. Il pretesto è stato un progetto di legge sugli aiuti all’infanzia. A innescare la crisi è stato il Partito di centro, che durante il voto finale ha violato gli accordi presi in precedenza. Di conseguenza, all’inizio del giugno 2022, Kallas ha proposto al nuovo presidente della repubblica Alar Karis di rimuovere i sette ministri espressi dai centristi. Il partito Riforma ha dato vita a una nuova coalizione con i socialdemocratici e l’Isamaa (Patria, in estone), una formazione nazionalista e conservatrice.

A luglio il governo si è dimesso, e il presidente ha subito invitato Kallas a formare un nuovo esecutivo.

Si può dire che l’economia estone abbia subìto una recessione. Il paese è stato l’unico dell’Unione europea in cui nel 2022 il pil è diminuito (dell’1,3 per cento) e c’è stato il più alto tasso d’inflazione del continente (19,4 per cento alla fine dell’anno). Il deficit di bilancio ha costretto il paese a chiedere un prestito e, nonostante il basso debito pubblico, di cui l’Estonia era molto orgogliosa (15,8 per cento del pil), le rate si sono rivelate costose, con un tasso d’interesse del 4 per cento per dieci anni. Per fare un confronto, la Lettonia, che ha un debito pubblico del 40 per cento, ha ottenuto un prestito con un tasso d’interesse del 3,5 per cento per cinque anni.

Promesse e risultati

Con Kallas l’Estonia ha cominciato a svolgere un ruolo più importante sulla scena internazionale rispetto al passato. E questo è stato uno dei motivi alla base della popolarità della premier. È stata definita una leader intransigente, la dama di ferro europea, per essersi rifiutata di scendere a compromessi con Vladimir Putin.

È probabile, ha scritto il New York Times, che Kallas sarà tra i candidati europei alla carica di segretario generale della Nato. “Parla l’inglese ed è attiva sui social network, quindi è spesso citata dai mezzi d’informazione internazionali. È grazie a lei se l’Estonia ha rafforzato la sua influenza nell’Unione europea e in tutto il mondo”, ha commentato il Wash­ington Post. “Kallas ha raccontato all’Europa occidentale la nostra storia e le nostre paure. Questo è importante, perché l’occidente continua a sottovalutare questi problemi e non sa come i paesi baltici e l’Europa orientale vivano la situazione”, racconta Neeme Korv, giornalista della testata estone Äripäev e popolare conduttore radiofonico. “Quando nessuno sa chi sei, nessuno si accorgerà se un giorno scompari”, ha detto Kallas, probabilmente riferendosi alla storia dell’invasione sovietica dell’Estonia, quando gli alleati non si mossero in suo aiuto.

L’Estonia è un paese piccolo, con una popolazione di 1,3 milioni di persone, e questo dovrebbe essere tenuto presente quando si analizza la sua politica estera. “Se incontro un nuovo ambasciatore in Estonia o vado in visita in altri paesi, chiedo che mi siano fornite tutte le informazioni sul numero di abitanti. Per noi è importante essere trattati allo stesso modo degli altri, anche se abbiamo gli stessi abitanti di un quartiere di Parigi”, ha spiegato Kallas.

A causa del fallimento nel formare un governo nel 2019, Kallas e il suo partito non erano riusciti a mantenere le promesse fatte. Ma oggi hanno ottenuto dei risultati. Per esempio, il problema del passaggio all’estone come lingua da usare a scuola è stato risolto radicalmente: dal 2024 in Estonia non ci saranno nuove classi in russo. Ovviamente questo non piace alla popolazione russofona.

Kallas finora è riuscita a evitare scandali di corruzione. Ma alcuni sospetti sono ricaduti più volte su persone del suo entourage. E anche la biografia politica di suo padre ne è ricca. Siim Kallas si trovò sul banco degli imputati già nel 1998-2000 per una truffa milionaria a danno della Põhja-eesti pank (Banca nord-estone), ma fu assolto. Nella primavera del 2014 è stato accusato per dieci lettere di garanzia (un contratto con cui una banca si impegna a pagare a una persona una somma di denaro concordata) risalenti al periodo 1994-1995, che però non erano coperte dal bilancio della banca d’Estonia. Queste accuse alla fine non hanno portato a un processo, ma si pensa che siano state il motivo che ha spinto Siim Kallas a rinviare di anni il suo ritorno nella politica estone.

Taavi Veskimägi, il secondo marito di Kaja Kallas (dal quale si è separata) e padre di suo figlio, dal 2014 è a capo della Elering, una delle più grandi aziende statali del paese, proprietaria di reti di distribuzione di elettricità e gas. Nel 2022, quando l’Estonia, come altri paesi europei, era alla ricerca di modi per sostituire il gas russo, la Elering è entrata in conflitto con la più grande azienda energetica privata, la Alexela, per la costruzione del primo rigassificatore del paese. E in una recente intervista il proprietario della Alexela, Heiti Häel, ha definito Veskimägi “la persona che decide cos’è meglio per l’economia estone”. Alla domanda su cos’abbia creato questa situazione ha suggerito ironicamente di rivolgersi a Kallas.

Un altro problema è l’insoddisfazione che la premier ha creato tra la popolazione russofona. L’ha dimostrato anche il risultato del voto del 5 marzo nella regione nordorientale di Ida-Virumaa, che confina con la Russia e in cui la maggioranza delle persone parla russo. Qui a ricevere più voti sono stati l’ex deputato Michail Stalnuchin, che a settembre aveva definito il governo estone “fascista” per la demolizione del monumento ai carri armati sovietici a Narva-Jõesuu, e Aivo Peterson, che prima delle elezioni era andato nel Donbass ed era stato ospite del programma del conduttore russo Vladimir Solovëv, acceso sostenitore di Putin. A causa del sistema elettorale estone però né Stalnuchin né Peterson sono entrati in parlamento, ma la soluzione del problema dell’Ida-Virumaa sarà una delle principali sfide del terzo mandato di Kallas.

Questa volta i politici radicali, sia quelli apertamente filorussi sia i nazionalisti euroscettici, con la loro retorica hanno allontanato parte degli elettori. “Penso che alla fine Kallas abbia raccolto parte dei voti di protesta”, spiega il giornalista Neeme Korv. “In Estonia molte persone condividono i valori europei. E amano il loro esercito”.

Contro l’indifferenza

Kallas, rispetto agli altri politici europei, aveva assunto una posizione intransigente nei confronti di Mosca fin dall’annessione della Crimea. E si era offerta di fornire armi all’Ucraina già prima dell’inizio dell’invasione russa. “Quando è scoppiata la guerra, hanno cominciato a dirmi: ‘Avevi ragione, siamo stati ingenui, sarebbe stato meglio se ti avessimo ascoltato fin dall’inizio’”, ricorda Kallas. E aggiunge: “Ora la storia si ripete: secondo molti avevo ragione allora ma non oggi”.

L’indifferenza è la madre di tutti i crimini, ha scritto Kallas in un editoriale sull’Economist dopo che il mondo è venuto a conoscenza dei crimini dell’esercito russo a Irpin e Buča. Gli orrori in Ucraina non sono ancora finiti, ha avvertito: “Conosco l’esperienza del mio paese. Per l’Estonia e molti altri stati, la pace dopo la seconda guerra mondiale significò l’inizio dell’occupazione sovietica, che pagammo con la perdita di molte vite. Ci furono massacri, repressioni, deportazioni di massa e altri crimini contro l’umanità”.

In questo momento sarebbe pericoloso accettare le richieste russe, dice Kallas a chiunque suggerisca di avviare colloqui di pace: “Tra quattro anni rifaranno la stessa cosa. Ci siamo già passati”. ◆ ab

Biografia

1977 Nasce a Tallinn, in Estonia.
1999 Si laurea in legge all’università di Tartu.
2010 Entra nel partito Riforma estone, fondato da suo padre, l’ex primo ministro Siim Kallas.
2014 Viene eletta al parlamento europeo.
2019 È eletta al parlamento estone.
2021 È la prima donna a diventare premier nella storia dell’Estonia.
marzo 2023 Vince le elezioni con il 31 per cento dei voti, sconfiggendo l’estrema destra.


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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati