Essere fuori dalle rotte principali ha sempre reso speciale Sapa, in Vietnam, remota cittadina ricca di storia a cinque ore di auto dalla capitale Hanoi. Sapa, 1.600 metri sul livello del mare, nella provincia settentrionale di Lào Cai, è sempre stata difficile da raggiungere per tutti, tranne che per le minoranze etniche che costruivano sui suoi pendii i terrazzamenti per coltivare il riso.

La principale minoranza etnica della zona è quella del popolo hmong, originario della provincia montuosa del Guizhou, nel sudovest della Cina. Gli hmong, conosciuti anche come popolo miao, emigrarono nel Vietnam settentrionale all’inizio dell’ottocento per evitare i conflitti con la maggioranza cinese han. Sapa cominciò a cambiare nel 1901, quando i colonialisti francesi s’imbatterono nella tranquilla cittadina. Affascinati dai terrazzamenti delle coltivazioni di riso, dalle montagne imponenti e dal clima più fresco rispetto all’afoso delta del fiume Rosso, i francesi trovarono in Sapa un perfetto rifugio estivo. Nel 1905 i primi treni cominciarono a fare la spola tra Hanoi e Lào Cai, carichi di vacanzieri.

Dopo la guerra del Vietnam (1955-1975), scoprirono Sapa anche i vietnamiti che vivevano nelle grandi città e poi anche tra i viaggiatori stranieri più avventurosi, con lo zaino in spalla, si sparse la voce di una località nebbiosa in cima alle montagne che valeva la pena visitare.

Nel 2014 l’apertura dell’autostrada Hanoi-Lào Cai ha permesso a Sapa di crescere ancora di più: oggi è una località vivace piena di pensioni, hotel e attività commerciali.

Se nella valle alcuni villaggi delle minoranze etniche sono ormai molto turistici, altri come Lào Cai e Ta Phin restano più autentici: i bufali d’acqua sono una risorsa preziosa perché aiutano gli agricoltori ad arare la terra. Vengono mangiati solo quando sono feriti o ammalati, spiega Chu, 28 anni, la nostra guida durante il trekking. Chu fa parte degli hmong neri, uno dei sottogruppi hmong vietnamiti.

Le lingue e i costumi indigeni della zona sono stati preservati. Il dialetto degli hmong neri è incomprensibile ai viet­namiti delle città e i loro abiti tradizionali, di colore scuro e decorati con bellissimi ricami, sono unici. Le persone si sposano ancora presto e hanno molti figli, dice Chu, madre di due bambini. I progressi tecnologici hanno portato nuove opportunità anche per gli abitanti di Sapa, che con internet e i telefoni hanno cominciato ad avere l’opportunità di ospitare in casa dei turisti e di lavorare come guide di trekking.

Non sono più solo i viaggiatori con lo zaino in spalla ad apprezzare questa zona. Ormai arriva a Sapa anche chi ama il lusso, come dimostra la presenza in città dell’Hotel de la Coupole – MGallery, progettato da Bill Bensley, architetto specializzato in dimore sontuose. L’hotel è diventato un’attrazione per via della sua architettura europea. Nel design incorpora elementi delle culture locali, come i paralumi a forma di cappelli hmong. Inoltre sostiene le comunità dando lavoro a persone delle minoranze etniche, che a volte sono le prime delle loro famiglie ad avere un impiego e uno stipendio regolari.

Il Budda gigante

I più avventurosi possono esplorare il monte Fansipan. Un tempo l’unico modo per raggiungere la vetta, a 3.147 metri, era camminare per un paio di giorni. Dal 2016, però, una funivia trasporta i turisti sulla montagna in soli venti minuti. Durante la salita il panorama è stupendo, la vista spazia libera tra le risaie terrazzate, che nascono da un’esigenza pratica e sono comunque incredibilmente belle. Più la funivia sale e più si diradano le tracce della presenza umana. La natura prende il sopravvento con i suoi alberi, i ruscelli di montagna e le cascate.

Una volta scesi dalla funivia e cominciata la salita lungo una serie di scalinate che portano fino alla vetta, una delle cose che colpisce di più è una statua del Budda alta 21,5 metri, composta da decine di migliaia di sottili fogli di bronzo. È il Budda seduto più alto del mondo. La cosa più incredibile è che la statua è stata costruita prima dell’arrivo della funivia, quindi trasportando a spalla e fino in vetta tutti i materiali per costruirla.

In cima, un cartello informa gli escursionisti che si trovano nel punto più alto della penisola indocinese. L’impermanenza è uno dei pilastri degli insegnamenti buddisti, ed è qualcosa che si percepisce nettamente sulle alture del Fansipan. La vista è spesso coperta dalla nebbia e dalle nuvole. La statua del Budda non fa che apparire e scomparire davanti agli occhi. Gli unici che restano a Fansipan stabilmente sono i monaci che si prendono cura della statua e di altri monumenti buddisti, e grazie a questo la montagna conserva un aspetto solitario.

Mercato dell’amore

Un senso di solitudine assente a Sapa, dove antiche usanze garantiscono ai cittadini la possibilità di trovare l’amore della loro vita: invece di passare ore a cercarlo sulle app di incontri, ogni sabato sera gli abitanti del posto si riuniscono in una piazza per il “mercato dell’amore”. Spettacoli musicali e giochi dovrebbero favorire le nuove conoscenze tra ragazzi e ragazze con l’obiettivo di trovare futuri compagni di vita.

In poco più di cento anni questi altopiani un tempo inaccessibili, con i loro piccoli insediamenti, si sono trasformati in una destinazione dove i turisti arrivano per immergersi nello stile di vita tradizionale e per mettere piede sul tetto dell’Indocina. Nel corso del tempo molte cose sono cambiate, ma tante sono rimaste immutate. L’inaugurazione della ferrovia da Hanoi nel 1905 e della superstrada nel 2014 hanno segnato uno spartiacque nella crescita turistica di Sapa. Il prossimo sarà la volta di un aeroporto che dovrebbe sorgere presto nelle vicinanze. Chi arriva oggi nella città avvolta dalla nebbia si chiede già come apparirà alla prossima visita. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati