Non passa notte che Karima el Mahroug non pensi a come sarebbe la sua vita se non avesse incontrato Silvio Berlusconi. Quattordici anni fa El Mahroug, all’epoca diciassettenne, conosciuta nei locali notturni come la ballerina Ruby Rubacuori, improvvisamente si è trovata al centro di uno scandalo seguito dai giornali di tutto il mondo. Berlusconi, che era presidente del consiglio italiano, fu accusato di averla pagata per avere rapporti sessuali durante le serate che lui organizzava nella sua villa vicino a Milano, passate alla storia come feste del “bunga bunga”.

El Mahroug ha sempre negato, così come Berlusconi. Un tribunale ha assolto il leader politico italiano, che nel frattempo è morto. Ma per El Mahroug, 31 anni, la vicenda non si è ancora conclusa. “Mi ha incasinato la vita”, ha detto mentre si preparava ad affrontare una nuova udienza in tribunale, sperando fosse l’ultima. La cassazione, però, il 14 0ttobre ha deciso di riaprire il processo. Lei e altre donne coinvolte nel caso sono accusate di aver mentito in tribunale per difendere Berlusconi, ricevendo denaro in cambio. El Mahroug ammette di aver partecipato e di aver ballato in varie feste a casa di Berlusconi, ricevendo circa quarantamila euro e dei gioielli, ma nega di aver violato la legge e attribuisce il suo comportamento alla giovane età e al bisogno di denaro dopo un’infanzia diffi­cile.

Karima el Mahroug, Genova, 8 ottobre 2024 (Davide Monteleone, The New York Times/Contrasto)

Più di un anno dopo la sua morte, Berlusconi è ancora una presenza ingombrante. Il suo volto compare sui manifesti di Forza Italia, sulle cover dei cellulari, su tazze e magliette. La presidente del consiglio Giorgia Meloni si è formata in un partito postfascista sdoganato e legittimato da Berlusconi. Critici e ammiratori del leader scomparso non possono negare la sua enorme influenza sulla politica italiana, sempre più conflittuale, sui programmi tv che alcuni considerano liberatori e altri volgari e sessisti e su un’economia che Berlusconi ha cercato di modernizzare ma che è ancora impantanata. “L’Italia ha un’impronta berlusconiana”, spiega Giovanni Orsina, direttore del dipartimento di scienze politiche dell’Università Luiss-Guido Carli di Roma.

L’ombra lunga di Berlusconi condiziona da anni El Mahroug, che è arrivata in Italia dal Marocco da bambina e ha passato quasi metà della sua vita al centro di un’ossessione mediatica mentre tre processi (chiamati con il suo nome d’arte, Ruby) si sono trascinati attraverso le lentezze del sistema giuridico italiano.

Nel primo Berlusconi era accusato di aver pagato per ottenere prestazioni sessuali da El Mahroug, all’epoca minorenne, e di aver abusato del suo ruolo per nasconderlo. Berlusconi fu condannato in primo grado e assolto in appello, perché non c’erano prove che lui sapesse che lei era minorenne.

Nel secondo processo diverse persone vicine a Berlusconi sono state condannate per favoreggiamento della prostituzione, perché ritenute responsabili di aver procurato le ragazze per le feste.

Il terzo processo è incentrato sulle accuse di corruzione in atti giudiziari nei confronti di circa venti donne, tra cui El Mahroug. Le imputate erano state assolte in primo grado, a causa di errori procedurali, ma la procura di Milano ha fatto ricorso in cassazione, che ha disposto il processo di appello.

“Mi hanno chiamata prostituta bambina. Un’etichetta che resta per sempre”

Conoscenze importanti

Alcune delle donne che hanno partecipato alle feste hanno ammesso di aver accettato denaro e regali costosi da Berlusconi, ma sostengono che non si trattasse di pagamenti per comprare il loro silenzio. Al contrario, dichiarano che il fondatore di Forza Italia è sempre stato generoso con loro e voleva ricompensarle per i danni alla loro reputazione.

Le conversazioni intercettate dagli inquirenti indicano che El Mahroug aveva chiesto a Berlusconi cinque milioni di euro e in cambio lei lo avrebbe aiutato nel processo. El Mahroug ha negato di aver ricevuto tale somma e ha raccontato che all’epoca si sentiva soffocata dai mezzi d’informazione e che avrebbe detto qualsiasi cosa. Tra le altre imputate ci sono una ex reginetta di bellezza russa che ha dichiarato di essere stata a lungo la compagna di Berlusconi e oggi vive in Thailandia, una ex concorrente del Grande fratello, oggi istruttrice di padel, e una laureata in giurisprudenza.

Le donne sono state coinvolte in una vicenda che per molti italiani ha incarnato il degrado portato da Berlusconi al vertice delle istituzioni, la riduzione della politica ad argomento per la stampa scandalistica e lo zelo ostinato dei suoi avversari nel volerlo sconfiggere pure da morto, indicando la vicenda come prova di quella che definiscono la depravazione del fondatore di Forza Italia. Le donne a processo, dal canto loro, sostengono di essere state strumentalizzate dai suoi avversari politici. “Mi hanno distrutta per colpire lui”, accusa El Mahroug. Ancora oggi in Italia molti le considerano delle arrampicatrici sociali che hanno barattato la loro bellezza, e forse qualcosa di più, con i soldi.

Raissa Skorkina, la donna russa che sostiene di essere stata la compagna di Berlusconi, ha dichiarato in una recente intervista di essere grata all’ex presidente del consiglio per averla sostenuta economicamente fino a quando è morto, raccontando le offese ricevute dai mezzi d’informazione e dagli estranei che indicavano la sua casa e dichiaravano a voce sufficientemente alta perché lei potesse sentire: “Lì vive la puttana di Berlusconi”.

La notte che ha stravolto l’esistenza di El Mahroug, e in parte quella di Berlusconi, è quella tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando la ragazza è stata fermata con l’accusa di furto. El Mahroug sostiene che all’epoca le capitava spesso di essere fermata. A 12 anni aveva lasciato quella che lei descrive come una famiglia turbolenta, facendo dei lavori saltuari, dormendo in strada e scappando dalle comunità a cui era affidata per poi essere riportata indietro.

Quella notte di maggio, però, è stata rilasciata senza essere condotta in una comunità dove avrebbe dovuto stare.

Nei mesi precedenti aveva ballato spesso nei locali notturni di Milano e alle feste di Berlusconi, dove aveva fatto conoscenze importanti e la sera in questione uno dei suoi nuovi amici, il capo del governo, si spese personalmente per farla rilasciare. Berlusconi, di ritorno da un vertice a Parigi e alle prese con una grave crisi finanziaria, chiamò un funzionario di polizia e mentendo disse che El Mahroug era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Il presidente del consiglio invitò il funzionario ad accelerare la scarcerazione della donna (in seguito Berlusconi ha dichiarato di aver creduto davvero che la ragazza fosse parente del leader egiziano).

Alcuni mesi dopo, quando un giornale italiano ha pubblicato la notizia del rilascio della ragazza e dell’indagine in corso sul comportamento di Berlusconi, El Mahroug alloggiava in una comunità per minori. “Sono uscita e ho visto la mia faccia in tutte le edicole”, racconta. Poi è arrivata la notizia che gli inquirenti sospettavano che Berlusconi l’avesse pagata per avere rapporti sessuali quando era minorenne, circostanza che lei nega. “Mi hanno chiamata prostituta bambina, un’etichetta che resta per sempre”.

Tutelare la figlia

Il nome Ruby è diventato sinonimo di scandalo e la vicenda ha intaccato l’immagine dell’Italia all’estero. In varie città italiane sono state organizzate manifestazioni con lo slogan “l’Italia non è un bordello”, mentre i giornali definivano El Mahroug una ragazza “molto, ma molto disinibita”, “furba” e “una brava escort”. “Le persone si sentivano autorizzate a insultarmi sui social network”, racconta oggi. Secondo lei il processo avrebbe dovuto portare il nome di Berlusconi: “Era lui ad aver creato quella storia”.

In questi anni si è concentrata sulla figlia avuta a 19 anni, ha intrecciato una lunga relazione con un ristoratore di Genova e ha aperto un salone di bellezza, riuscendo a realizzare un suo sogno.

Ma questa storia continua a perseguitarla. Una ricerca su Google con il suo nome produce immagini provocanti, di cui si è pentita, scattate quando era minorenne e pubblicate sulle prime pagine dei giornali. Ancora oggi le persone la chiamano Ruby, e qualche volta scappa detto anche alle amiche della figlia. El Mahroug spiega di aver lavorato duramente per preparare la giovane figlia a quello che dovrà affrontare in futuro, nonostante la persona al centro della vicenda, Berlusconi, non ci sia più. “Conoscerlo mi è costato molto”, spiega. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati