Di recente i dipendenti italiani della base aerea di Aviano (usata anche dalla forza aerea statunitense), in Friuli Venezia-Giulia, hanno smesso di cucinare hamburger, scaricare camion e rifornire scaffali per leggere un’email dei loro superiori in cui si chiedeva di elencare cinque importanti risultati ottenuti la settimana precedente.

Negli Stati Uniti questa email è diventata familiare. Il mittente è Elon Musk, l’uomo a cui il presidente statunitense Donald Trump ha affidato il compito di tagliare le spese del governo federale. La richiesta porta con sé la minaccia di licenziamento. Questa volta, però, è arrivata in Italia, un paese dove i diritti dei lavoratori sono sacri. Il risultato è un paradossale scontro tra culture: da una parte l’uomo più ricco del mondo, deciso a fare strage di posti di lavoro. Dall’altra uno dei paesi che protegge di più il lavoro. “Qui siamo in Italia”, sottolinea Roberto Del Savio, rappresentante sindacale e dipendente della base aerea. “Abbiamo regole precise, grazie a dio”.

Ad Aviano il personale civile è composto da più di settecento dipendenti che ogni giorno cucinano, puliscono e garantiscono il funzionamento della base militare. In Italia il personale civile delle basi militari è di circa quattromila addetti per quindicimila soldati statunitensi, che vivono in una sorta di città americane in miniatura, dove consumano pasti e trovano beni provenienti dagli Stati Uniti.

L’occupazione degli italiani è tutelata dal sindacato e dalle leggi sul lavoro nazionali, ma allo stesso tempo i dipendenti lavorano per il governo degli Stati Uniti, da cui ricevono lo stipendio. I sindacati affermano che l’email è stata spedita da un capo dipartimento a decine di civili italiani impiegati nella base di Aviano.

Nessuno sa se si tratta di un errore o se Musk sia convinto di poter imporre le sue richieste ai lavoratori italiani come sta facendo con quelli statunitensi. Un funzionario del dipartimento della difesa ha dichiarato che le email sono pensate per i dipendenti americani, aggiungendo però che anche gli italiani potrebbero rice­verle.

Tutele contrattuali

La confusione generata dall’episodio ha alimentato il dibattito sulla possibilità che Musk riesca a esportare il suo sistema tecnoliberista in una repubblica “fondata sul lavoro”, come recita il primo articolo della sua costituzione, o se invece la sua scure sbatterà contro la burocrazia italiana, notoriamente inscalfibile.

“Il nostro è un sistema fondato sulla democrazia, sulle tutele, comprese quelle contrattuali, che vanno rispettate”, spiega Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, che ha definito “inaccettabili” le email e “aberrante” il metodo usato. I sindacati italiani hanno scritto al governo di Roma e all’ambasciata statunitense chiedendo spiegazioni. Per il momento il principio di base sembra prevedere che il personale civile italiano debba rispondere all’email solo se la riceve direttamente dal governo degli Stati Uniti, non se è inoltrata da un altro mittente, come nel caso di Aviano e di almeno un’altra base, a Vicenza. Tuttavia non è ancora chiaro se il dipartimento statunitense della difesa contatterà direttamente il personale civile italiano.

In Germania alcuni dipendenti tedeschi del governo statunitense hanno ricevuto l’email di Musk che chiede di illustrare il loro rendimento lavorativo, come conferma un diplomatico di Berlino che ha chiesto l’anonimato per parlare liberamente di un paese alleato (il diplomatico precisa che una seconda email di Musk è stata inviata solo ai lavoratori statunitensi in Germania).

Nel frattempo, alcuni dipendenti italiani hanno risposto all’email, spiega Del Savio: “Uno di loro ha scritto ‘ho tagliato la pizza’. Un altro ha scritto un’altra cosa. In ogni caso sono tutti sbalorditi e confusi. L’Italia non è il far west, come gli Stati Uniti”. Nonostante i recenti cambiamenti, che hanno reso più flessibile il mercato del lavoro, le leggi italiane offrono ancora una solida protezione ai dipendenti. Un posto di lavoro nel settore pubblico spesso è considerato una garanzia a vita di non essere licenziati. Per molti in Italia questo meccanismo è la spina dorsale del sistema previdenziale, per altri invece è un rigido e inefficiente retaggio del passato, che ostacola la creazione di posti di lavoro per i gio­vani.

Adesso che Trump mette in dubbio l’impegno degli Stati Uniti all’interno della Nato, e ribadisce che l’Europa deve difendersi da sola, i timori per i tagli alla spesa si stanno diffondendo in tutte le basi statunitensi all’estero. Dopo il congelamento per trenta giorni delle carte di credito federali, il governo di Washington ha sospeso anche quelle che i dipendenti di Aviano usano per acquistare le dotazioni destinate alla base. Inoltre, secondo i sindacati italiani, le autorità statunitensi hanno bloccato le nuove assunzioni. I sindacati promettono battaglia: “Musk può fare quello che vuole negli Stati Uniti”, attacca Emilio Fagioli, rappresentante sindacale. “Se sono contenti, buon per loro. Ma non può farlo qui”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati